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Upt, il ritorno di Lorenzo Dellai: "No ai tatticismi, per battere il populismo una nuova politica e una nuova autonomia di comunità e condivisione"

Dellai a ruota libera dopo la nomina della nuova segreteria e la ricomposizione dell'Upt. "Sono convinto che dobbiamo immaginare una coalizione più comunitaria che tattica, che prediliga l'analisi della realtà alla ricerca di equilibri interni"

Di Donatello Baldo - 20 novembre 2016 - 08:12

TRENTO. “Nell'Upt ci sono tre questioni”, afferma Lorenzo Dellai al telefono. Una di queste era anche un problema, un problema da risolvere “che altrimenti avrebbe impedito la possibilità di affrontare le successive questioni”.

 

Quel problema l'ha risolto ieri il segretario Tiziano Mellarini mettendo “un po' d'ordine all'interno del partito, azzerando la segreteria e riformulandola”. Chiudendo così quel lungo strascico di polemiche che dal congresso di gennaio non si sono mai placate. “Polemiche e interpretazioni della linea politica del partito alquanto bizzarre – afferma Lorenzo Dellai. Ora, dopo la decisione del segretario – continua il deputato trentino –, è possibile aprire una fase di ripartenza e affrontare le altre due questioni che rimangono sul tavolo”.

 

E allora vediamoli questi due punti su cui Lorenzo Dellai si vuole concentrare per il futuro dell'Upt e per il futuro della stessa coalizione di governo, quella maggioranza di centro-sinistra-autonomista che governa fino ad oggi la nostra provincia. Il primo riguarda proprio il partito, “che deve adeguare il proprio ruolo in modo adeguato al tempo di oggi, deve reinterpretare il senso di una nuova fase politica che tenga conto di ciò che è cambiato, dei mutamenti della società e della stessa politica”.

 

Una nuova “fase costituente che riesca a riempirsi di proposte e di contenuti”, afferma Dellai. E quello che parla al telefono è ancora il politico che cattura l'attenzione e la cerca nel suo interlocutore, che spiega i dettagli del suo pensiero, della sua visione, del disegno che ha in testa e che vorrebbe illustrare fin nei dettagli.

 

“Una fase che si affronta senza i tatticismi, che non si occupa dei rapporti tra oligarchie, che non si occupa di inseguire questo o quello, che non cerca Carlo Daldoss o chiunque altro sia”. Sull'assessore della giunta Rossi che sembra stia studiando da presidente della Provincia, Lorenzo Dellai è chiaro: “Per ora è un assessore tecnico e non può essere inteso come partner di un progetto politico, nemmeno come interlocutore perché il suo ruolo ora non è di natura politica. Almeno per ora”.

 

L'Upt deve concentrarsi sulle finalità, sui contenuti, sull'analisi delle modificazioni sociali, culturali e politiche, sulle proposte. Poi, dopo – sottolinea Dellai – ci si potrà porre la questione delle alleanze e degli interlocutori con cui parlare”.

 

Ma i punti erano due: il primo riguarda il partito e il secondo la coalizione. “E la coalizione è il progetto complessivo da considerare, anche in vista del 2018, delle prossime elezioni provinciali”.

 

“Sono convinto che dobbiamo immaginare una coalizione più comunitaria che tattica, che prediliga l'analisi della realtà alla ricerca di equilibri interni. Anche la dimensione di coalizione deve prendere atto dei cambiamenti, di ciò che succede in Europa, della crisi della democrazia rappresentativa, e delle difficoltà del centro sinistra di fronte all'evoluzione proprio della crisi della rappresentanza”.

 

Deve essere però chiara una cosa. I nostri competitori sono tutti i populismi – afferma il deputato – e dobbiamo interrogarci e chiederci quale sia la proposta politica che noi mettiamo in campo per batterli. Questa è la domanda”. E nemmeno per questo la tattica torna utile: “No, la tattica non serve come non serve a nulla la politica degli equilibri tra i partiti della coalizione. C'è bisogno di nuove proposte, di nuove visioni, perché ormai nemmeno la buona amministrazione è garanzia di continuità di consenso”.

 

“Il tema della coalizione è l'idea di prospettiva che deve annoverare la scommessa di una nuova autonomia che non significhi localismo, che non voglia dire chiusura in se stessi. Dobbiamo ridisegnare assieme i confini aperti di un'autonomia che sappia mettere sia radici che ali, che sappia radicarsi nella tradizione di una terra fatta di cultura popolare ma possa anche librarsi verso l'innovazione e la competitività. Un'autonomia aperta e capace di contenere i valori di comunità e condivisione che sono parte della nostra storia più bella”. 

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