I ghiacciai si sciolgono e sempre più spesso “liberano” resti umani e bombe della Grande guerra, ma anche sostanze inquinanti accumulate nel corso dei decenni
L’allarme dei ricercatori: “Saremo l’ultima generazione che avrà ancora la possibilità di ascoltare le storie che i ghiacciai e l’ambiente circostante hanno da raccontarci”. Ma lo scioglimento dei ghiacci non più perenni offre anche la possibilità di compiere degli studi inediti

TRENTO. Per la fine di ottobre lo zero termico è stato fissato a quota 3.700 metri, nel frattempo già 17 eventi internazionali fra gare di sci e snowboard sono stati annullati perché manca la neve e le temperature sono troppo elevate. Questi sono chiari segni dei cambiamenti climatici in atto che, fra le altre cose, contribuiscono a far scomparire i ghiacciai che si sciolgono a velocità record.
Con il ritiro dei ghiacciai le montagne trentine restituiscono anche molti resti della Prima guerra mondiale: dalle bombe ai cadaveri dei soldati. Non solo, perché persino alcuni organismi approfittano della scomparsa dei ghiacci non più perenni per colonizzare nuove aree prima irraggiungibili. Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature and Culture dai ricercatori Mauro Gobbi (del Muse di Trento) e Daniel Gaudio (dell’Università di Durham nel Regno Unito) spiegano come, paradossalmente, il ritiro dei ghiacciai possa fornire la possibilità di svolgere ricerche inedite e ricostruire storie uniche e, talvolta, personali. Eppure, spiegano, bisogna essere consapevoli che “saremo l’ultima generazione che avrà ancora la possibilità di ascoltare le storie che i ghiacciai e l’ambiente circostante hanno da raccontarci”.
Gobbi e Gaudio peraltro si conoscono fin da ragazzi, compagni di banco alle scuole superiori, e assieme hanno coltivato la loro passione con il sogno (poi realizzato) di diventare scienziati. Nell’articolo “Glaciers in the Anthropocene. A Biocultural View” grazie a una prospettiva originale, provocatoria e che fa riflettere, gli autori esplorano con il loro lavoro le criticità e le potenzialità che il ritiro dei ghiacciai alpini sta offrendo dal punto di vista bio-culturale, giocando sul dualismo “guadagno” contro “perdita” di conoscenza, sia culturale che biologica.

Le ricerche, condotte dagli autori su ghiacciai Andini, Scandinavi e Alpini, tra cui quelli trentini del gruppo Adamello-Presanella e delle Dolomiti, fungono da base e filo conduttore per mettere in risalto come il ritiro dei ghiacciai alpini stia diventando per tutti un vero e proprio simbolo culturale legato alla dimensione filosofica ed etica dei cambiamenti climatici.
Nel dettaglio, Daniel Gaudio, antropologo forense (che è anche collaboratore dell’Ufficio Beni Archeologici della Provincia di Trento) nell’articolo presenta un focus sui ritrovamenti di reperti bioantropologici e archeologici che, sempre più spesso, vengono “liberati” dai ghiacci in fusione. Tra questi ritrovamenti, ci sono anche resti umani di epoche passate e recenti, inclusi le vittime della Guerra Bianca. Resti umani e reperti archeologici necessitano un attento recupero, al fine di poter ricostruire i singoli destini e storie delle persone scomparse sui ghiacci e salvaguardare quel patrimonio storico e archeologico che il ritiro dei ghiacci sta lentamente restituendo. Gaudio esplora inoltre altri aspetti più elusivi, ma altrettanto importanti, legati alla perdita dei ghiacciai, quali la loro funzione memoriale e perfino spirituale.

Dal canto suo Mauro Gobbi, ricercatore dell’Ambito Clima ed Ecologia del Muse, affronta invece gli aspetti più strettamente biologici ed ecologici relativi i ghiacciai. Il focus è sul ruolo dei ghiacciai quali habitat nel quale è presente una biodiversità esclusiva, organismi perfettamente adattati a vivere in condizioni estreme e per questo motivo a rischio di estinzione. Allo stesso tempo il ritiro dei ghiacciai sta liberando nuovi terreni, permettendo di comprendere con che modalità e con che tempi la natura reagisce colonizzando queste aree che progressivamente stanno vedendo la scomparsa dei ghiacciai. Non ultimo è ormai evidente come i ghiacciai abbiano accumulato nei decenni e nei secoli sostanze inquinanti che stanno rilasciando nell’ambiente a causa della loro fusione.