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Dagli anziani agli immigrati arriva la "Settimana dell'Accoglienza"

Passerini: "Ci sono sempre più anziani, famiglie sempre più devastate, crisi economica, nuove povertà, immigrazione. Con la Settimana vogliamo porre questo intreccio di problemi al centro dell’attenzione"

Di Carmine Ragozzino - 13 settembre 2016 - 16:39

TRENTO. Predicare l’Accoglienza in un’epoca che giorno dopo giorno sprofonda nel baratro delle paure vere o costruite ad arte, (l’arte della strumentalizzazione e dell’ignoranza politica) è un’attitudine eretica. Ma senza eretici il mondo si sarebbe fermato mille e più anni fa, (anche se in realtà è progredito a passo di gambero). Ecco perché va salutata come un’eresia salvifica la caparbia convinzione che muove gli organizzatori della seconda “Settimana dell’accoglienza”, (presentata all’Ama, mutuo aiuto onlus di via Taramelli), che dal primo al 9 ottobre riempirà l’intero Trentino di stimoli quanto mai attuali, quanto mai utili, per capire come sia indispensabile, vitale, attrezzarsi prima culturalmente che tecnicamente per ricomporre i frammenti della società e avviare un solido contesto di comunità.

 

La “Settimana dell’accoglienza” è un’iniziativa del Cnca, il “Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza”, che in Trentino conta su un braccio operativo che coinvolge 14 associazioni impegnate nel vasto e crescente campo del disagio. Vincenzo Passerini è il responsabile di questa rete: con scarsa sostanza economica e tanta sostanza ideale promuove questo “festival del pensiero” che dalla prima alla seconda edizione ha visto moltiplicarsi fino a raddoppiarle le adesioni. Ora gli animatori a vario titolo e a varia proposta alla “Settimana” sono una settantina di realtà che coprono tanto il centro quanto e più la periferia della provincia. E la preparazione, lunga un anno, della “Settimana” è un processo – spiega Passerini – che conta tanto e forse più del risultato. Un processo di progressive collaborazioni, di confronto, di scambio di energie che rende possibile un programma fitto, intenso nei contenuti e accomunato in un messaggio – di molti messaggi per la verità – che puntano a dare corpo culturale alle politiche di assistenza, a quelle di aggregazione, alla giustizia, alla convivenza sociale.

 

Anche , e forse soprattutto, in un Trentino che ancora vanta opulenza ma che non è per nulla alieno dai disequilibri che altrove sono drammi ed emergenza esponenziale. “Stiamo viaggiando sempre più rapidamente – dice e scrive Passerini – verso una società delle solitudini. Sempre più anziani, famiglie sempre più devastate, crisi economica, nuove povertà, immigrazione. Con la Settimana vogliamo porre questo intreccio di problemi al centro dell’attenzione combattendo la disattenzione e la superficialità che lasciano spazio a demagogie e strumentalizzazioni”. Eccoli i “frammenti” di umanità che i promotori della “Settimana dell’accoglienza” vogliono contribuire a far conoscere sulla base delle esperienze di chi ogni giorno si misura con piccole e grandi difficoltà che ci mettono un attimo a degenerare in tragedia.

 

Ma la “Settimana dell’accoglienza” non è e non vuol essere una vetrina, (pur meritevole) del patrimonio umano ed ideale rappresentato dal volontariato. “Tanti e tanti eventi costruiti dal basso – dice ancora Passerini – sono i tasselli di un progetto che ha un obiettivo irrinunciabile: fermarsi e capire come sta mutando la nostra società. Fermarsi e capire le dinamiche e gli sbocchi di fenomeni sconosciuti appena pochi anni fa. Conoscere, capire, riflettere in modo aperto e laico, senza ideologie e senza mitizzazioni, può aiutare a governare bene, a realizzare servizi innovativi, equi, capaci di quell’elasticità che permette di anticipare i bisogni. Di non farsi travolgere dai bisogni”. Sei importanti convegni dislocati sul territorio, (Arco, Cavalese, Cles, Rovereto e Trento) proveranno a far emergere i cambiamenti, forniranno analisi, daranno sguardi strategici sul futuro e metteranno sul piatto proposte. Non sarà un parlarsi addosso, né un parlarsi consolatorio tra addetti ai lavori.

 

L’accoglienza – nell’accezione della Settimana – non è uno slogan. E’ semmai un’articolazione di valori che richiamano al coraggio delle responsabilità personali, collettive, istituzionali. Parlare di famiglie disgregate, di uomini, donne e bambini “soli” , ma anche delle “nuove famiglie”, significa interrogarsi su un Trentino che ha molte meno sicurezze rispetto a quello di pochi anni fa. Parlare di anziani che hanno bisogno di ascolto vuol dire parlare anche degli anziani che hanno bisogno di “contare” ancora, e ancora di “dare” alla società. Parlare di giovani senza lavoro significa darsi una coscienza degli errori e una chiave di lettura del futuro, (il futuro di tutti). Parlare di immigrazione significa non scappare dalla storia armati di ignoranza ma al tempo significa ragionare anche di intrecci culturali, di ricadute economiche, di diritti e di doveri lasciando all’angolo le intolleranze ma anche i buonismi e le coscienze pelose.

 

E allora ecco che la “Settimana” – una proposta a valenza regionale visto che alcuni appuntamenti saranno in Alto Adige – si dipanerà dal Brennero al Garda ponendo il tema del confini come quello delle politiche per le famiglie, il dialogo tra le generazioni come quello delle devianze, del carcere, dell’emarginazione. E non saranno – ovviamente – solo parole: musica, cinema, cucina, performances, mostre, azioni simboliche come il ricordo dell’ecatombe quotidiana dei migranti in mare o la posa di un albero che dall’Aleppo siriana vorrebbe vedere crescere frutti di pace e di giustizia. Di tutto. Forse anche di più se chi parteciperà – e si spera che la politica e l’amministrazione non diano lezioni ma vadano per una volta a lezione – saprà cogliere lo spirito di un’iniziativa aperta, decisa a far conoscere ma anche a mettere e mettersi in discussione.  

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