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Caso Cappelletti-Apss, l'azienda chiede la restituzione di quasi 200 mila euro, Cia: "Recuperano da 40 disabili una truffa da 5 milioni"

Il verbale di deliberazione del direttore generale evidenzia rimborsi 'non coerenti' oppure 'in eccedenza': si va da un minimo di 175 ad un massimo di 22 mila euro. Claudio Cia (Agire): "Difetto di vigilanza del personale dell'Apss, ma nessuno paga. La Corte dei conti è intervenuta?". L'Apss precisa: "Le lettere sono un atto dovuto perché l'Azienda amministra risorse pubbliche. Denunciamo l'ex dipendente per danno di immagine" 

Da sinistra Giacomo Bezzi (Forza Italia), Claudio Cia (Agire) e Maurizio Fugatti (Lega Nord)
Di Luca Andreazza - 02 marzo 2017 - 16:01

TRENTO. Dopo il caso della truffa perpetrata dal dipendente della Comunità di valle della Valsugana ai danni di 180 ignare famiglie, ritorna alla ribalta anche la vicenda di Maria Angelica Cappelletti: l'ex impiagata dell'Apss che in circa dieci anni aveva sottratto alle casse dell'azienda milioni di euro attraverso rimborsi intestati a persone che effettivamente ne avevano diritto e facendo però convergere i bonifici dell'Azienda sul conto della sua famiglia. Un'azione che aveva portato, oltre all'arresto della donna il 15 giugno 2011, anche ai domiciliari per il fratello e il marito Mauro Biasiolli. 

 

"Era inimmaginabile - commenta Claudio Cia di Agire - pensare che nonostante una solida catena di comando, apparati di controllo e sistemi informatici d’avanguardia, qualcuno potesse sottrarre dall'Apss con tanta disinvoltura, tra il 2007 e il 2011, circa 5 milioni di euro, almeno tanti sono stati quelli accertati. La vicenda della Comunità di valle della Valsugana non è quindi un unicum come sostiene la maggioranza". 

La Procura della Repubblica dispose in concomitanza all'arresto di Cappelletti anche il sequestro di tutto il materiale inerente le pratiche di rimborso agli assistiti, che è diventato a sua volta un ulteriore oggetto di indagine: il 1 aprile 2016 la Guardia di Finanza di Trento riconsegnò all’Apss quella documentazione per un'attenta analisi degli atti

 

Un lungo lavoro di approfondimento a causa della effettiva disponibilità della documentazione presente e per le modalità di archiviazione, ma l'esito di questa operazione si trova nel verbale di deliberazione del direttore generale numero 5 del 12 gennaio 2017 , dove si evidenzia che "i risultati di tale ricerca sono stati riassunti in un prospetto riepilogativo, riportante i nominativi degli utenti, l'ammontare dei rimborsi effettivamente erogati nel periodo intercorrente tra il 2007 ed il 2011, la documentazione giustificativa effettivamente recuperata nonché i limiti massimi previsti dalle norme vigenti al tempo per ciascuna tipologia di rimborso per il fatto che tali limiti sono stati oggetto di modifica nel corso degli anni".

 

Questi risultati sono poi stati sottoposti a ulteriori approfondimenti tramite un gruppo tecnico, con il compito di valutare, caso per caso, la documentazione agli atti in relazione ai rimborsi effettuati e ai massimi previsti: "Da tale riesame - continua il verbale - è emerso che per n. 40 utenti, sono stati erogati dei rimborsi di spese o non coerenti, o in eccedenza ai limiti, rispetto a quanto previsto dalla normativa provinciale vigente tempo per tempo. Tali maggiori rimborsi costituiscono un indebito oggettivo e risulta quindi doveroso per l'amministrazione attivare le procedure di recupero, pur garantendo agli interessati forme e modalità di restituzione, anche rateizzate, al fine di creare i minori disagi possibili".

 

Le voci sotto la lente di ingrandimento variano da un minimo di 175 ad un massimo di 21.797,90 euro e l'importo complessivo è pari a 181.207,90 euro. "Non è ancora stato reso pubblico - dice il consigliere provinciale - l'oggetto dei rimborsi e non è quindi dato sapere se ci sia stata una tacita complicità oppure una buonafede dei beneficiari".

 

Gli importi sono rilevanti e "l'azienda - sottolinea Agire - deve spiegare il metodo utilizzato per definire questi importi. Oltre alla richiesta dell'elenco dettagliato per capire a cosa si riferiscono i rimborsi spese non coerenti oppure in eccedenza, si chiede se sono già stati attivati i rimborsi e le motivazioni per le quali il sistema di gestione del controllo non ha funzionato".

 

Le minoranze chiedono inoltre nell'interrogazione se la Corte dei conti sia intervenuta in questo caso e "come è possibile - conclude Cia - che non è stato ravvisato ai dirigenti preposti al controllo una notifica per 'difetto di vigilanza'? Forse le stesse persone che per anni non si sono accorti della truffa hanno perfino percepito il premio per i risultati raggiunti".

 

L'Azienda provinciale per i servizi sanitari scende in campo per alcune precisazioni in merito alle lettere di richiesta di rimborso trasmesse ad alcuni cittadini: "Si tratta dell’avvio di un procedimento amministrativo - spiega la nota - volto a verificare le giustificazioni di spesa in relazione a quanto erogato da una ex dipendente coinvolta in un’inchiesta giudiziaria. Un atto dovuto dal momento che Apss amministra risorse pubbliche con l’obbligo di rendicontazione puntuale. Nei giorni scorsi - conclude - sono state inviate le lettere con le quali Apss ha chiesto ai cittadini la documentazione amministrativa e la motivazione delle spese rimborsate. Nello stesso tempo nei confronti della persona che ha erroneamente e in maniera arbitraria erogato quanto non dovuto verranno intraprese azioni legali anche per danno d’immagine".

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