La sfida del futuro passa da un sogno chiamato regione. Chi ha visione pensi a unirsi e non a dividersi


Anticipatore sociale, analista di macrotendenze consulente strategico
Venerdì 1 dicembre alle 17 al Muse si terrà l’evento conclusivo del programma di iniziative “PUP 50. Anticipiamo il futuro. Un nuovo quadro per lo sviluppo territoriale”: una conferenza dei Presidenti Ugo Rossi e Arno Kompatscher sul futuro dell’autonomia, l’orientamento strategico dello sviluppo regionale negli anni a venire e il rafforzamento dei rapporti fra Trento e Bolzano. Vorrei condividere una riflessione sulle auspicabili e indispensabili sinergie tra Trentino e Alto Adige-Suedtirol.
I quotidiani trentini hanno definito “gemellaggio” quello tra il Trentino e lo Sichuan, ma lo Sichuan (provincia della Repubblica popolare cinese) ha una popolazione equivalente a quella della Germania e un Pil che si colloca sopra quello della Lombardia e appena sotto quello del Baden-Württemberg. Temo che i media dello Sichuan abbiano usato altri termini per designare l’accordo. Più probabilmente quasi nessuno se n’è accorto. Il portale di informazioni di Chengdu, la capitale dello Sichuan, ha descritto il Trentino come la più ricca provincia d'Italia, sentendo il bisogno di spiegare che quest’ultima è "an important developed country in South Europe".
Quando si opera su uno scacchiere planetario non si può più dare per scontato nulla. Quanti trentini hanno sentito parlare dello Sichuan e sanno dove sia? Quanti sono al corrente del fatto che, con lungimiranza, stiamo coltivando un partenariato molto promettente con quella provincia cinese? Centinaia di milioni, forse miliardi di persone, non saprebbero collocare geograficamente l'Italia, figuriamoci che peso possono dare al "piccolo Trentino nella Grande Europa". In altre parole, nessuna delle due province può procedere credibilmente per conto suo nell'era planetaria, dove due nazioni africane stanno già impiegando droni per il trasporto di materiale sanitario in zone remote e altre due programmano di inviare nello spazio i primi astronauti africani nel giro di 10-12 anni.
Il mondo sta cambiando a ritmi serratissimi e noi stiamo sprecando ghiotte occasioni per tenere il passo. L’ostacolo più inesorabile è nelle nostre menti. In Europa lo Zeitgeist (spirito del tempo) dominante ai nostri giorni è cupo, fatalista, spenglerianamente crepuscolare, inadatto a politici che desiderano comunicare sogni, visioni, progetti di più ampio respiro e portata multigenerazionale. L’assessore Carlo Daldoss, che introdurrà la conferenza, esorta a “ragionare anche un po' fuori dagli schemi, con un po' di utopia. Nel Pup del 1967 le utopie furono declinate come realisticamente possibili, per farlo oggi abbiamo bisogno di mettere sul tavolo anche idee che possono sembrarci come impossibili. Da qui la sollecitazione ai gruppi di lavoro di pensare a mente libera, di mettere sul tavolo anche idee strampalate ma che, come diceva Bruno Kessler, sono piccole luci che nel futuro potranno diventare il lampione di riferimento”.
Un’idea “strampalata” potrebbe appunto essere quella di mobilitare le forze economiche e sociali delle nostre province per svolgere un ruolo da protagonisti, nel nostro piccolo, dell’emergente economia spaziale, in sintonia con le linee guida del governo. Malauguratamente siamo continuamente bombardati da messaggi di cinismo, disperazione, risentimento e pessimismo, oppure di positività superficiale, cosmetica, tipica di chi desidera solo poco più della stessa minestra di sempre, per vantaggio personale o per povertà di immaginazione ed empatia.
I tentativi di forzare questa trappola psicologica e cognitiva vengono liquidati con un cenno infastidito della mano da chi si reputa un abile aruspice, un fedele interprete dei tempi che corrono e dei tempi che verranno. Il che purtroppo comporta che un'alleanza strategica tra le due province rischi di essere dettata dalla paura dei colossi che operano nel mondo. Sarebbe un errore gravissimo. La forza delle due province unite in un’alleanza regionale ed euroregionale risiede nella sua capacità di fare in modo che quest’intesa porti a un potenziale che ecceda quello della mera somma dei potenziali delle due province prese separatamente.
Un’alleanza difensiva, reattiva, pavida sarebbe deleteria in questo senso: la sommatoria darebbe un risultato inferiore a quello di partenza. Lo spirito dovrebbe essere invece quello del win win (“uno per tutti, tutti per uno”), che accomuna società così marcatamente diverse quali la Svizzera e la Cina (entrambe divise internamente da lingue e culture distinte ma capaci di saldare gli intenti): raccogliamo le sfide del futuro senza timori reverenziali perché nel mondo affrontiamo possibili partner, non possibili nemici.