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Referendum contro l'orso, 6.000 firme che servono a cosa? Dai maldestri tentativi della Lega a quello della Val di Sole così si fomentano rabbia e frustrazioni

La consultazione popolare sugli orsi che si cerca di promuovere in Val di Sole non ha nessun significato reale visto che l'orso è 'patrimonio indisponibile dello Stato' ed è tutelato a livello europeo e internazionale. Se anche (per paradosso) si dovesse andare al voto e dovesse vincere il 'Sì' cosa cambierebbe? Nulla. Le tutele restano e rimangono i limiti già oggi esistenti. Al contrario se ciò dovesse spingere per un referendum vero su scala nazionale (sempre per paradosso) sarebbe un plebiscito a favore degli orsi. Più serio fare un referendum per chiedere alle amministrazioni pubbliche (Provincia, Comunità di Valle, Comuni) di comportarsi come da anni avrebbero dovuto comportarsi per favorire la gestione del fenomeno

Di Luca Pianesi - 30 luglio 2024 - 06:01

MALÉ. 'Sembrava amore e invece era un calesse', qui si potrebbe dire, 'sembrava uno scherzo e invece qualcuno l'ha preso sul serio', a cominciare da buona parte dei media. Si sta dando grande risalto a una raccolta firme contro l'orso e i lupi andata in scena per qualche giorno in Val di Sole che ha già recuperato oltre 6.000 sottoscrizioni. L'ipotetico 'quesito' che si vorrebbe sottoporre poi alla consultazione popolare è il seguente: ''Ritieni che la presenza di grandi carnivori quali orsi e lupi, in zone densamente antropizzazione come le Valli di Sole, Peio e Rabbi, sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica e un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali?''

 

Un 'referendum' che va a creare ulteriore confusione sul tema e che, ovviamente, genererà nuove forme di frustrazione nella popolazione locale perché non potrà avere nessun esito. Il livello è quello del ''volete più cioccolata dentro le brioches?'' che non può che risolversi con un plebiscitario ''Si''. Bene, una volta che la comunità della zona avrà detto ''Sì'' alla cioccolata nelle brioches che succederà? Niente, perché la realtà è un po' più complessa di come la si vuole raccontare. Orsi e lupi sono, in quanto fauna selvatica, ''patrimonio indisponibile dello Stato'' e ''tutelati nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale''. Ma c'è di più. Stiamo sull'orso, perché alla fine è questo il focus dell'ipotetico referendum, il lupo lo si butta dentro perché fa paura atavica che piace tanto per creare ulteriore confusione. 

 

L'orso, lo specifica il ministero dell'Ambiente, ''è una specie di interesse comunitario inserita nella Convenzione di Berna, ratificata dall’Italia con la Legge n.503/81, quale specie di fauna rigorosamente protetta (Allegato II); nella Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (Normativa CITES), resa esecutiva dall’Italia con Legge n.150/92 e modificata dalla Legge n.59/93, integrata dal decreto legislativo 275/01, quale specie il cui commercio è regolamentato per evitare uno sfruttamento incompatibile con la loro sopravvivenza (Appendice II); nella Direttiva Habitat 92/43/CEE (recepita dall’Italia con DPR 8 settembre 1997 n.357, modificato e integrato dal DPR 12 marzo 2003 n.120) quale specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa (Allegato IV). Inoltre la Legge nazionale 11 febbraio 1992 n.157 inserisce l’Orso bruno tra le specie particolarmente protette (Art. 2, comma 1)''.

 

Va detto, poi, che referendum contro gli orsi sono stati già proposti in passato su scala più ampia (provinciale) da chi oggi governa la Provincia di Trento e lo fa da 6 anni, la Lega e Fugatti. Nel 2015 il referendum fu, ovviamente, bocciato perché "le iniziative e i provvedimenti indicati nel quesito referendario del 21 ottobre 2015 coincidono con quelli che, in data 24 luglio 2015, il Consiglio provinciale ha impegnato la Giunta a porre in essere; si richiederebbe quindi agli elettori di indicare agli organi provinciali un indirizzo già fatto proprio dall'assemblea rappresentativa della Provincia Autonoma". Insomma si fermava tutto ancor prima di entrare nel merito della 'giurisdizione' provinciale, nazionale, extra nazionale sugli orsi. Semplicemente si diceva: c'è un consiglio provinciale che già si occupa della materia, il referendum non avrebbe senso.

