Don Gabriele il prete "degli schützen" celebra la sua ultima messa. La Curia: "Non ne sappiamo niente"
Era uno dei pochi sacerdoti under 40. Il 25 settembre ha convocato alcuni fedeli al rifugio Tonini per l'ultima sua celebrazione. Una fedele su Facebook: "Brividi, lacrime da parte di tutti noi grazie per questo tuo servizio di amore”. La Diocesi: "Aveva chiesto una sospensione, non sappiamo se abbia deciso di lasciare il sacerdozio"

TRENTO. Gabriele Bernardi è un prete, o forse lo era. Non è chiaro, forse non è chiaro nemmeno a lui che ancora non ha comunicato alla Curia la sua decisione definitiva. Di ufficiale c'è questo: don Gabriele, 38 anni, ordinato sacerdote nel 2007, era fino al gennaio scorso parroco di Folgaria. Originario di Baselga di Piné era arrivato sugli Altipiani nel 2012 accolto dall'attuale vescovo, Don Lauro Tisi, dopo aver svolto il compito di cappellano a Cles.
Il giorno in cui ha preso commiato dalla sua parrocchia la comunità dei fedeli era commossa. Un gruppo di parrocchiani si era addirittura adoperato per promuovere una raccolta firme da consegnare al vescovo in cui si chiedeva che don Gabriele non fosse rimosso dal suo incarico. Un'iniziativa che lo stesso parroco non ha mai fermato, sulla quale la Chiesa trentina non ha voluto intervenire. Forse però qualcuno avrebbe dovuto dire ai fedeli la verità. Ma dai piani alti era scontato un “religioso” silenzio e anche il giovane sacerdote ha preferito non dire nulla, rischiando di lasciar correre dubbi e supposizioni sull'operato della diocesi.
A chiedere di essere sospeso dall'ufficio di sacerdote è stato lo stesso don Gabriele “per ristabilirsi a livello psico-fisico”. Lo ha chiesto direttamente all'arcivescovo Luigi Bressan, ci spiega Piergiorgio Franceschini che della diocesi cura la comunicazione. La sospensione non è, di fatto, la sospensione del sacerdozio, è un periodo di pausa, un momento che non per forza ha a che fare con un ripensamento, con un dubbio di fede. A volte è solo un distacco momentaneo per motivi familiari, o personali, di malattia o altro.
Un sacerdote è per sempre sacerdote, a meno che non sia ridotto allo stato laicale dalla Santa Sede per aver contravvenuto alla sua obbedienza, che insomma abbia fatto qualcosa di molto grave. Ma, come detto, la richiesta di sospensione non è partita dalla Curia, non è stata sollecitata da alcuno: è una richiesta dello stesso don Gabriele. Forse bisognerebbe dirlo agli schützen folgaretani che sul loro sito scrivono a caratteri cubitali questa frase: “Chi ti ha fatto male non ha capito quello che hai portato e che hai lasciato in questa comunità. Con affetto i tuoi schützen”.
Non che fosse iscritto al corpo dei cappelli piumati, ma don Gabriele non ha mai fatto mistero della sua vicinanza a questi gruppi e a queste idee. “Qualcuno dice che il Signore non sta sulle piume degli schützen, lo so anch’io, ma le tradizioni cementano e uniscono una comunità che deve badare sempre alla condivisione e non a ciò che divide. Non lasciatevi rubare le tradizioni”, ha detto nella sua ultima omelia in quel di Folgaria, lo riportano le cronache dei giornali del gennaio scorso. Si vestiva con l'abito talare, la veste nera con i bottoni e il colletto bianco che arriva fino ai piedi, quella di don Camillo per intenderci. Un outfit desueto, dopo il Concilio vaticano secondo ne sono rimasti pochi di preti che si vestono così, sono molti di più quelli in jeans. Ma se l'abito non fa il prete, vale anche il contrario.
Fin qui, comunque, la storia di un giovane prete di montagna, amico degli schützen, che decide di prendersi un anno sabbatico. La notizia però è questa: nel giorno del suo compleanno, il 25 settembre, don Gabriele ha chiamato vicino a sé un gruppo di fedeli e nella splendida cornice del rifugio Tonini sul Lagorai, allietato dal coro Costalta, ha celebrato la sua ultima messa. Nel senso che ha deciso che non ne celebrerà più. Ce lo conferma al telefono, noi vorremmo saperne di più, avere un suo commento: “La mia ultima messa l'ho celebrata in riservatezza, senza clamore, sono riservato e non voglio aggiungere nulla, sono questioni che investono la mia persona e la mia famiglia, decisioni difficili”.
Una questione che però ha investito anche le sensibilità di amici e fedeli. Una di loro, presente alla cerimonia di cui su Facebook pubblica una carrellata di foto, scrive con rammarico: “Oggi don Gabriele ha celebrato la sua ultima messa circondato da chi lo ama e da quelle montagne del Trentino che lui tanto ammira. Brividi, lacrime da parte di tutti noi”. Nel suo commento, la donna riporta brani dell'ultima omelia del sacerdote: “Le parole che più mi sono rimaste nel cuore sono queste – scrive – che dobbiamo vivere la nostra vita come fosse l'ultimo giorno”. Conclude dicendo “Grazie don Gabriele per questo tuo servizio di amore per tutti noi”.
Sotto il post, nei commenti, molti si interrogano, molti si dispiacciono. Molti si arrabbiano: “Peccato solo che persone come lui vengono calpestate, e gente malvagia e piena di cattiveria è sempre ai primi posti”.
Ma che succede? “Noi non sappiamo nulla – chiarisce Franceschini – noi siamo rimasti alla sua richiesta di sospensione. Non sappiamo se alla fine di questo periodo abbia tratto la conclusione di allontanarsi dal sacerdozio, non c'è stata nessuna comunicazione ufficiale”. Quando arriverà anche la Curia prenderà atto che uno dei pochi sacerdoti con meno di 40 anni in Trentino se n'è andato. Perché è ben vero che un sacerdote lo è per sempre, ma il significato simbolico dell'ultima messa è chiaro: sacerdote non lo è più.