Pd, il segretario di Rovereto: "Do le dimissioni, impossibile continuare così". Roberto Pallanch incontrerà stasera gli iscritti: "Forse un commissario farebbe bene a tutti"
Dopo mesi di tensioni che si protraggono dalla sconfitta di Miorandi alle comunali contro Valduga, il segretario Pallanch getta la spugna e si presenterà alla riunione del circolo dimissionario

ROVERETO. Questa sera, davanti agli iscritti del circolo roveretano del Partito Democratico, il segretario Roberto Pallanch rassegnerà le dimissioni. La notizia era nell'aria fin da ieri, ma oggi è lui stesso a darne conferma: “Stanno facendo pressioni per farmi cambiare idea – ammette – ma ormai ho deciso”.
Non ce la fa più, “non è più possibile continuare, non c'è un clima sereno”. Ha provato in mille modi a rasserenare la situazione, a spegnere i focolai di incendio pronti a divampare: “Ma ormai è tardi, sono io che faccio un passo indietro. Forse è salutare per tutti il commissariamento, servirebbe a far sbollire le tensioni”.
Ad accendere la miccia la questione economica. Al coordinamento provinciale il tesoriere Andrea Rudari ha sollevato il problema delle due sedi roveretane, quella storica di via Tartarotti (di cui il Pd paga ogni mese l'affitto alla Fondazione Ds) e quella portata in dote dalla Margherita, sfitta e inutilizzata ma che grava comunque sul bilancio.
“Per questo aspetto la soluzione potrebbe essere semplice – afferma Pallanch – si potrebbe adattare a ufficio l'ex sede della Margherita e metterla in affitto. Poi dare in gestione la sede di via Tartarotti all'Arci riservandoci il diritto all'utilizzo quando ne abbiamo bisogno”.
Ma ciò che porta alle dimissioni non è certo questo. “Assolutamente no – conferma Pallanch – anche se con questa vicenda alcuni hanno preso la palla al balzo per addossarmi per l'ennesima volta colpe ed errori”. Si riferisce a chi l'ha criticato accusandolo di essere “un segretario dormiente” addirittura.
“Dormiente è un direttivo che non è mai decollato – dice – che conta alcuni componenti che non si presentano mai alle riunioni. E io non riesco a lavorare in una situazione di perenne critica e di assenza totale di collaborazione da parte degli organismi dirigenti”.
Dormiente – dicono i detrattori – anche perché non interviene mai. “Ma se intervengo – spiega amareggiato e arrabbiato Roberto Pallanch – il giorno dopo sui giornali trovo le prese di distanza, i distinguo, tutto e il contrario di tutto”.
Insomma le questioni che oggi porteranno alle dimissioni di Roberto Pallanch non sono nuove. Nell'ultimo periodo si sono soltanto esasperate. Dallo schiaffo che i dem roveretani hanno subito con la sconfitta di Miorandi Sindaco e la conseguente vittoria di Francesco Valduga è cambiato tutto.
Il gruppo consigliare è capitanato dallo sconfitto Andrea Miornadi che spesso soffia sul fuoco, promuovendo un'opposizione secondo alcuni troppo rancorosa, che non si addice ad un partito di governo come il Pd. Posizioni troppo “oppositive” che mettono in difficoltà Roberto Pallanch che deve muoversi all'interno di una realtà politica più ampia, un livello provinciale che nei confronti di Valduga non intende certo muoversi con il caterpillar.
E poi, sulla scena politica roveretana, continua a muoversi liberamente l'ex segretario dei democratici, Fabiano Lorandi, galvanizzato dal fallimento del referendum istituzionale e spesso in collisione con l'attuale segretario Pallanch. E pensare che fu proprio Lorandi a “sponsorizzare” la sua candidatura alla segreteria.
“Ma io con questo gruppo e con il loro pensiero – afferma Pallanch – non ho più nulla in comune. Io non sono per i No a prescindere, io al referendum ho votato Sì, sui voucher non credo si debba eliminarli del tutto”. Come a dire: forse mi stanno addosso così tanto perché non porto avanti le loro istanze.
Dicevamo che sono in tanti quelli che cercano di far cambiare idea al segretario dimissionario. In primis il segretario provinciale Italo Gilmozzi che se potesse questa nuova grana la eviterebbe volentieri: “Proverò a parlare con lui", afferma. Ma sembra di capire che la misura sia colma e che un passo indietro sia una possibilità remota.