"E' la professione infermieristica o l'Apss a non essere più attrattiva?" Paola Demagri (CasaAutonomia) chiede risposte precise dopo il flop delle iscrizioni al corso di laurea
L'invito è quindi quello di ricercare, capire, ascoltare quali motivi risiedono in colori che si licenziano dall'azienda alla quale hanno appartenuto per molti anni. Basta poco per ottenere informazioni, una telefonata a chi presenta la lettera di dimissioni. Sembra quasi di scorgere che sia la stessa casa aziendale a mostrarsi poco prodiga di azioni che possano trattenere il personale infermieristico" scrive la consigliera provinciale

TRENTO. I posti ci sono, eccome se ci sono con la possibilità di entrare subito nel mondo del lavoro una volta completato il percorso di studi universitario, ma gli iscritti ai test d'ingresso sono sempre meno.
Quella dell'infermiere, dati inequivocabili alla mano, è una professione che attrae sempre meno i giovani.
Ne abbiamo dato notizia qualche giorno fa (QUI ARTICOLO) raccontando che, per il corso di laurea infermieristica all'Università di Trento, le iscrizioni presentate (come prima scelta) sono state solamente 140 a fronte di 200 posti disponibili.
E, per allargare il discorso anche alle altre professioni sanitarie, anche gli altri due corsi (assistenza sanitaria e tecniche della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro) non hanno fatto registrare il tutto esaurito con poco più del 50% delle iscrizioni sui 25 posti disponibili per ciascun indirizzo
La situazione è preoccupante e sulla vicenda la consigliera provinciale di CasaAutonomia Paola Demagri, che per tanti anni ha svolto proprio la professione d'infermiera e quindi il mondo della sanità lo conosce benissimo e "dall'interno", ha presentato un'interrogazione, proponendo però un'analisi più approfondita della questione e invitando la politica ad una riflessione. Con una domanda fondamentale: a non essere più attrattiva è questa professione o l'Apss?
Nella premessa la consigliera parla di "sconfitta difficile da accettare" ma, allo stesso tempo, invita a riflettere sul fatto che "chi lascia o ha lasciato l'Apss per poi stipulare nuovi contratti con il privato perché lo fa? E chi è già infermiere che informazioni diffonde? Anche i neopensionati potranno essere fonte importante di informazione. L'invito è quindi quello di ricercare, capire, ascoltare quali motivi risiedono in colori che si licenziano dall'azienda alla quale hanno appartenuto per molti anni. Basta poco per ottenere informazioni, una telefonata a chi presenta la lettera di dimissioni".
"A quanto pare interventi di questo tipo non ne sono stati fatti - prosegue Paola Demagri -. Anzi, piuttosto frasi del tipo “c’è chi va e chi viene” ne abbiamo già sentite da parte di qualche Direttore. Se l’Azienda si impegnerà, e la Politica deve pretendere questo approccio, di interpellare chi ha lasciato volontariamente l’Azienda, allora si scoprirà il vaso di Pandora. Ecco qui qualche anticipazione: 'mi sono sentito un numero', oppure 'il lavoro per prestazioni è demotivante', o ancora 'non si conoscono gli obiettivi aziendali', 'dal privato lo stipendio è più adeguato', 'nel privato vi è maggior possibilità di conciliare lavoro - famiglia'".
Ecco, dunque, l'interrogazione della consigliera di CasaAutonomia, con la quale chiede che si prenda atto delle difficoltà di un settore strategico per la sanità trentina.
"Nel recente test di ammissione al percorso studi d'ambito infermieristico - scrive la consigliera -, ha fatto scalpore un dato tra tutti. Nel passato di questa interessante specialità formativa, infatti, non trova repliche il bassissimo numero di iscritti. Le motivazioni si perdono in un intrico di concause, alcune delle quali ancor oggi poco esplicitate. Al punto che l’analisi dell’attuale situazione in tema di “gradimento della professione” è divenuta argomento di ricerca anche a livello nazionale. Questo perché, ad onor del vero, il fenomeno interessa tutto il territorio italiano. Guardando in casa nostra però, dove è più facile reperire dati ed informazioni, sembra quasi di scorgere che sia la stessa casa aziendale a mostrarsi poco prodiga di azioni che possano trattenere il personale infermieristico. C’è anche da sospettare che tale atteggiamento si replichi anche su molte altre figure istituzionali, che qui volutamente non citeremo per mantenere alto il focus sul problema che attualmente è più alla ribalta della cronaca locale. Dopo 10 mesi dalla precedente interrogazione attraverso la quale l’Assessore aveva fornito i numeri richiesti avvertiamo il bisogno di andare oltre. Vogliamo conoscerne lo stato dell'arte sul come l'azienda sanitaria stia affrontando questa emergenza, vogliano provare a stimolare la politica a prendersi davvero a cuore questo stato di crisi del settore".
Le domande a cui la Giunta dovrà rispondere sono tante e tutte di fondamentale importanza per il futuro della sanità trentina, che non riesce a reperire infermiere e infermieri.
"Quanti licenziamenti volontari di infermieri - così si conclude l'interrogazione - ci sono stati in Apss nel 2023 e per il 2024 fino alla data odierna? Da quali reparti e da quali Ospedali o Servizi Territoriali provenivano questi infermieri? Quanti di questi infermieri sono stati convocati in Apss presso la Direzione Generale per un confronto sulle motivazioni che hanno determinato il licenziamento? Quanti e quali interventi migliorativi sono stati intrapresi per migliorare eventuali situazioni critiche? Quanti infermieri si è riusciti a trattenere e/o a ritirare le dimissioni? Dell’ultima graduatoria di concorso a tempo determinato e indeterminato esaurite quante rinunce ci sono state dopo la convocazione di accettazione del posto di lavoro presso Apss? Dei dipendenti infermieri licenziati per pensionamento nell’anno 2023 e 2024 è stato verificato attraverso i canali istituzionali quanti hanno attivato forme di contratto di lavoro come infermiere?"