 

Nel 2023, poi, l'assurdo ha toccato il suo massimo con la Lega che raccoglieva le firme per un referendum nonostante fosse lei stessa al governo del territorio. E di bufala in bufala il testo del referendum conteneva esso stesso una della fake più care allo stesso presidente Fugatti che ancora oggi ripete (forse forte della logica per la quale più ripeti una bugia più è facile diventi verità): quella che il progetto Life Ursus avrebbe previsto la presenza di una cinquantina massimo di esemplari mentre, è ben noto, che questo era il numero minimo per la sopravvivenza della specie nel nostro contesto. In ogni caso di questa fantasmagorica raccolta firme pre-elezioni provinciali si è persa memoria. Gazebo, manifesti, illusorie immagini di vicinanza alla popolazione ma con la rielezione del presidente Fugatti tutto è scomparso come una bolla di sapone. 

 

Ora arriva il Comitato Insieme per Andrea Papi che ieri pomeriggio alle 15 ha consegnato le oltre 6.000 firme raccolte in quattro giorni in Val di Sole per chiedere l’attivazione della consultazione popolare, secondo quanto previsto dall’art. 9 dello Statuto della Comunità della Val di Sole. L'escamotage, qui, per cercare di arrivare alla consultazione è la frase ''un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali'' perché massimo di questo si può occupare la comunità di valle. Ma, ovviamente, nessun esito concreto potrebbe avere una consultazione in tale senso. Che si fa se stravince il 'sì' (come auspica il comitato) in Val di Sole, si inizia a sparare a raffica? Ma si è capito o no quanto è complicato anche solo abbattere un esemplare? Prima deve essere l'essere umano, quello 'intelligente' e che vuole 'governare' la natura, a mettere in campo le misure di prevenzione previste, che ad oggi non sono state ancora messe in campo e poi se ne potrà riparlare. Questo, sì, sarebbe stato rivoluzionario. Un referendum con il quale i cittadini chiedono alle amministrazioni pubbliche (dalla Pat alla Comunità di Valle, passando per i Comuni) di fare tutto il necessario per mettere in sicurezza il territorio quindi spingerle, finalmente (perché a 25 anni dall'avvio del progetto di reinserimento ancora non si è arrivati a questo risultato minimo), a cambiare tutti i bidoni della spazzatura con quelli antiorso, promuovere una convivenza dotando dei sistemi di difesa passiva agricoltori e allevatori, favorire gli incontri di formazione e informazione sui territori, realizzare sistemi innovativi di monitoraggio e gestione dei plantigradi.  

 

Ragionando per paradossi si potrebbe pensare che tutto ciò potrebbe, come massimo risultato possibile, aprire un dibattito che arrivi a coinvolgere l'opinione pubblica del Paese (visto che orsi e lupi appartengono allo Stato e quindi a tutti gli italiani). A quel punto, però, si otterrebbe il clamoroso effetto opposto a quello che si pensava di ottenere smuovendo le ''masse'' dalla Val di Sole: un referendum nazionale potrebbe definitivamente legittimare la presenza di orsi e lupi sul territorio con una sorta di plebiscito. D'altronde anche agli ''anti lupo'' svizzeri era andata male con un referendum che una volta aperto a tutta la comunità aveva visto respinta la possibilità di inserirli tra gli animali cacciabili. Un messaggio da tutta questa vicenda, comunque, emerge: se si arriva a promuovere consultazioni dal basso come si sta facendo in Val di Sole è perché la politica provinciale, che dovrebbe gestire il fenomeno, ha fallito su tutta la linea. 

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