Celebrazioni di Malga Zonta tra le polemiche
Il sindaco di Folgaria: "Verità storiche da appurare". Il direttore del Museo Storico Ferrandi: "Già fatto, avete la memoria corta". Polemiche anche sui profughi

FOLGARIA. Il 15 agosto, come ogni anno, a Malga Zonta si celebra il ricordo dei 17 partigiani che nel 1944, dopo un rastrellamento, furono giustiziati sul posto dalle truppe nazi-fasciste e sepolti assieme in una buca. Partigiani vicentini, tra loro la Medaglia d'Oro Bruno Viola, che usavano la porcilaia delle montagne trentine come rifugio.
Una vicenda, quella dell'eccidio di Malga Zonta, “la cui verità storica è stata accertata – afferma Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo Storico del Trentino – e basterebbe leggere qualche libro per scoprirlo”. Ma i dubbi e le perplessità, i distinguo che sfiorano una lettura revisionistica, di tanto in tanto emergono. In passato fu l'anatomopatologo Francesco Piscioli a sezionare la storia di Malga Zonta, arrivando ad affermare che non sia di Viola il cadavere sepolto lì vicino: “Il cadavere di Viola non è mai stato riconosciuto – scrive in una sua lettera a QT del 2002 - è quindi un obbligo morale richiederne la riesumazione per confrontare il DNA”.
Quest'anno, sul palco delle celebrazioni, la storia dei 17 partigiani uccisi in una porcilaia è stata messa in dubbio addirittura dal sindaco di Folgaria Walter Ferrer: “Non è mia intenzione, e men che meno mia pretesa, sostituirmi agli storici – ha detto il sindaco nel suo intervento dal palco delle autorità - tuttavia vorrei fare oggi alcune osservazioni e sollevare alcune problematiche, invitando a una riflessione più ampia, articolata ed oggettiva di quanto non sia stato fatto fino a ora. E ciò non certo per inopportune istanze revisionistiche, ma per fare luce su alcuni aspetti che purtroppo suscitano interrogativi ancora privi di risposta”.
Uno degli interrogativi a cui allude il primo cittadino di Folgaria ha a che fare con la fotografia scattata da un tedesco che ritrae messi in fila sotto la tettoia della baita quelli che di lì a poco sarebbero stati trafitti dai proiettili del plotone. “Per decenni non si è dato l’opportuno rilievo alla circostanza che alcuni di coloro che sono ritratti nella fotografia con didascalia 'gli ultimi istanti degli eroi di Malga Zonta', in realtà non sono stati giustiziati, ma sono sopravvissuti”.
“Questi hanno la memoria corta”, dice il direttore del Museo Storico del Trentino. “Su quella foto abbiamo detto e scritto, abbiamo addirittura curato e allestito una mostra ad hoc assieme al comune di Folgaria”. Giuseppe Ferrandi spiega che “quella notte del 12 agosto del 1944, a Malga Zonta, assieme ai partigiani, erano presenti alcuni malgari. Quelli con gli scarponi sporchi di letame, che presumibilmente erano gli addetti alla porcilaia, anche se non tutti, furono poi risparmiati. Ma questo – afferma il direttore – è stato appurato da molti anni”.
Ma oltre la storia c'è la politica. E sul palco di Malga Zonta il sindaco dell'Altipiano ha chiesto che la commemorazione “non sia più occasione di palcoscenico per i politici. E non sia nemmeno più l'occasione – continua il sindaco – per parlare d’altro, soprattutto di questioni politiche estranee all’evento”.
Non è certo che il riferimento fosse al vicepresidente Alessandro Olivi che a Malga Zonta, lo scorso Ferragosto, rappresentava non solo la giunta trentina ma anche il PD. Ma dalla risposta che sullo stesso palco ha dato al sindaco Ferrer sembra che si sia sentito tirare per la giacca. Ha risposto sul fatto storico, affermando seccamente che “Malga Zonta ci dice solo una cosa: che c'era chi stava dalla parte giusta e chi da quella sbagliata, e su questo non c'è molto aggiungere". Ma non si risparmia la frecciatina: "Oggi abbiamo bisogno di esempi concreti di solidarietà ed accoglienza. Che Folgaria dia finalmente ospitalità ai profughi, e che non nasconda la testa nella sabbia per un calcolo egoistico legato al turismo".
Eccolo il tema dei profughi, che considerata la sua grande attualità non poteva non infiammare la celebrazione di quest'anno. Walter Ferrer difende il suo comune e spiega che “proprio per evitare una ghettizzazione e favorire l’integrazione dei dieci immigrati assegnati dalla Provincia a questo territorio abbiamo proposto che venissero ospitati presso appartamenti privati gestiti da residenti, individuando a Lavarone la possibilità di inserire i primi quattro immigrati. Ma sono state le strutture provinciali – precisa il sindaco – a sospendere l’iniziativa per approfondire le modalità gestionali della proposta fatta”.
La questione profughi ha caratterizzato anche la contestazione a scena aperta che un gruppo di giovani provenienti da Schio hanno inscenato nei confronti del sindaco del loro comune, presente sul palco di Malga Zonta tra le autorità. Il motivo sembra essere non tanto la proposta del sindaco veneto di ritirare la Medaglia d'Oro ad un partigiano che si era macchiato, a guerra conclusa, di un crimine efferato. Piuttosto quello che ha visto il sindaco, a inizio agosto, protestare contro l'arrivo dei profughi a Schio. Una protesta a cui hanno partecipato, senza alcun distinguo del primo cittadino, sia Forza Nuova che Casa Pound. “Il primo cittadino di Schio – affermano i Giovani Comunisti della città veneta in un post su Facebook del 9 agosto – si è eretto a capo popolo dei peggiori rigurgiti razzisti, rendendosi partecipe di una vergognosa orazione davanti alle bandiere festanti di Casapound e Forza Nuova”. Il 15 agosto lo stesso sindaco era a Malga Zonta a celebrare la Resistenza. Un'incongruenza che ha fatto scaldare gli animi.