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Fiducia e non fiducia? Ecco cosa si dice dell'Italia nella World Value Survey 2020

Gli orientamenti valoriali della popolazione mondiale sono rilevati con cadenza circa decennali dagli studiosi della World Value Survey Association. Questa organizzazione gestisce un questionario nel quale siamo chiamati ad indicare cosa è veramente importante nella nostra vita
DAL BLOG
Di Orizzonti Internazionali - 26 ottobre 2020

Docenti di studi internazionali dell'Università di Trento

Di Stefano Benati, docente presso la Scuola di Studi Internazionali e il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.

 

“Ah, i bei tempi andati!”: quando ero più giovane questa frase evocava il rispetto per l’autorità, l’obbedienza incondizionata, i treni che arrivavano in orario. Ripetuta oggi, fa tornare in mente quel magnifico periodo in cui la guerra fredda era terminata, l’Europa unita era un grande processo in costruzione, tutti i muri erano destinati ad essere abbattuti. Ma oggi osserviamo perplessi il ritorno alle frontiere nazionali, la nostalgia per l’uomo forte, e stavolta tocca a noi ripeterci la leggendaria frase: “Ma dove andremo a finire?!”.

 

E’ questo il mito dell’eterno ritorno? Non proprio. La storia scorre in profondità, modifica le opinioni e i giudizi degli uomini con tempistiche che sono ben diverse da quelle dell’attualità quotidiana, e può benissimo essere che il governo sia l’istituzione più rispettata dalla totalità quando le piazze sono piene di contestatori, o che la Famiglia sia una istituzione più solida che mai quando le avanguardie intellettuali la dichiaravano “obsoleta”.

 

Oggi sappiamo tutto questo perché gli orientamenti valoriali della popolazione mondiale sono rilevati con cadenza circa decennali dagli studiosi della World Value Survey Association. Questa organizzazione gestisce un questionario nel quale siamo chiamati ad indicare cosa è veramente importante nella nostra vita: fosse il Lavoro, la Religione, la Politica, con numerose domande che misurano i nostri atteggiamenti rispetto all’ambiente, le istituzioni, la vita di coppia. Il sondaggio è stato proposto pel la prima volta alla popolazione mondiale nel 1980, così che i sondaggi più recenti possono essere confrontati con i precedenti. In questo modo possiamo vedere e addirittura misurare come cambiano i valori e le opinioni.

 

Da pochi mesi è disponibile quello per l’Italia del periodo 2017/20 e quale migliore occasione per verificare la teoria dei “bei vecchi tempi”? Ho preso un tema che mi sta a cuore, la fiducia negli altri. Un sentimento che è fondamentale nel funzionamento della società e che è straordinariamente sottostimato nella vita quotidiana. Chi mai si arrischia a svolgere una qualsiasi attività che implichi una transazione, sia essa di tipo economico o personale, senza avere un briciolo di fiducia nel prossimo o senza la ragionevole speranza di essere ricambiato?

 

Il questionario ci mette a disposizione diverse domande sul tema. La più generale ci chiede l’accordo con l’affermazione “Ci possiamo fidare della maggior parte delle persone”, e qui gli italiani si mostrano abbastanza scettici (o addirittura malfidenti). Sono d’accordo solo il 28% dei rispondenti, mentre il 72% afferma che “è meglio stare molto attenti”.

 

Siamo tornati al livello dei primi anni 80, ma in realtà non siamo mai stati dei cuori aperti, per così dire. Il dato maggiormente positivo si è avuto alla fine degli anni 80, quando i fiduciosi erano al 33%, ma nei sondaggi successivi non abbiamo mai più superato quella soglia. Il dato è abbastanza inquietante quando lo confrontiamo con le cifre di Germania e Spagna, in cui i fiduciosi al giorno d’oggi sono a oltre il 40%. Siamo una nazione un po’ malfidente quindi? Non del tutto, o almeno, quando entriamo nel caso particolare su di chi ci possiamo fidare abbiamo diverse sorprese. “Quanto ti puoi fidare della tua famiglia?” Per l’85 rispondiamo “Completamente”.

 

Un dato che è costante nel tempo e analogo a quelli di Germania e Spagna. La fiducia sui vicini di casa e sulle persone che conosci è simile tra le nazioni e costante nel tempo (anche se con percentuali più basse) e quindi sembra che i livelli di fiducia non siano cambiati di molto. Ma non è così, perché quando misuriamo la fiducia su “persone di un’altra religione” abbiamo una piccola sorpresa. Nel 2005 in Italia solo il 35% era disposto a fidarsi, mentre oggi, il 50% degli italiani si fida di una cultura religiosa diversa. Lo stesso quando la fiducia deve essere riposta su una “persona di un’altra nazionalità”. Ancora, gli italiani fiduciosi passano da un 35% a un 50%. Insomma, stiamo imparando a fidarci l’uno dell’altro, o almeno così sembra. C’è da dire che le stesse tendenze le osserviamo anche in Germania e Spagna, mostrando che la fiducia in stranieri e religioni diverse è in crescita probabilmente per ragioni strutturali comuni alle tre nazioni. Abitudine? Reciproco vantaggio? Reciproca conoscenza? La risposta richiederebbe una analisi ben più approfondita. Certo, è un dato che va in controtendenza rispetto a quanto si aspettiamo leggendo i media e osservando le politiche pubbliche, dove la paura dello straniero è una merce che si vende bene.

 

Potere anche voi fare le vostre analisi entrando nel sito: worldvaluesurvey.org. Dalla pagina iniziale selezionate Data and Documentation, quindi Online Analysis.

 

 

 

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