Liliana Costanzi, la veterinaria dei lupi: “Mai manifestato comportamenti aggressivi con noi. Lavorando con questi animali si avverte l’antico legame che esiste con la nostra specie”
In Veneto una squadra di ricercatori sta portando avanti un progetto di monitoraggio sui lupi per raccogliere informazioni e studiare nuove soluzioni contro le predazioni. L’intervista alla veterinaria che si occupa delle sedazioni: “Sono onorata di poter conoscere da vicino animali così complessi. Quando li catturiamo? Sono meno aggressivi di ciò che ci si aspetta”

TRENTO. In Veneto una squadra di specialisti si sta occupando della cattura di alcuni lupi nell’ambito di un progetto di monitoraggio sui grandi carnivori messo in campo in collaborazione con la Regione Veneto. Il progetto coordinato dal professore del dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari, Marco Apollonio, serve per raccogliere informazioni su abitudini, predazioni e home range dei branchi che vivono fra la zona del Monte Grappa e l’altopiano di Asiago, ma anche per sperimentare un innovativo sistema di allarme per evitare le predazioni ai danni degli allevamenti.
Per monitorare costantemente questi carnivori però è necessario applicare loro un collare dotato di Gps e per riuscirci bisogna prima catturarli. “Si tratta di un’attività molto impegnativa – spiega Liliana Costanzi la veterinaria del gruppo di ricerca – dove si deve studiare ogni minimo dettaglio, fino a diventare quasi paranoici affinché tutto funzioni a regola d’arte”. Gli aspetti da tenere in considerazioni sono molteplici, in primis il luogo dove posizionare il laccio deve essere scelto con cura perché oltre a dover essere, ovviamente, in una zona di passaggio dei lupi, deve essere facilmente accessibile ai ricercatori. Il protocollo infatti, impone che non passino più di 40 minuti da quando il lupo cade in trappola all’arrivo dei ricercatori. “Da esperienza precedenti si è visto che servono 10 passaggi sui lacci prima di averne uno utile per la cattura. Le nostre sessioni durano in genere una decina di giorni per raggiungere un numero adeguato di notti/trappola ma non sempre si cattura. In questo periodo dobbiamo essere pronti a intervenire 24 ore su 24, giorno e notte”.
Quando la trappola, del tutto innocua per l’animale, scatta i ricercatori vengono avvisati con un messaggio sul cellulare, anche se a volte può trattarsi di un falso allarme. “L’attesa può essere frustrante – sottolinea Costanzi – per questo è necessario tenere in considerazioni tutte le variabili, in particolare per garantire la sicurezza degli esemplari catturati. Ad ogni modo con pazienza e perseveranza gli sforzi messi in campo sono sempre stati ripagati: sono già quattro gli esemplari radiocollarati finora.
Quando un lupo viene catturato una squadra composta da 5 o 6 elementi, ognuno con un compito preciso, si precipita sul posto. Per prima cosa dev’essere sedato con un dardo anestetico, e qui entra in gioco proprio Costanzi “bisogna evitare che mentre si misura la lunghezza dei canini si risvegli”, scherza la veterinaria. In seconda battuta si pensa al radiocollare che deve essere applicato correttamente. Nel frattempo si procede a effettuare una serie di misurazioni. “Nello specifico mi occupo di tenere controllati i parametri vitali come temperatura corporea, frequenza cardiaca e saturazione”. Nel frattempo si raccolgono anche le misure biometriche dell’animale: come le dimensioni dei denti, la lunghezza della coda e si fotografano i “tratti particolari” di ogni esemplare così da poterli riconoscere più facilmente in futuro. Costanzi si occupa anche di eseguire dei prelievi di pelo e sangue per le analisi genetiche e sanitarie.
L’obiettivo di tutti gli operatori è quello di ridurre lo stress nell’animale per questo si impiegano solo 45 minuti per raccogliere tutte le informazioni. Completate le operazioni più importanti si passa alla pesatura degli esemplari che viene fatta mentre si trovano all’interno di una cassa in legno, la stessa dalla quale saranno liberati. “Quando siamo pronti mi occupo di fare un’iniezione che antagonizza una delle due sostanze anestetiche, lo scopo è quello di velocizzare il risveglio dell’animale per rimetterlo nelle condizioni di muoversi nel più breve tempo possibile”. Infine il lupo catturato viene liberato in una zona sicura, lontana dai possibili pericoli. L’ultimo esemplare radiocollarato è stato Sirio, il maschio alfa di un branco della zona del Grappa: “Sono rimasta stupita dalla calma mostrata da questo animale, estremamente pacato e tranquillo”.
Per Costanzi in un certo senso i lupi rappresentano una novità: “Dal 2014 lavoro all’interno del Parco Nazionale Gran Paradiso, in Piemonte, occupandomi della cattura di stambecchi e camosci ma anche cinghiali, volpi e tassi. È la prima volta che lavoro con i lupi ma posso dire che Siriano Luccarini, il biologo che si occupa di posizionare i lacci, e Duccio Berzi, responsabile delle operazioni sul campo, sono degli ottimi maestri”. I lupi comunque, per stessa ammissione della veterinaria, hanno qualcosa di diverso, risvegliano emozioni uniche: “Lavorando con questi animali si avverte l’antico legame che esiste con la nostra specie. Se ho notato comportamenti particolari? Posso confermare che sono meno aggressivi di ciò che ci si aspetta, quando arriviamo sul luogo della cattura non hanno mai manifestato comportamenti aggressivi. Pure quando vengono liberati se ne vanno con molta discrezione. Rispetto agli altri il lupo è un animale ‘politico’ che spesso viene dipinto come ‘troppo buono’ o come ‘troppo cattivo’, ma la verità è che è solo una specie complessa e proprio per questo affascinante. Da parte mia posso concludere dicendo che mi sento onorata di poterli conoscere così da vicino”.