1 funzionario condannato, 180 famiglie con disabili a carico, 1 milione da restituire. Ma alla serata la Comunità di Valle nemmeno partecipa
Ieri sera a Pergine l'avvocato Degaudenz ha spiegato, carte alla mano, la vicenda delle famiglie truffate dal dipendente della Comunità Alta Valsugana che ora dovranno risarcire lo stesso ente pubblico. Molte le domande che hanno trovato risposta (se alcune famiglie erano complici e perché il Tar hanno rigettato i ricorsi) ma quella più attesa "Chi paga quando sbaglia l'ente pubblico" non ha trovato risposta

PERGINE. Per fortuna e peccato: per fortuna che è stata fatta una serata come quella di ieri dove tante cose sono state spiegate e alcune delle 180 famiglie truffate da Paolo Pedergnana si sono finalmente incontrate dopo anni di tribolazioni e chissà che non riescano a fare, finalmente, quadrato; peccato, invece, che mancava tra gli ospiti, o quanto meno tra il pubblico, una delle protagoniste di questa vicenda, forse a questo punto la più importante, la Comunità di Valle dell'Alta Valsugana. Invitata dagli organizzatori ha declinato con un messaggio scritto, a firma Pierino Caresia, attuale presidente dell'ente, spiegando che a parlare per loro ci sono le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. "Questa Comunità - si legge - non ritiene quindi opportuno partecipare a pubblici dibattiti in cui, al di fuori delle sedi istituzionali e giudiziarie a ciò deputate, si voglia rimettere in discussione la legittimità del proprio operato".
In fondo, però, si capisce: l'imbarazzo rimane tanto, sicuramente. Per chiunque si approcci a questa vicenda le prime domande che sorgono spontanee sono: "Ma la Comunità di Valle dov'era? Non è un ente articolato? Non c'era nessuno che vigilava su Pedergnana? Possibile che questa persona agisse indisturbato, senza controllo, senza che nessuna responsabilità venga imputata a chi era suo superiore?". Domande che, purtroppo, sono state ripetute ieri ma non hanno trovato risposta né dal sottoscritto, che moderava il dibattito, né dall'avvocato Degaudenz, legale che ha assistito alcune delle famiglie vittime della truffa di Pedergnana. La storia è quella che abbiamo raccontato ad ottobre partendo dalla personale vicenda di Paolo Bailoni il combattivo babbo di Tania, che nel 2004 dopo un brutto incidente è rimasta bloccata, tetraplegica, costretta ad un'assistenza costante.
La famiglia Bailoni si rivolge al responsabile della Comunità di Valle per gli assegni di cura, Paolo Pedergnana, uno che, si scoprirà dopo, taroccava le domande, le autocertificazioni, cambiava dati, modificava i numeri dei componenti dei nuclei familiari, riuscendo, in questo modo a far elargire più soldi di quanto dovuto alle famiglie che, ignare, ne facevano richiesta. D'altronde chi ne capisce fino in fondo di Icef, 730, standard richiesti dal pubblico. Del dipendente pubblico, tendenzialmente, ci si fida. Giusto? In questo caso no. Sbagliato, sbagliatissimo. E così una buona parte di quei soldi in più finivano nelle tasche del Pedergnana. Addirittura nei rari casi in cui la famiglia si accorgeva che stava ricevendo più del dovuto e tornava a rivolgersi al dipendente pubblico per segnalarglielo lui gli dava ragione e li invitava a fare la restituzione mensile su un conto: il suo.
"E ad oggi non si sa quante sono state le famiglie vittime di questo raggiro - ha spiegato l'avvocato Degaudenz - la stessa Comunità di Valle non è riuscita a calcolare quanti soldi in più sono stati elargiti, a chi e come e per quanti anni (a ilDolomiti l'assessore Zeni spiegava a ottobre che erano state chiuse 351 pratiche e che ne mancavano ancora 200 ma l'ammanco per le casse pubbliche era già superiore al milione di euro ndr)". Sta di fatto, però, che, ormai da qualche tempo, stanno arrivando le richieste di riscossione da parte dell'ente pubblico (quello stesso ente che non s'era premurato di verificare cosa stava erogando) alle famiglie che a questo punto dovranno restituire quanto ricevuto di extra (senza averlo chiesto) in anni di contributi. Anni durante i quali molte di queste famiglie hanno cambiato vita forti del contributo (nel caso della famiglia Bailoni, Paolo aveva accettato un part time per poter seguire di più la figlia).
Nel 2014 Pedergnana viene condannato in primo grado a 5 anni e 2 mesi di reclusione (oltre a un risarcimento alla stessa Comunità di valle di 265 mila euro) per truffa. Pochi mesi fa, a novembre, la sentenza di condanna in appello con pena ridotta a 4 anni e 8 mesi perché sono caduti in prescrizione gli illeciti commessi fino al maggio 2009. E quindi, udite udite, anche la sua interdizione dai pubblici uffici, prima perpetua, è diventata temporanea. "Quindi sì - ha commentato l'avvocato - potenzialmente questo potrebbe tornare ad occupare una posizione nella pubblica amministrazione. E' stato comunque accertata la sua piena responsabilità. E infatti quando viene detto 'eh ma qualche famiglia sapeva, era connivente, ne ha approfittato' lo fanno solo per mescolare le acque. Nel processo a Pedergnana non è emerso un complice, non il nome di una famiglia che sarebbe stata coinvolta. Questo, faceva tutto da solo".
E aggiungiamo una cosa: le famiglie in questione non erano famiglie stile "Mulino Bianco". Per percepire l'assegno di cura vuol dire che avevano in casa situazioni molto difficili, che c'erano parenti con forti disabilità, anziani in difficoltà, situazioni al limite, in tutti i sensi. "E nessuno ha tenuto conto di una cosa - ha aggiunto Degaudenz - che se queste famiglie non avessero avuto l'assegno di cura, che nella migliore delle ipotesi arrivava ad 800 euro al mese, avrebbero dovuto mettere il loro caro in casa di riposo dove, ogni ospite costa alle casse pubbliche dai 2172,90 euro in su al mese. Quindi secondo il principio, riconosciuto da dottrina e giurisprudenza, della compensatio lucri cum damno loro addirittura, pur vittime di un raggiro, pur ricevendo più di quanto dovuto, hanno fatto, comunque, risparmiare le casse pubbliche. Anche per questo le richieste di risarcimento, a parer mio, non reggono".
I fatti, però, dicono che i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato fatti da alcune famiglie contro la richiesta di "restituzione degli indebiti" della Comunità di Valle sono stati battuti. "Tutti tranne uno - spiega ancora Degaudenz -. Le sentenze infatti in tutti i casi sono arrivate prima della sentenza di condanna nel processo penale di Pedergnana. Nel caso di un procedimento ancora in corso, invece, andremo al Consiglio di Stato forti della doppia condanna in primo grado e in appello. Quindi qualcosa potrebbe cambiare". Poi a fine serata, che si è tenuta all'Auditorium Don Milani di Pergine davanti a un pubblico attento e interessato che ha interloquito con l'ospite e posto temi e domande molto puntuali e interessanti gli organizzatori hanno lanciato la proposta di raccogliere recapiti, nomi e cognomi e indirizzi delle famiglie coinvolte nella vicenda, presenti in sala.
"Sembra incredibile - ha concluso Paolo Bailoni dopo aver assistito all'incontro - ma in anni di processi, indagini, notizie sui giornali nulla si era mosso. Questa sera finalmente ci parliamo, cominciamo a contarci, a fare quadrato. E chissà che insieme non si riesca a trovare una soluzione".

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