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Cibo vegano all'asilo? Il Tar di Bolzano dice "Sì" e condanna il Comune di Merano

Per la seconda volta in due anni la stessa mamma ottiene dal Tar che al suo bambino venga dato un menu privo di carne, pesce, uova e latte all'asilo (nel 2015 aveva ottenuto la stessa sentenza per l'asilo nido). In entrambi i casi il Comune si era opposto

Di Luca Pianesi - 23 marzo 2017 - 18:36

MERANO. Cibo vegano? Sì grazie. A certificarlo il Tar di Bolzano che ha accolto la richiesta di una mamma (una mamma battagliera e che a suo modo sta facendo la storia visto che due anni fa aveva vinto una causa simile ma all'asilo nido) che venisse garantito al suo bambino, dall'asilo, un menù privo di qualsiasi componente animale comprese uova e latte. La vicenda è cominciata a settembre dello scorso anno quando questa mamma aveva iscritto il suo bambino ad un asilo di Merano e aveva chiesto esplicitamente una dieta speciale, per lui: niente carne, niente pesce e anche niente uova, latte e derivati, motivando il tutto con una nota del pediatra che spiegava come anche questi ultimi alimenti avrebbero potuto avere "effetti non favorevoli" nel bambino visto che sin da piccolo seguiva una dieta vegana

 

E infatti la stessa mamma, per lo stesso bambino, aveva fatto la medesima richiesta all'asilo nido e anche in quel caso (era il 2015)  il Comune di Merano si era messo di traverso chiedendo un preciso certificato medico che motivasse la richiesta della mamma, dicendosi preoccupato per la salute del piccolo. E, come oggi, anche allora il Tar di Bolzano finì per dare ragione alla mamma dichiarando l’illegittimità della richiesta formulata dalla pubblica amministrazione e obbligandola a fornire il pasto vegano senza alcuna certificazione medica.

 

Questa volta, alla richiesta della mamma, il Comune aveva risposto, semplicemente, che questo trattamento alimentare non era previsto e che quindi si sarebbe dovuta accontentare di un menu normale. Il Tar, però, presieduto da Terenzio Del Gaudio, ha stabilito la carenza di motivazione da parte del Comune, osservando inoltre che le disposizioni ministeriali prevedono che "vanno assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali". L'amministrazione dovrà anche pagare le spese legali di 2.500 euro.

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