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Bolzano, la politica della dissuasione che allontana i profughi e consegna i minori stranieri nelle mani di chissà chi

Sempre più preoccupante la gestione dell'accoglienza a Bolzano che non riesce a far fronte a poche centinaia di profughi "fuori quota" e adotta strategie "illegittime e crudeli". I minori stranieri non sono sempre accolti e spesso spariscono dopo essere affidati a perfetti sconosciuti

Di Donatello Baldo - 30 ottobre 2016 - 08:22

BOLZANO. “L'Alto Adige accoglie 1.476 profughi, ovvero l'1% della quota nazionale. Come la Basilicata. Noi chiediamo che si faccia di più”. Dicono questo gli attivisti delle associazioni bolzanine e i volontari che si occupano dell'accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio sudtirolese. “I fuori quota – quelli cioè che non rientrano nel sistema di accoglienza nazionale ma arrivano in Provincia di Bolzano da strade diverse, come quella dei Balcani – sono poco più di 300”, numeri che secondo loro non possono da soli mettere in crisi una realtà ricca e organizzata come quella altoatesina.
 

Fino ad ora l'atteggiamento della Provincia di Bolzano è stato caratterizzato dalla politica della “dissuasione”. Nel senso che l'accoglienza viene data con il contagocce per evitare che altri profughi decidano di ammassarsi a Bolzano magari nella speranza di poter attraversare il Brennero. Una dissuasione “illegittima e crudele, un muro burocratico" (come ha detto il deputato Kronbichler) che viene alzato e impedisce alle strutture di accoglienza di prestare quel minimo aiuto alle popolazioni che scappano dalla guerra e dalla fame e hanno, almeno sulla carta, il diritto alla richiesta di asilo.
 

L'asburgica burocrazia sudtirolese ha scritto nero su bianco, attraverso la circolare Critelli (dal nome del dirigente Luca Critelli delle Politiche sociali della Provincia di Bolzano), che si accoglie solo un po', che si aiuta quel tanto che basta, che non tutti hanno diritto. Una circolare che nel resto d'Italia è tacciata di razzismo e crudeltà ma che l'assessora Martha Stocker condivide e difende. “La circolare Critelli – spiega i deputato sudtirolese di Sel Florian Kronbichler – esclude dall'accoglienza temporanea quasi tutti i profughi vulnerabili, prevedendo l’accoglienza delle mamme e dei figli minori ma solo di età inferiore ai 14 anni (dopo l'insistenza delle associazioni l'età è stata innalzata a 18 anni, ndr). Il padre e altri membri adulti del nucleo familiare sono esclusi a meno che non siano gli unici adulti del gruppo familiare. Vuol dire, in sostanza, centinaia di persone rimangono in strada in situazione di forte disagio e, comunque, una divisione di molti nuclei familiari”.
 

Le circolari dei burocrati sono poi interpretate da burocrati ancor più grigi, da uomini che “eseguono gli ordini”, sono atti formali, freddi e inumani. Da questi derivano forse le decisioni più incredibili come quella – di cui parlano gli attivisti delle associazioni – di una “ragazza incinta (minorenne) a cui inizialmente è stata negata l'accoglienza salvo poi accoglierla dopo un lungo ed estenuante rimpallo di competenze".

 

E, quando a mettere in atto i principi della dissuasione sono gli uomini della questura, è uguale: dei giorni scorsi è la notizia allarmante di due minori somali affidati a un appena maggiorenne del Gambia perché non c'era disponibilità di accoglienza, quando – lo vogliamo ricordare – ai minore l'accoglienza è garantita a prescindere da ogni cosa, da qualsiasi circolare e da qualsiasi discutibile politica della dissuasione. I minori devono essere tutelati per legge, per sottrarli al mercato della violenza, dello sfruttamento, della droga.

 

Un altro caso inquietante, un altra violazione della legge e dei protocolli internazionali in difesa del minore: questa volta si tratterebbe di un ragazzo del Nord Africa, un 15enne che vive in strada nella benestante Bolzano. Assegnato ai servizi sociali, come prescrive e obbliga la legge in tutela dei minori, questo adolescente avrebbe deciso (come può decidere un ragazzino) di fare fagotto e andarsene dalla struttura di accoglienza. Al suo ritorno, convinto magari dal freddo o dal desiderio di sistemare il dissapore, gli viene sbarrata la strada, non può più entrare, il suo posto è stato occupato da un' altra persona. Il ragazzo minorenne non ha altra alternativa che la strada.
 

Ma non è finita. Ci sarebbe dell'altro: una circolare interna emanata dal Tribunale dei minori e inviata alle Forze dell'ordine e alla Volontarius (un'associazione che gestisce il Numero di emergenza sociale di accoglienza) che darebbe indicazioni precise (“ma molto lasche”, dicono gli attivisti delle associazioni di volontari) sul comportamento da tenere in caso di minore straniero non accompagnato.

 

Ora noi proviamo a dare notizia del suo contenuto in attesa di conferme e pronti a rettificare ogni parola. Uno dei casi previsti in questa circolare è quello del minore straniero non accompagnato che deve essere accompagnato e affidato ai Servizi sociali. Ma, sappiamo noi, spesso i posti sono tutti occupati e quindi il minore rimane escluso. Dove va? Questo non è chiaro, ma le alternative sono poche, quella più probabile è che non sia destinato ad altre strutture e finisca per tornare in strada.

 

Altro caso è quello del minore non accompagnato che però abbia qualche amico o qualche sedicente parente a cui affidarlo. E l'affidamento sembra essere molto semplice, che non ci sia poi tutta questa verifica sulla qualità delle persone a cui il minore viene consegnato. Il caso dei due somali affidati a un diciottenne parla chiaro.

 

A prendere la decisione dell'affidamento sembrano essere gli stessi agenti della questura che sono in servizio in strada, che individuano il minore e su due piedi prendono la decisione se affidarlo o meno a quello che lo chiama “fratello” o “amico”. La decisione di affidare il minore  anche a chi non è parente, anche a un "quasi maggiorenne" è presa perché mancano strutture che accolgono, e per l'interiorizzazione di quella politica della dissuasione, dell'allontanamento, che a Bolzano va per la maggiore.  “Siamo molto preoccupati – dicono quelli delle associazioni – questi minori che sono respinti dall'accoglienza spariscono da Bolzano, di loro perdiamo le tracce. La nostra paura, che ormai è quasi una certezza, è che questi ragazzini siano arruolati dai passeur, da chi li sfrutta”. 

 

Chissà che fine fanno questi ragazzini, chissà che adulti incontrano sulla loro strada, chissà perché e per cosa questi adulti si mettono a disposizione per vederseli affidati. 

 

Chissà perché è così difficile capire, a nord di Salorno, che "l'accoglienza dei minori è un obbligo, ancor prima che legale, morale", come ci dice preoccupato un volontario.


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