Vallotomo di Mori, si aspetta la Befana per decidere. "Intanto parte la delegittimazione di chi si oppone"
La Provincia prende tempo, un rendering della zona e due super-consulenze per "giustificare" l'intervento. Il questore attacca ma il Comitato si difende: "Dovrebbe tutelare il nostro diritto a manifestare"

MORI. La questione Vallotomo sembra essere in stand-by. La politica è in attesa del pronunciamento del super-consulente che a breve dovrà dire se l'opera è quella giusta per fermare l'eventuale frana del diedro che minaccia via Teatro. Assessori e consiglieri provinciali e comunali, dopo la brutta serata di Ugo Rossi che durante il confronto con i proprietari delle fratte è stato sonoramente contestato, non hanno detto più nulla. Attendono.
Di nuovo c'è un altro incarico predisposto dal Servizio geologia della Provincia. Al geologo Franco Andreis per un rilievo geomeccanico e strutturale della parete rocciosa sovrastante l'abitato di Mori (Trento). Euro 4.977,60.
Si aspetta dunque, si aspetta la Befana per ricominciare il confronto. Ma non quello sulle ipotesi di intervento, non quello sul da farsi. Tutte le alternative sono state dichiarate impossibili dalla Protezione civile. Rimane in campo solo il Vallotomo su cui i super-periti super-partes diranno la loro entro brevissimo tempo.
Super-partes però non tanto, a sentire gli attivisti radunati sulle fratte: “Li paga la Provincia. Della Provincia sono già sul libro-paga per lavori che in passato sono stati loro affidati”. E non si pronunceranno sulle alternative, sulla possibilità di altre soluzioni: l'ingaggio della Pat è “stato furbo”.
“Il professor Giovanni Battista Barla del Politecnico di Torino – si legge infatti nella nota dell'Ufficio stampa provinciale – esaminerà tutti i dati tecnici e progettuali (impegno di spesa euro 11.165,44), verificando la situazione sotto diversi profili, per esprimere, entro la fine dell'anno, un pronunciamento indipendente di carattere tecnico-scientifico sui progetti varati dalla Provincia per fronteggiare i gravi rischi di crolli rocciosi che interessano l'abitato di Mori”. Quelli messi in campo dalla Provincia, per l'appunto.
Stessa cosa per l'affidamento al geologo Andreis: dovrà individuare e perimetrare le porzioni di roccia omogenee per caratteristiche geomeccaniche e relativa classificazione, secondo le indicazioni del funzionario del Servizio Geologico a cui è affidato lo studio generale. “Dovrà dimostrare dunque la correttezza della tesi della Pat”, sospettano alcuni.
Per molti queste sono solo operazioni di facciata, come la decisione di predisporre un rendering del tomo paramassi (affidamento incarico 20 dicembre scorso, impegno di spesa: euro 3.235,44): “tutto per giustificare l'impasse, per prendere tempo”. Ma forse anche per far recuperare popolarità alla soluzione vallotomo, per dimostrare con superperizie e rendering realistici che questa è la miglior scelta, l'unica possibile.
La decisione di Rosanna Bazzanella di insediarsi sulle fratte per protesta, e il successo della sua iniziativa che ha dato vita ad un presidio permanete che di fatto impedisce ai lavori di proseguire, ha mandato all'aria i piani della Provincia. E lo dicono apertamente.
“E' emersa una forte opposizione nei confronti del progetto da parte dei proprietari e di una parte della popolazione di Mori – scrive Vittorio Cristofori, il dirigente del Servizio prevenzione rischi – una contrarietà che ha portato anche alla costituzione di un Comitato civico, nonché di proposte alternative a quanto approvato dalla Provincia”.
“Si è arrivati infine – continua il dirigente – alla decisione da parte del Comitato civico e di altre persone di occupare il cantiere e impedire fisicamente i lavori, fatto che ha costretto il sindaco del Comune di Mori a presentare una formale denuncia dell’accaduto alle autorità competenti”.
Sembra dunque che ora la strategia sia quella comunicativa, messa in atto per sconfiggere l'opposizione, o per giustificare il successivo sgombero del presidio. Per dimostrare a tutti che più di così era impossibile fare, che l'hanno detto anche gli esperti, che pure il modellino parla chiaro. Forse hanno deciso di controbattere alle ragioni della Tribù delle Fratte che giorno dopo giorno aumenta di numero e convince quelli che prima erano indifferenti che è possibile fermare il progetto e ripensare a nuove soluzioni che salvaguardino il paesaggio.
“Ma la strategia comunicativa spesso scade nella propaganda – affermano consapevoli alcuni attivisti – colpire il nemico con la delegittimazione. Chi sono gli attivisti che protestano e presidiano le fratte di Montalbano, contrari alla costruzione di un'opera che ritengono dannosa per il paesaggio e la bellezza dei dintorni? Anarchici ovviamente”.
E si riferiscono alle parole pronunciate ieri dal questore di Trento durante la conferenza stampa di fine anno. Riferendosi agli anarchici afferma che “in questo momento soffrono di visibilità e vocazione, cercano di recuperare attraverso atti e proteste non propositive come nel caso del vallotomo".
“Ecco – dice un attivista – quando non si riesce a entrare nel merito delle questioni succede sempre questo: la delegittimazione di chi si oppone, il tentativo di dividere, di infangare, di ridurre la protesta a distruzione, a casino. Ma sulle fratte c'è una comunità di persone variegata, soprattutto persone che sulle fratte sono cresciute, abitanti di Mori che per la prima volta dopo tanto tempo hanno deciso di alzare la testa e difendere il loro territorio”.
“Siamo molto amareggiati dalle dichiarazioni del questore – afferma invece Miriam Bertolini del comitato daVicoloaVicolo – siamo rammaricati perché proprio da quelle istituzioni che dovrebbero garantire a tutti la libertà di pensiero, anche se diversa da quella attualmente imposta dai vertici provinciali, veniamo tacciati di essere pericolosi portatori di proteste non propositive, ma in quanto liberi cittadini riteniamo di poterci appellare al diritto di manifestare liberamente il nostro pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
L'inizio dell'anno sarà decisivo. Una soluzione la si dovrà prendere, e le alternative sono due: lo sgombero del presidio con la forza, portando via di peso anche i vecchi del paese che dalle fratte non se ne vogliono andare, oppure riconsiderare le alternative, cercando una strada che salvi due beni che non per forza devono essere in contrapposizione, quello della sicurezza e quello della bellezza del paesaggio.