Conoscere meglio i lupi per prevenire le predazioni, “Ivana” e “Sirio” l’unica coppia alfa radiocollarata sulle Alpi. Berzi: “Con il Gps abbiamo capito che ci sono dei cuccioli”
In questi giorni i ricercatori hanno recuperato, dopo quasi un anno, il collare Gps di “Ivana”, femmina alfa di un branco di lupi che vive sul monte Grappa. L’esperto: “Grazie ai dati raccolti sarà possibile effettuare delle analisi statistiche per comprendere quali sono le zone più frequentate dai lupi e perché”

BELLUNO. Per cercare di ridurre le predazioni dei grandi carnivori su animali domestici in Veneto è stato avviato un progetto che coinvolge alcuni dei massimi esperti del settore (approfondimenti QUI e QUI). In sostanza gli esperti stanno raccogliendo tutta una serie di informazioni su abitudini, predazioni e home range dei branchi che vivono fra la zona del Monte Grappa e l’altopiano di Asiago, informazioni che poi vengono utilizzate per sperimentare un innovativo sistema di allarme per evitare le predazioni ai danni degli allevamenti.
“Raccogliere queste informazioni non è facile – racconta Duccio Berzi, esperto di conservazione della fauna e responsabile delle operazioni sul campo – per farlo, oltre che con le uscite sul campo, ci serviamo di speciali collari Gps che monitorano la posizione degli esemplari radiocollarati”. In questi giorni la squadra di esperti è stata impegnata nelle operazioni di recupero di uno di questi preziosi collari (QUI il racconto di una cattura). “A distanza di quasi un anno, con la batteria principale vicino all’esaurimento, abbiamo deciso di sganciare il collare a Ivana, la lupa riproduttiva del Grappa”.
I collari utilizzati nell’ambito del progetto di telemetria proattiva in Veneto sono dotati del meccanismo “drop off” che permette di sganciare a distanza il collare consentendo poi di recuperarlo. Un’operazione più facile a dirsi che a farsi anche perché per disattivarlo i ricercatori devono avvicinarsi molto all’esemplare radiocollarato. “Non è una operazione banale – ribadisce Berzi – lo sgancio e il ritrovamento avvengono attraverso radio, antenna direzionale e l’uso del radiofaro Uhf, che a sua volta è alimentato da una specifica batteria. Il tutto in ambienti molto difficili, come quello del Monte Grappa in cui il collare può facilmente perdersi tra le pietraie e gli abeti abbattuti della tempesta Vaia”.
Nulla va lasciato al caso e l’operazione va sempre pianificata nei minimi dettagli, soprattutto in questo periodo dell’anno quando i lupi sono nella fase riproduttiva. “Prima di sganciare il collare abbiamo atteso che la lupa fosse lontana dalla tana, poi, dopo alcune ore di ricerche, siamo riusciti a localizzare il collare”. È sempre attraverso i segnali Gps che gli esperti hanno saputo in anticipo che la femmina aveva partorito dei cuccioli: “Abbiamo avuto la fortuna di riuscire a radiocollarare sia ‘Ivana’ che il compagno ‘Sirio’, la coppia alfa del branco del monte Grappa che stiamo monitorando. Grazie ai Gps ci siamo accorti che la femmina in questo periodo rimane spesso nella tana, mentre il maschio dopo una predazione torna a farle visita, ciò indica la presenza di cuccioli, in caso contrario anche la femmina prenderebbe parte alle battute di caccia”.
Recuperare questi strumenti è fondamentale, non solo per i costi (una volta rigenerati possono essere riutilizzati) ma anche perché alcune delle informazioni sono memorizzate al loro interno e per essere analizzate si deve attendere di entrare in possesso del collare. “Grazie ai dati raccolti sarà possibile effettuare delle analisi statistiche per comprendere quali sono le zone più frequentate dai lupi e perché”, afferma Berzi. In pratica i ricercatori cercheranno di capire come il branco del Grappa si è approcciato agli allevamenti della zona: “Vogliamo comprendere se hanno scelto subito quelli dove non sono state realizzate opere di prevenzione o se li hanno ‘testati’ tutti prima di avvicinarsi. Inoltre svolgeremo un lavoro anche sui cani da guardiania che saranno anch’essi dotati di radiocollare per capire quali sono quelli che lavorano meglio e come si rapportano con i lupi, allo stesso tempo potremo calcolare il tasso di successo predatorio in presenza di cani e opere di dissuasione”.
Ovviamente i ricercatori non si sono dimenticati di “ringraziare” la lupa Ivana che ha fornito oltre 8.000 fix di posizione, oltre a un’infinità di informazioni di carattere ecologico, vita familiare e predazioni che a breve verranno elaborate e permetteranno di capire meglio come vivono i lupi in ambiente alpino. “Ora – Conclude Berzi – toccherà a Sirio, il compagno radiocollarato a marzo, portare avanti la preziosa collaborazione”.