Covid-19, come ''seguire'' gli spostamenti del virus: la digitalizzazione del contact tracing (Parte I)


Docenti di studi internazionali dell'Università di Trento
Georgios Glouftsios, Assegnista di Ricerca, Scuola di Studi Internazionali, Università degli Studi di Trento
In Europa, ma anche in altre parti del mondo colpite dalla pandemia di COVID-19, i governi stanno mettendo a punto strategie per tornare gradualmente alla normalità e rilanciare l'economia senza mettere a rischio la vita dei cittadini. La tecnologia digitale gioca un ruolo chiave in questo sforzo. Il presente saggio, diviso in due parti, riguarda l'adozione di proximity sensing apps che facilitano il tracciamento dei contatti (contact tracing) tra individui che potrebbero essere stati infettati, come l'applicazione italiana "immuni". Per comprendere la logica che sta alla base dell'adozione di queste app, è necessario prima di tutto chiarire la differenza tra il contact tracing umano e quello digitale.
Dal contact tracing umano al contact tracing digitale
Il contact tracing umano avviene grazie al lavoro di funzionari specializzati della sanità pubblica (contact tracers) che intervistano le persone infette per identificare coloro con cui sono stati in contatto di recente. L'obiettivo è quello di testare e mettere in quarantena le persone che possono essere portatrici del virus senza saperlo, e quindi prevenire la diffusione della malattia nelle comunità.
Il contact tracing non è una tecnica nuova: ad esempio, è stata utilizzata in precedenza durante l'epidemia di Ebola nel 2014, ed è generalmente sfruttata anche per contrastare la diffusione di malattie a trasmissione sessuale. Si tratta di una tecnica molto efficace quando il numero di infezioni in una comunità è relativamente basso. Più sono le persone infette, più è difficile identificare i loro precedenti contatti, soprattutto se ci sono migliaia di infezioni confermate derivanti da una malattia che si diffonde rapidamente.
Nel caso del COVID-19, che può essere trasmesso attraverso l'aria o tramite il contatto con le superfici, i contact tracers dovrebbero cercare di rintracciare le persone che hanno condiviso un determinato spazio (bar, autobus, treno) con un individuo infetto, per poi cercare di tracciare i successivi contatti di queste persone con altri individui, ritrovandosi dunque con un gran numero di individui potenzialmente contagiosi da testare e intervistare.
Anche in caso di un basso numero di infezioni, va tenuto presente che le persone non sempre ricordano tutti i loro precedenti contatti e non raccolgono informazioni di contatto da tutti coloro che incontrano, il che rende estremamente complesso il lavoro dei contact tracers.
Il contact tracing digitale dovrebbe aiutare ad affrontare queste limitazioni, a sostenere gli sforzi per aprire parti della società, e dunque a prevenire una seconda ondata di infezioni. Il contact tracing digitale viene effettuato tramite delle proximity sensing apps che misurano la forza dei segnali Bluetooth per determinare se due smartphone sono abbastanza vicini per consentire agli utenti di trasmettersi il virus a vicenda. Il mese scorso Apple e Google hanno annunciato l’imminente lancio di un software (Application Programming Interface - API) che permetterà agli smartphone di trasmettere e scambiare codici crittografati tramite Bluetooth, senza tuttavia trasmettere la geolocalizzazione o dati identificativi.
Le autorità sanitarie pubbliche di diversi Paesi, tra cui l'Italia, stanno progettando applicazioni basate su questo software, che consentano agli smartphone sufficientemente vicini tra loro di condividere, ricevere e memorizzare automaticamente tali codici. È importante chiarire che questi codici verrebbero salvati localmente su ogni smartphone, solo se il contatto tra due o più persone superasse un determinato periodo di tempo. Nel caso in cui un individuo segnali di essere affetto da COVID-19, il suo codice sarà caricato su un server centrale gestito da un'autorità sanitaria, senza che sia possibile identificare la persona.
Gli smartphone controlleranno regolarmente lo stato della situazione e, in caso di contatto con una persona infetta, genereranno un avviso per il loro proprietario. La corrispondenza dei codici che indica l’avvenuto contatto verrà effettuata localmente sullo smartphone di ogni persona, e non ci sarà un database centrale che archivi i registri dei contatti di tutte le persone che utilizzano l'app. Questa soluzione decentralizzata viene generalmente considerata rispettosa della privacy e sicura nell’evitare il rischio che i dati di contatto vengano utilizzati per scopi diversi da quelli della salute pubblica.
Consentendo lo scambio, la memorizzazione e la corrispondenza automatica dei codici trasmessi dagli smartphone, le proximity sensing apps dovrebbero accelerare il processo di tracciamento dei contatti, ovviando in parte ai limiti del tracciamento umano.