Si accende lo scontro sul vallotomo. Ugo Rossi contestato all'uscita dall'incontro con i residenti: "Arrogante"

MORI. L'incontro tra il governatore Ugo Rossi, l'assessore Tiziano Mellarini, i vertici della Protezione civile e i proprietari dei terreni delle fratte che saranno sventrati dalla costruzione del vallotomo è convocato alle otto in Municipio. Ma alle sette i furgoni del Reparto mobile sono già sul posto, gli agenti della Digos pure. Ma anche due ragazzi aspettano l'arrivo della "Tribù delle Fratte": "Io sono di Tierno - dice uno - io di Loppio", l'altro che lo accompagna.
E a poco a poco saranno tanti gli abitanti della borgata che raggiungeranno via Scuole, sede del Municipio, segno che la protesta - partita dalla mobilitazione del comitato DaVicoloaVicolo, e sporattutto dall'iniziativa di Rosanna Bazzanella che sulle fratte ha montato la sua tenda - si è estesa fino a raggiungere quel centinaio di residenti che ieri avrebbero voluto convincere la Provincia che una soluzione alternativa c'è ed è possibile percorrerla.
Al presidio molti giovani, anche appartenenti al movimento No Tav, è vero, ma la stragrande maggioranza erano moriani, famiglie intere, anziani che si reggono con il bastone, proprietari di un fazzoletto di terra sulle fratte ma anche residenti di altre vie, di altre frazioni. Stirpi antiche che da generazioni calpestano le fratte, che da sempre salgono e scendono le pendici di Montalbano, che si chiamano per soprannome: Nemoi, Tontini, Bazani, Gioghi.

Uno striscione si apre: "Zo le zate da le frate". Un megafono trasfrorma lo slogan in un mantra che non smetterà mai di essere gridato, anche quando all'interno dell'edificio il governatore prenderà la parola per dire che di soluzioni alternative non ce ne sono, che l'opera è decisa, che gli atti di esproprio sono partiti e sono stati recapitati e che basta: "Ottemperiamo a un nostro preciso dovere, quello di garantire la sicurezza".
Ugo Rossi entra dal retro scortato dagli agenti della questura, con lui il codazzo di dirigenti, l'assessore Tiziano Mellarini che non dirà una parola ma si limiterà a sottolineare con il capo le affermazioni del governatore.
Il sindaco Stefano Barozzi si affaccia sul davanti del palazzo del Comune e chiede ai proprietari di entrare: "Siamo tutti proprietari delle fratte", risponde un signore in dialetto. "Solo i proprietari", afferma Barozzi che assieme a un vigile sovrintende personalmente all'entrata delle persone. "Tu non sei un propietario - afferma rivolto a un abitante - e tu, c'è già dentro tuo fratello - spiega ad un altro - non ci state tutti".
Alla fine entrano in quaranta, oltre ad alcuni consiglieri comunale (Movimento 5 Stelle e Patt) e al consigliere provinciale Claudio Civettini. Barozzi introduce brevemente il governatore, l'unico che prenderà la parola dai banchi della giunta: "C'è stato un lungo percorso che ci ha poi fatto prendere delle decisioni, e le decisioni si trasformano ora in atti amministrativi, quelli dell'esproprio e delle occupazioni che vi sono arrivati in notifica - spiega Rossi - non piace a nessuno intervenire in questo senso sulla proprietà privata ma non posso sottrarmi alle mie responsabilità".
Quando Rossi loda le competenze della Protezione civile a cui è stata affidata la questione i presenti insorgono e contestano: "Anche a Stava c'era la Protezione civile", affermano dei residenti. Quando Rossi spiega che "c'è un'organizzazione, un presidente chiamato a prendere delle decisioni, un assessore competente...". A questo punto il più anziano del gruppo, che per tutto il tempo ha tenuto la testa tra le mani, guarda il cielo e afferma: "Ostia, Signore Dio varda 'n zo".

Il governatore continua a parlare, viene interrotto poi da Nicola Bertolini dei 5 Stelle: "Non mi interrompa", "Non faccia un monologo". Crstiano Moiola, consigliere del Patt, ad un certo punto esce. Forse il peso della contraddizione all'interno del gruppo autonomista è troppo forte, è evidente la frattura tra le istanze delle Stelle alpine moriane e il massimo rappresentante della Provincia espresso dallo stesso partito di Moiola.
Intervengono in tanti, tra i tanti anche Miriam Bertolini, una delle residenti e delle attiviste del Comitato: "La strategia della somma urgenza è stata utilizzata per impedirci di tutelare i nostri interssi, per agevolare i lavori, l'ha detto esplicitamente anche uno dei dirigenti della Protezione civile, perché se ci fosse una somma urgenza avremmo anche un piano di evacuazione, cosa che non c'è - afferma - e nessuno dica che stiamo lottando per salvare due pomodori o un cespo di insalata, stiamo lottando per molto di più".
Interviene a che la consigleira Paola Depretto: "Non c'è mai stato un confronto serio con i cittadini, siamo stati messi davanti al fatto compiuto. Chiediamo di fare un passo avanti nella direzione del dialogo e nella speanza di trovare un'altra soluzione".
A Rossi che insiste nel parlare di proprietari e di propietà privata risponde una voce: "Noi siamo i custodi di questo bel territorio, non siamo soltanto proprietari". Un'altra voce: "Bravo Lino!"

Si alza anche chi è favorevole: "Io da quando c'è questo pericolo i miei figli non li mando a giocare sulle fratte". Il commento è immediato: "Ma se non li mandavi neanche prima". "Io sono d'accordo con il sindaco", afferma. "Forse perché lavori in Comune", replica qualcuno.
Parla a lungo l'ingegner Ressegotti, spiega tecnicamente le alternative, ma Rossi si spazientisce, Mellarini anche. Viene interrotto: "Non siamo qui a parlare di questo", dice il governatore. Insomma la decisione è presa, qualcuno esce arrabbiato: "Ci siamo fatti prendere in giro da Ugo Rossi", afferma una signora uscendo platealmente.
Rossi e Mellarini stanno per raccogliere le carte, fanno per mettersi la giacca, ma c'è ancora chi vuole intervenire: "La politica dovrebbe dialogare con i cittadini - afferma una signora - ma fuori di qui c'è un'infintià di polizia che ci spaventa. Da cittadina dico solo questo: è una vergogna". Risponde Rossi prima di dire "Grazie e arrivederci": "Io vergogna non ne ho perchè qualcuno le decisioni se le deve prendere".
A chi chiede fuori come sia andata all'interno la risposta è questa: "Arroganza, arroganza, tanta arroganza". Facce lunghe, "Ora tutti al presidio sulle fratte", perché il presidio rimane e l'intenzione di bloccare il lavoro delle ruspe è la stessa dei giorni scorsi.
All'uscita la polizia scorta il presidente. Con l'Audi della Protezione civile è impossibile uscire senza essere fermati da due ali di folla che chiedono un confronto. Lo striscione è posizionate davanti alla vettura, i maniferstanti si fanno intorno, la macchina tenta di avanzare ma non è proprio possibile.
Ma nell'auto c'è solo l'autista, Ugo Rossi esce a piedi schermato dagli agenti in assetto antisommossa. Sale in macchina poco lontano e lascia Mori con le grida di chi dice in coro: "Vergogna".