Consultazione popolare contro gli orsi in Val di Sole? Genovesi (Ispra): ''Vedo il rischio che si siano create aspettative non in linea con la realtà''
In Val di Sole ha partecipato a questo voto il 63% degli aventi diritto. Poco se si pensa che quella è la zona più 'arrabbiata e polemica' con la presenza dei plantigradi. Su Rai1 è intervenuto il responsabile dell'area conservazione e gestione della fauna dell'Ispra: ''Serve un dialogo tra tecnici, istituzioni e comunità locali. Però bisogna arrivare anche a un livello di accettazione''

TRENTO. ''Vedo il rischio che si siano create delle aspettative che poi non possono essere in linea con la realtà''. Questa la risposta alla domanda 'come commenta il plebiscito che c'è stato in Trentino contro gli orsi' posta da Massimiliano Ossini, conduttore di Uno Mattina, a Pietro Genovesi zoologo, responsabile dell'area conservazione e gestione della fauna dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il tema era il (finto) referendum che si è tenuto in Val di Sole contro gli orsi. Una consultazione popolare (non serviva nemmeno la tessera elettorale) nei luoghi dove la popolazione sembrava più arrabbiata ed esasperata dalla presenza dei grandi carnivori ma che ha visto partecipare al voto 'solo' il 63% degli aventi diritto (di fatto una percentuale leggermente più bassa delle elezioni provinciali). Di questi, poi, ovviamente la quasi totalità (il 98%) si è espressa contro i plantigradi (da qui la parola 'plebiscito' usata anche dal presentatore di Rai1).
Il tutto, come già detto altre volte, ha un significato nullo di fatto. Gli orsi hanno livelli di protezione che una consultazione popolare non può nemmeno sfiorare e, sempre come avevamo detto in passato, un tale processo servirà solamente a frustrare ulteriormente quella popolazione che ha il diritto di avere risposte concrete dalla politica nella quotidianità della propria vita ma che da ieri (dopo che è uscito l'esito del 'plebiscito') avrà solo nuove aspettative che non potranno concretizzarsi in nulla.
Lo sa bene anche il numero 1 di Ispra in materia, Genovesi che appunto a domanda risponde: ''Le conseguenze dell'esito di questa consultazione dipendono dalle scelte politiche. Questo può portare a ragionare anche con noi tecnici a cercare soluzioni che diano maggior peso alla sicurezza delle persone. O lavorare a scelte gestionali che siano comunque in linea con le leggi europee. Oppure a modifiche delle norme comunitarie di protezione dell'orso. Se questo referendum, però, ha creato l'aspettativa che gli orsi potranno essere rimossi dal Trentino questo, diciamo, confligge con le norme europee e cambiarle richiede un'attività politica e non tecnica. Vedo il rischio che si siano create delle aspettative che poi non sono in linea con la realtà''.
Cosa si deve fare, allora, per arrivare a una gestione del fenomeno più coerente e strutturata? ''Un primo passaggio è cercare un dialogo tra tecnici, istituzioni e comunità locali. Però bisogna arrivare anche a un livello di accettazione - prosegue Genovesi -. Pensare che si possa risolvere il problema solo rimuovendo completamente le popolazioni di orsi è oltre che criticabile anche irrealistico. Quindi è possibile arrivare a una forma di coesistenza che non vuol dire protezione assoluta per le specie, vuol dire che in certi casi occorre rimuovere gli animali come è successo in 9 casi in Trentino. Però vuol dire anche promuovere comportamenti responsabili, misure di dissuasione e informazione, gestione dei rifiuti e così via. Credo che il dialogo sia essenziale. Le comunità locali devono avere un ruolo e devono essere ascoltate''.
''Certo - conclude Genovesi - la polarizzazione di posizioni molto distanti, ovvero chi è per la protezione assoluta di ogni individuo e nega addirittura che ci siano stati gli episodi di aggressioni, o chi invece vorrebbe veder togliere tutti gli animali problematici, rende più difficile arrivare alla soluzione intermedia che è quella corretta ed è percorribile''.