Sacro Cuore, la Cassazione accoglie il ricorso del Comune: sull'Imu prosegue la "battaglia" giudiziaria
La vicenda ruota attorno all'applicazione del beneficio fiscale previsto per le attività didattiche svolte senza scopo di lucro: secondo la Cassazione le rette versate dagli studenti non sono considerabili "importi simbolici"

ROMA. Nuova puntata nella lunga "battaglia" giudiziaria tra il Comune di Trento e l'Istituto Figlie del Sacro Cuore di Gesù.
La Cassazione ha infatti ribaltato i primi due gradi di giudizio: il Comune di Trento ha avuto ragione nella disputa legale contro il Sacro Cuore, proprietario di una scuola paritaria in città.
Con un’ordinanza emessa in questi giorni la Corte ha accolto il ricorso dell’amministrazione comunale in merito all’esenzione dall’Imu per l’anno 2012.
La vicenda, che risale a un avviso di accertamento notificato dal Comune, ruota attorno all’applicazione del beneficio fiscale previsto per le attività didattiche svolte senza scopo di lucro.
In primo grado e poi in appello, le sentenze avevano dato ragione all’Istituto: i giudici avevano ritenuto che le rette scolastiche, pari a circa 1.400 euro annui per studente, fossero congrue rispetto ai costi effettivi del servizio (e quindi considerabili come "importi simbolici").
Il Comune, assistito dall’Avvocatura dello Stato, aveva però impugnato la sentenza d’appello, sostenendo che l’attività non potesse essere considerata “non commerciale” e quindi esente dall’imposta: la Cassazione ha accolto questa interpretazione, ritenendo fondati i motivi del ricorso e ribadendo che l’esenzione dall’Imu non si applica automaticamente in presenza di rette, anche se inferiori al costo totale del servizio.
A quel punto l’Istituto Figlie del Sacro Cuore aveva presentato un ricorso incidentale contro l’avviso di accertamento, lamentando vizi formali: la Corte ha però rigettato queste contestazioni.
La decisione della Cassazione, in sostanza, evidenzia la necessità di una valutazione rigorosa dei criteri che distinguono le attività commerciali da quelle meramente istituzionali, favorendo un’applicazione più stringente della normativa tributaria.
Insomma, ora le carte tornano sul tavolo della Corte di giustizia tributaria di secondo grado che dovrà stabilire i criteri corretti.