Su Trento le Frecce Tricolori mentre in Siria gli aerei turchi bombardano. L'Italia da un lato sta con i curdi dall'altro arma la Turchia


Presidente del Forum Trentino per la pace e i diritti umani
Venerdì 11 ottobre, sono quasi le 13.00. Come molte trentine e trentini sono affacciato ad una finestra in attesa del passaggio delle frecce tricolori per il Festival dello Sport di Trento.
Non ho mai amato questo genere di spettacolo che considero inquinante e uno spreco di soldi pubblici ma dato che i jet passeranno sopra la mia testa tanto vale godermelo. Manca pochissimo, già si sente il rombo fastidioso dei jet in lontananza crescere sempre di più.
Mentre aspetto con il naso all'insù di colpo il pensiero va ad altre persone che in questi stessi momenti scrutano il cielo (il mio stesso cielo) con angoscia. Anche loro sentono il rombo degli aerei in avvicinamento ma la loro attesa è carica di angoscia, di terrore. Quegli aerei sono infatti carichi di armi mortali e il loro rombo preannuncia poi il sibilo delle bombe che cadranno sulle loro teste. Posso solo lontanamente immaginare cosa possa essere sentire le bombe che ti cadono addosso, cercare con sgomento un conforto in visi famigliari o, peggio, sapendoli altrove sperare che siano in salvo. Il sibilo e poi i boati dello scoppio delle bombe che devastano la tua città, la tua quotidianità, la tua vita.
Oggi pensiamo soprattutto a donne, uomini e bambini curdi che nel nord est della Siria rischiano la vita per mano turca, ma l’elenco degli esseri umani che quotidianamente rischiano la vita o, peggio, muoiono sotto i bombardamenti è vastissimo. E dove non muoiono o restano ferite queste persone sono destinate a scappare, a vivere una vita da profughi con tutto quello che una vita così si porta dietro…
Molti di noi, in tutta sincerità, sono angosciati da questa escalation di orrore che è stata chiamata sadicamente “Primavera di Pace”, il nostro stesso governo è intervenuto con appelli alla pace. Giusto!
Come società civile, come Comuni, come istituzioni dobbiamo chiedere con forza al governo italiano, alla UE ed all’ONU di fare tutto il possibile per fermare subito questa nuova tragedia e di adoperarsi con urgenza in tutti i modi possibili.
Mi chiedo però perché si debba arrivare sempre a tanto, alla guerra, alla distruzione, alla paura, alla fuga, alla morte e soprattutto perché abbiamo contribuito come governo Italiano ad armare lo Stato Turco. La Turchia infatti è uno dei principali clienti dell’industria bellica italiana: nel 2018 il nostro governo ha regolarmente autorizzato 360 milioni di euro di vendite in armamenti alla Turchia, 890 milioni di euro negli ultimi 4 anni. Pazzesco che l’Italia da una parte sostenga il popolo curdo per il suo attivo contrasto al terrorismo dell’Isis e dall’altra continui ad armare la Turchia che ha dichiarato di voler occupare militarmente i territori curdi.
L’ong “Un Ponte per…” che da anni lavora nei campi profughi della zona segnala che i bombardamenti dell’aviazione militare turca stanno colpendo in modo indiscriminato le città più prossime al confine turco-siriano: tra queste, anche Kobane, Qamishlo, Ras El Ain, Ain Issa, Jawadia, Tel Abiad, dove si registrano i danni peggiori. A Qamishlo il bombardamento di giovedì notte ha colpito il quartiere cristiano e mietuto vittime civili. Ad Hassake un attacco aereo ha colpito l’impianto di distribuzione dell’acqua. L’impatto sulla popolazione di questi attacchi è enorme e i civili iniziano a fuggire. Se l’offensiva non verrà fermata immediatamente, ci troveremo ad osservare una nuova crisi umanitaria di dimensioni imponderabili.
Sta a noi, umanità, attivarci quotidianamente per la Pace. Sta a noi decidere di porre definitivamente fine all’orrore della violenza fratricida. Dobbiamo con convinzione continuare a chiedere il disarmo, ad invocare la cessazione del conflitto ma, ancora di più, a lavorare per scelte concrete di pace.
Mentre la mia mente è immersa in questi pensieri carichi di angoscia ecco che arrivano le frecce tricolori con le loro strisce tricolori. Ci passano sulla testa, e dopo qualche evoluzione se ne vanno lasciandoci tornare alla nostra quotidianità. Per altre persone il passaggio di un jet militare significa invece lo stravolgimento definitivo della quotidianità. Sorrido alle frecce che si allontanano da Trento e penso che se proprio degli aerei militari devono passarci sulla testa che siano questi, per salutare un momento di festa e gioia.