Ius soli, un documento trentino di duemila anni fa: la Tabula clesiana


"Memorie dal sottosuolo" itinerari di storia ed arte nel Trentino
In questo periodo di dibattito acceso e di continuo rinvio della legge sullo Ius soli e del crudele programma di Donald Trump (DACA) che vuole l’espulsione degli immigrati irregolari arrivati in America da bambini, è utile rivedere la politica di apertura dell’antica Roma.
Di questa politica, sensibile e pragmatica allo stesso tempo, abbiamo in Trentino un prezioso esempio: la Tabula clesiana.
Si tratta di una lastra in bronzo con un lungo testo, inciso in limpidi caratteri, che riporta l’editto con il quale l’imperatore Claudio, nel 46 dopo Cristo, concedeva la cittadinanza romana agli Anauni, ai Sinduni e ai Tulliassi.
Non si sa esattamente la collocazione dei Tulliassi e dei Sinduni nell’arco alpino, ma nessun dubbio che gli Anauni sono gli abitanti della Val di Non, molti dei quali venuti ad abitare nel municipium di Trento, la città capoluogo di un vasto territorio iscritto nella tribù Papiria, una delle divisioni amministrative dell’impero romano.
La tavola fu trovata a Cles nel 1869, in quella località religiosa e cultuale che erano i Campi neri, dove le scoperte archeologiche continuano tuttora e dov’è stato aperto un interessante sito archeologico.
Assieme alla lapide di Marco Apuleio, murata nell’abside della chiesa di S. Apollinare (la copia, l’originale è al Buonconsiglio) la Tabula clesiana, anch’essa al Buonconsiglio, è il più importante documento epigrafico del Trentino in epoca romana.
L’imperatore Claudio, nel suo editto, regola con grande lungimiranza la situazione ingarbugliata degli anauni i quali, mescolati ormai da tempo ai cittadini di Trento, non godevano della cittadinanza romana, erano “adtributi” (aggregati) e avevano quindi diritti limitati.
Molti di loro erano ben inseriti nelle attività economiche della città e del territorio, alcuni addirittura, pur senza i requisiti giuridici, si erano arrogati dei privilegi riservati ai cives Romani, quali l’arruolamento in coorti pretorie, dove certuni erano diventati addirittura centurioni, altri erano divenuti giudici nella stessa Roma.
Claudio, consapevole che la rigida applicazione della legge, con effetti retroattivi, avrebbe avuto pesanti conseguenze di carattere giuridico-amministrativo per l’intera comunità tridentina, con perspicace realismo politico legalizzò in favore degli Anauni lo stato esistente, cioè estese a tutti la cittadinanza romana.
L’editto, promulgato a Baia nella sontuosa villa dell’imperatore, fu inciso nel bronzo e quindi affisso, reca ancora i fori dei chiodi, in un importante edificio del centro religioso dei Campi neri a Cles.

Quale strumento di riflessione per la politica attuale è utile riportare le parole dell’editto incise in caratteri di bronzo:
Per quanto riguarda la condizione degli Anauni, dei Tulliassi e dei Sinduni, sebbene veda che questa gente abbia una cittadinanza romana di origine non troppo sicura: tuttavia poiché essi ne furono in possesso per lunga usurpazione e in modo così promiscuo con i Tridentini che non si potrebbe separarli da quelli senza grave danno dello splendido municipio, permetto che essi rimangano in quel diritto che credevano di possedere.
La Tabula Clesiana non è la sola: con la Tabula claudiana, conservata nel museo gallo-romano di Lione, l’imperatore Claudio si pronunciava in favore della concessione della cittadinanza romana alla Gallia comata, la Gallia di Asterix, attuando una larghezza di vedute che si esprimeva attraverso la concessione della cittadinanza romana, e quindi dei pieni diritti, anche ai provinciali dell’impero.
Per saperne di più: Storia del Trentino. Volume II. L’età romana e l’esauriente scheda Tabula Clesiana, in Wikipedia.