"Supportiamo i famigliari dei nuovi ospiti dell'Apsp in una fase delicata: ecco il nostro progetto 'A braccia aperte' basato sul confronto e nato dall'esperienza personale"
I famigliari vengono accompagnati in un percorso di inserimento che tiene conto sia delle esigenze più pratiche, che di quelle legate alla sfera emotiva. Ketti Veronesi: "Quando mio padre è entrato in struttura mi sono resa conto che l'attenzione era indirizzata sull'ospite e non sul caregiver che si trova solo nel momento in cui deve ricostruire la sua vita"

MORI. Nel momento in cui un ospite fa il suo ingresso in un Apsp, il personale della struttura si occupa del suo inserimento e di rispondere ad ogni suo bisogno. Quelle che invece, fisiologicamente, spesso passano in secondo piano sono le esigenze dei suoi cari che magari per anni lo hanno assistito domesticamente e che si trovano ora a vivere una fase del tutto nuova della loro vita sentendosi magari spaesati, sia per quanto riguarda gli aspetti più "pratici" che per quelli puramente emotivi.
Proprio per accompagnare questa "delicata" fase è nato, all'Apsp Cesare Benedetti di Mori, il progetto "A braccia aperte" che, in modo assolutamente innovativo e unico sul territorio e gestito da due volontarie, da quasi un anno rivolge la sua attenzione all'accoglienza dei famigliari dei nuovi ospiti. A raccontare la genesi dell'idea e i suoi sviluppi è Ketti Veronesi che assieme ad un'altra volontaria, Tamara Lambiase, lo ha ideato e sviluppato.
"Tutto è nato dalla mia esperienza personale, che è analoga a quella di Tamara, dal momento che mio padre risiede da dieci anni nella struttura – spiega Veronesi – e nel momento del suo ingresso mi sono resa conto che tutta l'attenzione era indirizzata sull'ospite e non sul famigliare 'caregiver' che si trova solo proprio nel momento in cui deve ricostruire la sua vita in relazione alla nuova situazione".
Veronesi spiega come, a suo avviso, mancasse un "collegamento" che permettesse ai famigliari di sentirsi coinvolti nella "nuova vita" del proprio caro e come tutto sia partito in seguito ad un confronto con la direzione della struttura che ha recepito la problematica e permesso l'attivazione del servizio.
Ma come funziona, nel concreto, "A braccia aperte"?
"Siamo attive due giorni alla settimana nella struttura con uno sportello, mercoledì pomeriggio e venerdì mattina, e presentiamo il progetto ai nuovi famigliari – specifica Veronesi – che vengono accompagnati in un percorso di inserimento che tiene conto sia delle esigenze più pratiche, come può essere la modalità di consegna di un indumento al proprio caro, che di quelle legate alla sfera emotiva".
Concetto cardinale del servizio, viene spiegato, è il "confronto reciproco" e ad essere organizzate sono inoltre una serie di attività periodiche proposte nell'ottica di consolidare il legame tra ospiti, struttura e famigliari, con un supporto fondamentale che è dato anche dagli animatori e dalle animatrici dell'Apsp.
"Un obiettivo fondamentale è poi quello di aiutare le persone a tornare a godere del rapporto con il proprio caro alla luce della nuova situazione – viene sottolineato – e questo è importantissimo per contribuire a quel processo di 'ricostruzione', anche al di fuori della struttura, della vita del caregiver che fino ad un attimo prima ha assistito il suo parente e che ore deve tornare ad essere di nuovo solamente figlio, nipote o compagno".
Nei mesi, spiega Ketti Veronesi, la rete di "A braccia aperte" si è ampliata notevolmente e l'obiettivo è di portare il progetto a vivere nuovi sviluppi. I famigliari e le persone che volessero avere ulteriori informazioni, specifica la volontaria, possono incontrare lei o Tamara Lambiase in struttura nei giorni in cui lo sportello è attivo, scrivere all'indirizzo mail abracciaperte@apsp-cesarebenedetti.it oppure chiamare il numero di telefono della struttura 0464075001.
"L'invito ai famigliari è quello di avvicinarsi alla nostra attività diventando volontari a loro volta – conclude Veronesi – e impegnandosi, perché no, nell'ideazione e nella realizzazione di nuove attività: questo per creare una rete ancor più strutturata e certamente più efficace".
I famigliari c