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La Serbia laboratorio del neofascismo europeo e la battaglia al Green Pass perfetta per gettare benzina sulla rabbia e alimentare la frustrazione

Il post Covid19 è situazione ottimale per l’eversione. Dal punto di vista geo politico, la Serbia – i Balcani in generale – restano il terreno ideale di scontro, il luogo in cui agire per indebolire definitivamente il progetto dell’Unione Europea, incapace di intervenire per sedare lo scontro
DAL BLOG
Di Raffaele Crocco - 27 ottobre 2021

Il neofascismo europeo sembra aver trovato una nuova patria. E’ la Serbia, soprattutto la zona di confine con il Kosovo. E’ lì la tana dei lupi. Il neo fascismo europeo e il fascismo serbo si sono saldati nella rivendicazione di un “Kosovo serbo, Il Kosovo cuore della Serbia”. Non sono ipotesi. Alla fine di settembre del 2021, a Belgrado è stato organizzato il congresso della destra nazionale e neofascista serba. A portare gli omaggi sono arrivati in tanti, da tutto il Vecchio Continente. C’era naturalmente Misha Vacic, capo della destra ultra-nazionalista serba. Poi, gli stranieri, con in testa Roberto Fiore, fondatore e capo di Forza Nuova, arrestato per i fatti di Roma, l’assalto dei no Green Pass alla sede della Cgil. Milionario, padre di 11 figli, Fiore non voleva mancare a questa riunione che sapeva tanto di “federazione dell’eversione fascista”.

 

Con lui, c’erano Yvan Benedetti, del Partito Nazionalista Francese (Pnf), Manuel Andrino della Falange spagnola, (a destra nella foto tratta dal suo profilo twitter), partito che si vuole erede della Falange fascista degli anni ’30. C’erano Gonzalo Martín García del movimento di estrema destra spagnolo Democracia Nacional, Yiannis Zografos dell’ultradestra greca nata dallo scioglimento di Alba Dorata. C’era anche il nazionalista rumeno Cristi Grigoraș. Non mancava una delegazione russa, quasi a saldare gli ammiccamenti del presidente Putin alla destra sovranista europea negli ultimi anni.

 

La discussione è stata resa pubblica, almeno in parte. I punti fondamentali sono stati pubblicati nei siti delle varie organizzazioni. Hanno dichiarato, tutti, di essere “a favore di un Kosovo serbo non più asservito alle potenze internazionali e non occupato dagli eserciti della comunità europea”. Hanno ribadito la volontà di “dare vita in tutta Europa a un movimento di opposizione ai diktat della tirannia sanitaria che in Italia e Francia cercano di distruggere la dignità e la salute dei popoli”.

 

Il fascismo, insomma, è contro il Green Pass. Una scelta utile alla strategia sposata dal neofascismo europeo: gettare benzina sulla rabbia e alimentare la frustrazione di molti. Il post Covid19 è situazione ottimale per l’eversione. Dal punto di vista geo politico, la Serbia – i Balcani in generale – restano il terreno ideale di scontro, il luogo in cui agire per indebolire definitivamente il progetto dell’Unione Europea, incapace di intervenire per sedare lo scontro. Non a caso, qualche giorno dopo il convegno, alla frontiera Nord del Kosovo sono iniziati gli scontri, con decine di feriti fra poliziotti kosovari e civili serbi.

 

L’impressione - dicono molti osservatori internazionali – è che la Serbia, forte del proprio nazionalismo, alimentato negli anni del dopo guerra jugoslavo e dell’appoggio delle destre neofasciste e sovraniste europee, stia trasformandosi in una specie di laboratorio continentale dell’eversione nera. Dalle parti di Belgrado sembrano fiorire le organizzazioni fasciste. Qualche mese fa, la Coalizione Antifascista Serba ha realizzato una mappa delle organizzazioni e dei gruppi neofascisti. Ce ne sono più di venti, alcuni in attività da anni. I nomi sono sempre evocativi: Movimento popolare serbo 1389, Movimento patriottico Obraz, Fronte nazionale serbo. Ci sono poi, molte associazioni, molti circoli culturali e luoghi di ritrovo che esaltano le gesta dei collaborazionisti nazi fascisti negli anni del secondo conflitto mondiale e altre che organizzano reti di aiuti economici solo per persone di nazionalità serba. Dietro a questi gruppi, spesso ci sono i grandi partiti di destra, quelli che si presentano al voto mascherando ambiguità e ambizioni.. Un fenomeno comune a tutta l’Europa. La Serbia, appunto, sembra essere un buon laboratorio.

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