Università, il Blocco Studentesco contro il progetto ''Adotta uno studente''. Crotti: ''Parlano senza informarsi''
Per la prorettrice Barbara Poggio: "Non c'è alcuna penalizzazione per gli altri studenti e nessuna risorse dell'Ateneo viene usata". La raccolta delle donazioni ha l'obiettivo di aiutare un ragazzo o una ragazza a raggiungere un livello minimo di autosufficienza e riacquistare quella dignità che gli è stata rubata nel proprio paese di origine

TRENTO. Aiutare ragazzi o ragazze che si trovano in una situazione difficile ma che hanno dimostrato di voler studiare e di riuscire ad ottenere buoni risultati. Questo è l'obiettivo a cui mira l'Università di Trento che con il progetto “Adotta uno studente” lanciando una raccolta di donazioni per sostenere cinque richiedenti protezione internazionale. (Qui la pagina per poter conoscere l'iniziativa e donare)
Sostenerli in che modo? Nelle piccole spese quotidiane che hanno gli studenti e che sono connesse alla frequenza dei corsi, come l'acquisto di libri di testo o beni di prima necessità.
L'intenzione, insomma, è semplicemente quella di aiutare dei ragazzi che sono arrivati nel nostro paese, richiedenti asilo regolari, quasi sempre senza un padre e una madre, senza soldi e che trovano come tutti difficoltà nel lavorare inasprite però anche dalle difficoltà linguistiche.
Stiamo parlando di donazioni fatte volontariamente dai cittadini e non di risorse tolte dal bilancio dell'Università.
Tutto questo, però, è definito un “vergognoso progetto” e “discriminatorio nei confronti degli italiani” dal “Blocco studentesco” che questa notte in alcune zone della città ha affisso degli striscioni con la scritta: “Vitto, alloggio, spese e corsi pagati: cosa hanno gli italiani in meno dei rifugiati?”.

"L'iniziativa adotta uno studente - dichiara il Blocco Studentesco Trento in nota - è l'ennesimo esempio di razzismo al contrario messo in atto dalle politiche di UniTn che alla mancanza di fondi ed al continuo aumento delle tasse universitarie per gli studenti italiani risponde lanciando un progetto che prevede per i rifugiati, oltre al mantenimento gratuito degli studi, il vitto e l'alloggio, anche ulteriori fondi derivanti da donazioni di privati: un ulteriore schiaffo a tutti quegli studenti italiani che non possono più permettersi di frequentare l'Università".
Riferendosi poi alla prorettrice Barbara Poggio, il movimento vicino CasaPound, spiega che “giustifica questo vergognoso progetto portando alla luce le difficoltà degli studenti lavoratori, problematica che, secondo l'Ateneo, vale la pena di affrontare solo per i rifugiati, alla luce del fatto che l'iniziativa è valida esclusivamente per queste persone".
"Come Blocco Studentesco - conclude la nota - ci poniamo contro questo tipo di politiche discriminatorie nei confronti degli studenti italiani e chiediamo che l'iniziativa venga applicata per tutti gli studenti dell'Università di Trento che, in assenza di questo tipo di tutele si vedono costretti a pesare sulle già ridotte finanze delle proprie famiglie".
A rispondere al Blocco Studentesco è Federico Crotti, presidente del Consiglio degli Studenti, chiarendo che l'iniziativa non va a toccare il bilancio dell'Università e spiegando come il modello di tassazione dell'Ateneo ha una forte attenzione verso gli studenti che hanno minori possibilità economiche
“Chissà perché si riempiono sempre la bocca con l'attenzione agli ultimi ma solo quando c'è da discriminare qualcun altro" spiega Crotti. "A me hanno sempre insegnato che prima di uscire pubblicamente su qualche tema sia necessario informarsi e conoscere la situazione ma è evidente che CasaPound non abbia familiarità con lo studio e l’approfondimento”.
Per Crotti “Se avessero approfondito, i 'fascisti del terzo millennio' saprebbero per esempio che l'iniziativa 'adotta uno studente' è stata lanciata appunto per raccogliere fondi per il progetto di inclusione dei rifugiati senza pesare sul bilancio dell’Università, saprebbero che il modello di tassazione in vigore in università - facendo pagare di meno a chi ha di meno e di più a chi ha di più e attraverso la no tax area fino ad ISEEU 26mila - è fatto appunto per permettere a chi ha di meno di potersi permettere gli studi, che c’è un sistema di diritto allo studio che prevede alloggi a canone agevolato per circa 1500 studenti e borse di studio per circa 3 mila”.
Interventi importanti che, continua il presidente del Consiglio degli studenti, “Certo si può e si devono sempre migliorare nella promozione del diritto allo studio e nell’inclusione delle classi più deboli ma di sicuro non lo si fa dividendo tra italiani e stranieri o insultando le ottime iniziative di inclusione portate avanti dalla nostra Università. L’Unitn è solidale e aperta verso chi ne ha bisogno, CasaPound se ne faccia una ragione”.
La prorettrice Barbara Poggio, chiamata in causa dal Blocco Studentesco, spiega che “ non c'è alcuna penalizzazione per gli altri studenti”. “Siamo davanti ad una iniziativa – spiega – che si rivolge ai privati ed è un invito a contribuire. La stessa richiesta di questo progetto nasce dal suggerimento di studenti e docenti che volevano contribuire in qualche modo. Non c'è alcun tipo di impegno finanziario dell'ateneo se non quello di promuovere l'iniziativa”.
Gli studenti che prendono parte al progetto devono passare una selezione che inizia in primis con Cinformi che deve verificare i titoli di studio presenti e successivamente vengono segnalate le persone motivate. Quest'ultime devono poi frequentare un corso per imparare la lingua e solamente se gli esiti di tutto questo percorso sono positivi potranno, nel caso, prendere parte al progetto.
“E' un premio ai talenti – ha spiegato la professoressa Poggio - e a persone che hanno vissuto e stanno ancora vivendo una situazione complicata”.