Materie prime critiche: "Roma sta mettendo i piedi in testa alla nostra Autonomia?". Lo studio trentino e quegli interventi 'indifferibili e urgenti' di interesse nazionale
A porsi la domanda, dopo la recente approvazione del decreto legge 84 sullo sfruttamento delle materie prime critiche, sono la consigliera provinciale ed il segretario politico di Casa Autonomia, Paola Demagri e Michele Dallapiccola: “Attraverso un'interrogazione daremo modo alla Giunta di spiegare se e dove i nostri dubbi sono fondati. Diversamente, sarà legittimo chiedersi se sia stato fatto tutto il possibile per tutelare gli interessi delle nostre valli e dei concittadini che le abitano”

TRENTO. Materie prime critiche, mentre la Provincia annuncia uno studio conoscitivo per analizzare le potenzialità del Trentino da Casa Autonomia si chiedono chiarimenti a Piazza Dante: “Non è che Roma stia mettendo i piedi in testa alla nostra Autonomia?”. La domanda (sotto forma di interrogazione) arriva direttamente da Paola Demagri e Michele Dallapiccola (rispettivamente consigliera provinciale e segretario politico del movimento) dopo le parole dell'assessore provinciale competente in materia, Achille Spinelli, che ha annunciato la collaborazione di due anni in programma tra Pat e Università di Padova per la realizzazione di un approfondimento sulla distribuzione e consistenza delle materie prime critiche sul territorio provinciale (Qui Articolo). Si tratta di un'iniziativa che si inserisce nel contesto delle normative europee e nazionali introdotte per sostenere la ricerca di metalli rari (un gruppo di materie prime fondamentali a livello industriale, in particolare per quanto riguarda la transizione energetica), un settore che nei prossimi anni diventerà sempre più centrale e nel quale l'Italia (come buona parte dell'Unione europea) è totalmente dipendente dall'estero (Qui Articolo). E come spiegato a il Dolomiti dal geologo e mineralista del Muse Paolo Ferretti, in questo ambito le potenzialità in Trentino non mancano di certo (Qui una prima 'mappa' dei possibili giacimenti stilata dallo stesso Ferretti).
Mentre però lo stesso Spinelli, nell'annunciare lo studio, usa parole di grande cautela (“è ancora tutto da approfondire in termini di reale consistenza e sostenibilità ambientale”, “è importante procedere con cautela in quella che, ripeto, è attualmente solo un'attività conoscitiva. Per noi l'attenzione per il territorio resta prioritaria”), leggendo il decreto di riferimento Demagri e Dallapiccola si chiedono con quali strumenti la Provincia di Trento si troverà di fatto a giocare questa partita, visto che nel testo si fa chiaramente riferimento a “progetti di pubblico interesse nazionale” considerati di pubblica utilità e dunque “indifferibili ed urgenti”. “Approvato con modifiche in una calda giornata romana della vigilia di Ferraogosto – dicono i due – il Dl 84 contiene disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico. Come noto, si tratta di un argomento nazionale che possiede risvolti anche a livello locale. Tant'è che i politici nostrani, si badi bene solo quanto stimolati dalla stampa, hanno costantemente teso a minimizzare le preoccupazioni. Eppure, le informazioni a livello locale e nazionale ne stimolano non poche nonostante, nel decreto appena editato, ci sia un incipit che potrebbe lasciare tutti tranquilli”.
Nel testo (articolo 1 comma 3) si sottolinea infatti che le disposizioni del decreto “si applicano nelle Regioni a statuto speciale e nelle Provincia autonoma di Trento e Bolzano compatibilmente con le disposizioni dei rispettivi Statuti e relative norme di attuazione”. “A riportare le nubi sul cielo delle speranze trentine – continuano però da Casa Autonomia – ci pensa tuttavia subito il comma 3 dell'articolo 2. Da lì si evince infatti che possono esistere progetti riconosciuti come strategici dalla Commissione europea che assumono la qualità di progetti di pubblico interesse nazionale. Comprensivi di opere e interventi necessari per la loro realizzazione, sono considerati di pubblica utilità dunque indifferibili ed urgenti”. Una formula che non sembra lasciare spazio di manovra. “L'articolo 3 afferma poi – aggiungono Demagri e Dallapiccola – che la realizzazione di progetti strategici va presentata al 'punto unico di contatto' al Mase, che sente in maniera non vincolante le amministrazioni locali e rilascia le concessioni. Al comma 2 si parla dell'autorizzazione unica rilasciata dalla competente direzione generale del Ministero delle imprese e del made in Italy: Mimit. È il dicastero alle dirette dipendenze del ministro Urso, uno non proprio autonomista nel Dna politico. Comprendiamo che queste nostre considerazioni possano essere tacciate di allarmismo. Più e più volte tuttavia abbiamo visto Roma tentare di mettere da parte i dettami della nostra Autonomia. Non solo chi ha governato negli anni '10, ad esempio, ricorda la gravità degli effetti della 'spending review' volta da Roma, alla faccia del nostro Statuto”.
Ad aggravare il quadro, dicono i due, ci pensa poi Ispra (al quale il Governo ha affidato il Programma nazionale di esplorazione delle materie prime critiche), che in una recente presentazione sul tema (“La situazione normativa delle Regioni in relazione allo sfruttamento delle materie prime critiche”) ha presentato in una slide diversi punti riportati da Casa Autonomia: “Le Regioni, che esercitano una piena competenza amministrativa per il conferimento dei titoli minerari relativi alle materie prime critiche, applicano la legislazione statale vetusta e non possiedono le competenze tecniche e amministrative per autorizzare e controllarne la ricerca e lo sfruttamento. Le stesse Regioni, per la gran parte, hanno una visione dell'interesse economico delle attività estrattive limitato alla singola realtà regionale e non percepiscono, se non in qualche lodevole caso, l'interesse nazionale. Gli interessi localistici, talvolta, sono prevalenti su quelli nazionali”.
“Il movimento Casa Autonomia.eu – concludono quindi Demagri e Dallapiccola – si sente particolarmente legato ai valori dell'Autonomismo. Per questo non ce la sentiamo di lasciar passare in silenzio la questione. Attraverso un’interrogazione daremo modo alla Giunta di spiegare se e dove i nostri dubbi sono fondati. Diversamente, sarà legittimo chiedersi se sia stato fatto tutto il possibile per poter tutelare gli interessi delle nostre valli e dei concittadini che le abitano. Lo facciamo mossi dal desiderio di stigmatizzare un duplice silenzio. Quello dell'amministrazione Provinciale sorprende poco. Si tratta ormai una triste realtà, sempre leale alle scelte di un governo statalista nazionalista. A sorprendere maggiormente però è invece l'atteggiamento degli autonomisti che per contratto a chiamata siedono attualmente in Giunta provinciale. Sarà forse dovuto a questo il mutismo dei discendenti diretti di quegli storici autonomisti che furono schietti e genuini interpreti delle prerogative di autogoverno che un tempo abitavano il loro partito? Che fu ad esempio quello che subito si mosse sulle barricate in Val Rendena non appena era stata paventata un'ipotesi di avviamento di attività estrattiva di uranio. 'E' colpa di Roma, ci dispiace, di più non si poteva fare' non può bastare. L'unica risposta tollerabile è 'se il Trentino non sarà d'accordo di nuove attività estrattive non se ne potrà parlare'. È quest'ultima l'unica risposta accettabile all'interrogazione che abbiamo appena depositato”.