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Kim Jong-un e i falchi che vogliono chiudere il dialogo. L'umanità se la può ancora giocare

Il dittatore nord coreano ama l'Nba (infatti volle incontrare Dennis Rodman) e ha studiato in Svizzera. Un incontro con l'occidente è ancora possibile anche se fake news (dalla fidanzata fucilata allo zio sbranato dai cani) e oltranzisti alla Gillerman li spingono sempre più verso un pericoloso isolazionismo
DAL BLOG
Di Stefano Fait - 04 settembre 2017

Anticipatore sociale, analista di macrotendenze consulente strategico

Mosca e Pechino paventano esiti catastrofici nell'escalation tra Washington e Pyongyang, se i canali diplomatici saranno trascurati. Sulla Corea del Nord si decidono le sorti della civiltà umana. Non tanto perché esista un rischio reale di terza guerra mondiale – è assai remoto –, ma perché alle colombe del dialogo che sono riuscite ad arrivare al potere a Seoul si contrappongono falchi spietati, dai propositi agghiaccianti come quello enunciato da Dan Gillerman, già ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, nel corso di un'intervista a Fox News di qualche anno fa: "Penso che se la Corea del Nord non cambia il suo atteggiamento dovrebbe essere cancellata dalla faccia della terra. Sarebbe un messaggio eccellente e molto chiaro per il resto del mondo e specialmente per gli Iraniani...il mondo non tollererà questo tipo di aspirazioni e la Corea del Nord sarà un'opportunità per mandare quel messaggio all'Iran".

 

Certi quotidiani nostrani hanno definito "impossibile" il dialogo con il dittatore nord-coreano, eppure già diverse volte il regime ha chiesto di arrivare al tavolo delle trattative senza condizioni preliminari – una soluzione caldeggiata da cinesi, russi e sudcoreani – ed è noto come Dennis Rodman sia riuscito a far leva sulla grande passione di Kim Jong-un per il basket e per l'Occidente in generale (ha studiato in una scuola inglese in Svizzera e pare conosca anche un po' di tedesco elvetico e francese) per stabilire un rapporto di amicizia e di confronto.   

 

Allevato da un padre tirannico, circondato da figure autoritarie e fanatiche, Kim Jong-un non ha mai avuto una vera scelta. Da lui pressoché tutti si attenevano che seguisse le orme del padre, per la grandezza della Corea del Nord. Ora rischia di fare una brutta fine (golpe interno, sicari, guerra-lampo) nella convinzione di dover proteggere la "sua" nazione da forze malvagie occidentali. Probabilmente è un fantoccio, probabilmente preferirebbe seguire il campionato NBA che lo sviluppo di armi atomiche, probabilmente passerà alla storia come un mostro senza attenuanti eliminato al momento giusto.

 

Forse c'è stato un momento in cui, di sua iniziativa, poteva diventare il Gorbaciov coreano, e tanto o forse tutto gli sarebbe stato perdonato, ma non aveva l'esperienza per cogliere quell'attimo fuggente. Eppure, volendo, ci sarebbero le premesse per alettare il suo narcisismo, la sua bramosia di passare alla storia senza lasciarci la pelle, intavolando dei negoziati già a settembre, sfruttando l'intenso desiderio russo e cinese di reintegrare la Corea del Nord nel consorzio della comunità internazionale e quindi nel progetto epocale della Nuova Via della Seta, che depotenzierebbe gli incentivi al conflitto. Uno dei fattori decisivi resta l'umore dell'opinione pubblica internazionale. Se ci lasceremo convincere dai falchi alla Gillerman avremo perso una magnifica, forse unica occasione di evolvere, apprendendo dagli errori del passato (Hiroshima, Nagasaki, la Shoah e i vari stermini di popoli reputati inferiori).

 

I falchi l'avranno vinta se finiremo per credere che il regime è completamente e stabilmente irrazionale. Sul conto del dittatore nordcoreano si sono raccontate un mucchio di fandonie. Molti avranno sentito parlare di una ex fidanzata fucilata perché accusata di pornografia, salvo poi riapparire pochi giorni dopo al suo fianco; uno zio sbranato dai cani; un responsabile della Difesa giustiziato in pubblico a cannonate con l'accusa di essersi addormentato ad un evento militare. Sono tutte "fake news", debitamente riportate come vere senza che fossero vagliate.

 

In un caso si trattava di un post ironico sui social media di un disegnatore satirico cinese, altre hanno avuto origine da disertori nordcoreani premiati per mentire o agenti dei servizi segreti sudcoreani che sono stati creduti a prescindere.

Ogni 2-3 mesi spunta una storia mostruosa che dovrebbe dimostrare che con la Corea del Nord l'unica soluzione è la guerra. In realtà il regime è abietto ma il dittatore non è pazzo. L'umanità se la può ancora giocare.

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