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Addio alla storica rimessa Atesina di via Marconi: dalle 5 mila lire di solidarietà al futuro Ate-Park

A Trento se ne va un pezzo di storia. Progettato dall'ingegner Unterrichter, il deposito venne inaugurato il 10 maggio 1955 e ha vissuto i grandi avvenimenti e cambiamenti della città, come l'alluvione, l'arrivo del doppio riposo e i mezzi 12 metri

L'inaugurazione del deposito Atesina il 10 maggio 1955
Di Luca Andreazza - 21 novembre 2016 - 19:51

TRENTO. Oggi si chiude un’era e un pezzo di storia della città. Il deposito degli autobus urbani di via Marconi chiude ufficialmente i battenti e i mezzi gireranno le ruote per raggiungere i cugini dell’extraurbano in zona Interporto. Trentino Trasporti ha infatti spostato tutto il parco nella nuova sede di via Innsbruck, ormai dimora di cervello e muscoli meccanici dell’azienda dal 2003. Presente in stand-by, un luogo sospeso fra passato e futuro che però potrebbe riprendere vita grazie al progetto Ate-Park. Magari futura casa di Trento Fiere. Chissà.

 

Partiamo con ordine. La vecchia rimessa Atesina di via Marconi, comprensiva di uffici, deposito, officine e mensa, venne inaugurata il 10 maggio 1955, quando l’Atesina si spostò lì da via San Martino. "Il progetto è dell'ingegner Unterrichter (ideatore dell’Autostrada del Brennero, ndr)- spiega Paolo Marini - e seguiva le indicazioni e lo standard del modello "Sita" (Società Italiana Trasporti Automobilistici, la grande compagnia ancora oggi esistente che partecipava al capitale Atesina e aveva alle spalle la Fiat, ndr). All'epoca la spesa per la sua realizzazione ammontò a circa 300 milioni di lire e si estendeva su circa novemila metri quadri. Nel tempo, in particolare verso la fine degli anni '70 - ricorda - e i primi degli anni '80 fu realizzato l'ampliamento in moduli prefabbricati, che però hanno un valore nullo rispetto alla parte originale".

 

Per modello "Sita" si intende l'organizzazione degli spazi sulla falsariga degli altri depositi della società stessa sparsi per l'Italia e caratteristici dell'epoca storica in cui vengono realizzati. “L’Atesina era una vera e propria famiglia - ricorda invece con un filo di nostalgia Francesco Concin, ex autista e controllore ora in pensione dopo 30 anni di servizio -. Il 22 ottobre eravamo in 115 alla cena degli ex dipendenti. E quando qualcuno purtroppo trovava la morte in servizio, come dipendenti e azienda ci autotassavamo di 5.000 lire per solidarietà verso la famiglia colpita dal lutto”.

 

La rimessa ha inoltre vissuto da protagonista l’alluvione del 1966: “All'interno si trova una targa - dice Concin - e ricordo che quella sera tutti gli autisti corsero al deposito per mettere in salvo i mezzi”. Via Marconi ha infatti assistito ai principali mutamenti della città e del tempo. A cavallo del 1974/75 viene introdotta ad esempio la guida a sinistra, mentre il 1978 rappresenta l’anno dell’arrivo dei primi mezzi a 12 metri e la conquista del secondo riposo settimanale: “Alle 4 di mattina il piazzale era una vera e propria fiera - spiega Concin - tutti impegnati nei preparativi della partenza. Si lavorava fra le 12 e le 13 ore al giorno, spesso si iniziava alle 6 e si terminava il servizio alle 19. Si attaccava almeno un'ora prima della partenza per non lasciare nulla al caso e partire così in perfetto orario, la neve ad esempio non poteva sorprenderci. I giorni a casa erano 52: il doppio riposo è stata una conquista sindacale solo nel 1978”. 

 


 

Nel 1976 invece i privati vengono assorbiti dall’Atesina “E lavorare nel turismo era un premio - confida Francesco - era necessario aver fatto gavetta e aver mantenuto un comportamento esemplare. In generale i dirigenti erano di grande caratura e abbastanza informali, ma guai a sbagliare”.

 

L’enorme porta viene ingrandita negli anni ’80 e l’entrata alla rimessa si sposta davanti all’Obi, prima ingresso e uscita coincidevano: “Noi chiamavamo il deposito il 'Rischiatutto' dal via e vai che c'era nell'unica entrata. Nonostante questo, nessuno - dice Francesco - poteva però sfuggire allo sguardo dell’ufficio movimento: aveva il controllo di tutto”.

 

Una vita forse più semplice, dove i rapporti personali si cementano anche grazie al contatto quotidiano: ”In zona - ricorda - non c’era molto. Si andava a mangiare un panino col bianco al bar della Iris oppure, se non ci si portava nulla da casa, si andava al supermercato Scoz a fare la spesa per il pranzo e ci si riscaldava qualcosa al piano interrato adibito a mensa”.

 


1971 - la presentazione in Piazza Duomo delle Fiat 418 A Menarini (Archivio Trentino Trasporti SpA)

 

Questi ormai sono i ricordi, il passato glorioso della rimessa di via Marconi. Un luogo simbolo della città che potrebbe però avere un futuro grazie al comitato Ate-Park, che propone di ripensare il deposito come occasione di sperimentazione attraverso la realizzazione di un progetto di amministrazione condivisa. Il Comitato, composto da 7 associazioni volontaristiche, propone una lettura basata sulla conservazione degli spazi dell'edificio esistente e sull'utilizzo variegato della struttura, rilanciando l'immobile come "contenitore" di varie attività ed iniziative. 

 

“L’idea - spiega Roberta Arcaini, fra le promotrici dell’iniziativa - è quella di realizzare un indoor park riprendendo le positive esperienze nei paesi nordici e negli Stati Uniti. Ate-Park è stato inoltre oggetto della tesi di laurea di Valentina Bailo, studentessa del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile e Architettura presso l'Università di Trento”.

 

Il progetto Ate-Park (Atesina Indoor Park, ndr) è nato nel maggio 2011 all’interno dell’attività di volontariato dell’associazione “Famiglie insieme”: “Gli obiettivi sono la conservazione dell’edificio esistente in quanto di interesse architettonico in quanto il deposito porta la firma dell’ingegner Unterrichter. L'idea inoltre è di proporre una riflessione sugli spazi e i luoghi di condivisione. Ate-Park dovrebbe essere un posto di aggregazione coperto per creare opportunità occupazionali, benessere sociale, familiareprevenzione del disagio, senza dimenticare attività espositive e installazioni”. 

 

Il progetto Ate-Park nasce dal basso, ma è riuscito a percorrere anche le strade istituzionali: “Abbiamo trovato ampia disponibilità di discussione e interesse da ProvinciaComune e Circoscrizione. La logica è di fare rete fra tutte le realtà e proporre un modello a costo zero che, partendo dalla riqualificazione di questo pezzo di storia di Trento, possa portare benefici a tutti gli attori interessati”.

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