Casa, da "sogno" a "incubo"? In Trentino scarsa disponibilità e prezzi vertiginosi. Rigotti (Fimaa): "Un territorio complicato, ma il mercato è in crescita e c'è ottimismo"
Il presidente di Fimaa Severino Rigotti a Il Dolomiti: "Si prevedeva un rallentamento nella seconda metà del 2024, e invece il mercato immobiliare sta tenendo bene. Una sorpresa positiva. Ma bisogna continuare ad investire per aumentare l’offerta, in città e nel resto del territorio provinciale: anche nell'ottica di un contenimento dei prezzi"

TRENTO. La casa. Da sempre simbolo di stabilità e accoglienza, rischia di trasformarsi da sogno ad incubo: tra costi crescenti, prezzi alle stelle, offerta sempre più limitata, un mercato che agli occhi di chi cerca un appartamento in affitto sembra a tutti gli effetti “impazzito”.
La situazione, tutto sommato, che stanno vivendo i trentini (e la città di Trento) sulla loro pelle, e che ci viene ricordata ciclicamente da tutti i dati e le analisi possibili e immaginabili: ma come siamo arrivati “a questo punto”, e che direzione sta prendendo il mercato immobiliare della città?
Per fare luce su un quadro della situazione piuttosto oscuro abbiamo chiesto lumi al presidente della Fimaa Trentino, Severino Rigotti. “Partiamo da un presupposto – esordisce Rigotti parlando a Il Dolomiti -, quella di Trento è la terza provincia italiana con i prezzi più alti in assoluto. Quindi si trova ai vertici della classifica, ma non è un mondo a parte: risente anzi di un contesto nazionale e internazionale che risente di dinamiche comuni, pur mantenendo alcune specificità legate alle singole città e alle singole situazioni”.
Presidente Rigotti, facciamo un passo indietro che ci aiuta a contestualizzare il problema: i numeri dicono che il mercato immobiliare trentino è in salute e “va bene”. Anzi, perfino meglio del previsto.
“Sì, è così. Si prevedeva un rallentamento nella seconda metà del 2024 e invece il mercato sta tenendo bene. Una sorpresa positiva: i dati, forniti dall’Agenzia delle Entrate e da Fimaa, mostrano che le compravendite nel comparto residenziale e commerciale hanno visto un incremento complessivo del 2,8% nei primi nove mesi dell’anno. Non siamo di fronte alle impennate di numeri record a livello nazionale del 2021 o 22, ma gli investimenti in Trentino ci sono, e soprattutto continua ad esserci domanda. Tanta domanda”.
A fronte di un’offerta che sembra non stare al passo con la “fame” di case e appartamenti.
“A Trento città la situazione è proprio questa, c’è poca offerta e questo finisce chiaramente per far aumentare i prezzi degli immobili, sia in vendita che in affitto. Le analisi sui trend della popolazione ci dicono che, a differenza di gran parte del Paese, Trentino e Alto Adige sono province destinate nei prossimi anni ad assistere ad una crescita della popolazione intorno al 5%. Queste persone in qualche modo una casa la dovranno pure avere: e allora entrano in gioco tanti altri fattori più o meno impattanti, che vanno dagli affitti brevi a quelli agli studenti, ad aspetti economici come è stato l’aumento dei costi delle materie prime o dei tassi di interesse, che per un po’ di tempo hanno reso davvero complicato ottenere un mutuo. Trovare un appartamento in affitto a Trento è un’impresa titanica, ahimè, lo sappiamo bene: e quei pochi posti disponibili vanno quasi ‘all’asta’, perché c’è la consapevolezza che la richiesta è alta e allora i prezzi aumentano”.
Ci sono poche case e pochi appartamenti sul mercato per una questione di miopi scelte urbanistiche del passato?
“No, non direi. E anzi, non dimentichiamoci che facciamo i conti con una morfologia del territorio trentino complicata, un territorio peraltro non enorme e non ‘in espansione’. Non siamo la pianura padana, per intenderci. E quindi i costi dei terreni edificabili sono alti, più che altrove. Questo ha un impatto forte sul mercato delle nuove costruzioni chiaramente. E poi c’è la questione efficientamento energetico”.
Sta aumentando la consapevolezza su questo tema?
“Sì, la classificazione energetica sta diventando un fattore sempre più importante sulla ‘bilancia’ di chi cerca casa: una volta era considerata quasi un pezzo di carta senza valore, oggi invece spesso è determinante nella scelta dei compratori e anche nella valutazione economica di un immobile. C’è molta più consapevolezza del fatto che efficientare significa, alla lunga, risparmiare: risparmiare energia e risparmiare denaro”.
Una direzione “sostenibile” verso la quale sembra voler spingere anche il Governo.
“Sì, perché l’ambizioso obiettivo dell’esecutivo è quello di portare tutti gli edifici del Paese in ‘classe D’. Consideriamo che oggi la maggior parte sono ancora in ‘classe G’, e per la conversione occorre un investimento medio di 15-20 mila euro ad appartamento. Insomma, una somma importante: a quel punto però se il proprietario non vuole intervenire, vedrà un depauperamento e una svalutazione significativa del proprio immobile. E lo Stato? Dovrà fare qualcosa, sia per prevenire speculazioni che per tenere alto il valore delle proprietà: d’altronde sulle spalle dell’immobiliare poggia gran parte della garanzia del nostro debito pubblico nazionale. E non si può dire a gente che per comprare casa ha dovuto affrontare 20, 30, 40 anni di sacrifici e mutui, che oggi il loro immobile vale molto meno di quello che hanno speso per acquistarlo. Insomma, serviranno strumenti e soluzioni messi in campo dalla politica”.
A proposito di politica: i contributi del passato hanno avuto l’effetto di peggiorare la situazione?
“I contributi a pioggia e i bonus edilizi che si sono susseguiti, non ultimo il ‘famoso’ 110%, hanno avuto effetti contraddittori, diciamo così: se da un lato hanno incentivato gli interventi, dall’altro hanno spinto i prezzi verso l’alto senza un controllo efficace sui costi. E tanti fornitori di materia prima ne hanno approfittato alla grande, pur considerando la guerra in Ucraina, l’inflazione e tutto il resto. I prezzi sono aumentati e poi si fa fatica a farli abbassare”.
A questo punto dal futuro cosa ci aspettiamo? I prezzi degli immobili continueranno a salire?
“Di futuro parleremo diffusamente il 6 dicembre quando all’Auditorium Sant’Orsola presenteremo l’annuale ‘Guida Fimaa’ di fine anno: ma un’anticipazione posso darla, dai dati in nostro possesso stiamo riscontrando un aumento dei prezzi più sull’usato che sul nuovo. Cosa significa? Che il mercato immobiliare del nuovo si sta assestando, e che per evitare rialzi dei prezzi si deve continuare ad investire per quanto possibile per aumentare l’offerta, in città e nel resto del territorio provinciale. È fondamentale trovare soluzioni equilibrate che non penalizzino il diritto di proprietà e che garantiscano un futuro sostenibile per il nostro mercato immobiliare. Abbiamo tutti l’interesse a preservare il valore degli immobili, ma senza dimenticare l’importanza di una gestione responsabile e inclusiva”.