Valduga candidato di tutti ma ora a tutti spiegate perché avete candidato Valduga: il mistero politico di una scelta che comunque ha del buono per la coalizione


Direttore de il Dolomiti
E Valduga sia. Sarà lui a guidare la coalizione di centrosinistra alla prossime elezioni provinciali in Trentino da candidato presidente. Il tavolo dei rappresentanti dei vari partiti e movimenti che costituiscono l'Alleanza Democratica ed Autonomista visto in questi giorni ha ricordato da vicino quello della locanda La Lousienne dello stallo alla messicana del mitico Inglourious Basterds di Quentin Tarantino. Uno scantinato senza vie di fuga, dove ogni partecipante teneva sotto tiro il vicino di sedia, sorridente e sicuro di sé, ma in realtà impaurito dalla mossa dell'altro. L'unica certezza: arrivati a quel punto era quasi impossibile uscirne indenni da questa vicenda. Tra tavoli, tavolini e tavolazzi la strana coppia Verdi-Azione ha tenuto tutti sulla graticola per qualche giorno mentre Casa Autonomia si è dimostrato il movimento più responsabile facendo un passo indietro con la propria candidata (quella Paola Demagri che restiamo convinti sarebbe stata la proposta più fresca, nuova e entusiasmante come candidata presidente) pur di non logorare rapporti e coalizione.
Alla fine è andata bene, nel senso che la coalizione non s'è spaccata, e quindi l'Alleanza Democratica ed Autonomista ora esiste e può cominciare a lavorare. E' andata meno bene per il candidato scelto. Una proposta politicamente incomprensibile a vederla da fuori (e ora spieghiamo perché) ma che sicuramente nasconde ''armi segrete'' che chi era al tavolo conosce e che, soprattutto punti di forza straordinari che avranno ben chiari quelli che lo hanno voluto (anche da dietro le quinte) senza se e senza ma. Al momento, però, sono queste le cose che appaiono chiarissime: nessun valore aggiunto, nessun voto in più portato dalla sua figura, e tantissimi svantaggi da affrontare e problemi da superare per la coalizione.
Valduga, infatti, è sicuramente una persona di valore ma non è certo una figura popolare. D'altronde anche alla stampa risponde pochissimo, figurarsi ai cittadini, e di come la pensa su quasi tutti i temi importanti non si ha contezza (per esempio sulla guerra in Ucraina che idea ha? E' quella di Azione o quella di Sinistra Italiana? Diritti civili e Dolomiti Pride, sta con il Pd (andrà alla manifestazione ci auguriamo) o con il centro cattolico che ha sempre visto con un po' di imbarazzo certi temi? Gassificatore sì o no? E la lista è infinita, non vediamo l'ora di poter sapere come la pensa su qualcosa).
Si dirà, non è uno che va nei mercati a stringer mani e a parlare con i cittadini, ma almeno è forte sui social? No, si candida nel 2023 e di fatto è il politico più lontano dall'utilizzo di qualsiasi piattaforma che abbiamo in Trentino. Qualche radical della vecchia guardia dirà pure ''bene'', ''questo può essere un valore'', meglio comizi di un'ora e mezza citando i latini e i padri della politica che avere migliaia di follower, ma è una castronata pazzesca, gravissima, perché la politica oggi si fa anche così e rinunciare a comunicare con interi mondi già in partenza è politicamente suicida. Chi crede, poi, che bastino i suoi 1.800 follower e cominciare domani a lavorare sui social per lui va incontro a sonore e imbarazzanti figuracce (per dire Fugatti ne ha 122mila e una macchina da guerra alle spalle mentre Gerosa ne ha 4.000 e non è sindaca da 8 anni).
Non può nemmeno contare sulla sua esperienza da amministratore per promuoversi perché Rovereto non è certo la realtà meglio amministrata del Trentino, anzi. Dire oggi ai cittadini, trasformeremo il Trentino in Rovereto rischierebbe di ricevere una risposta del tipo: ''No, dai, grazie''. Anche per colpa della sua scarsa capacità di comunicare problemi piccoli sono diventati via via sempre più pesanti, per una cittadina che conta poco meno di 40mila abitanti e si ritrova oggi con disagi da metropoli: la peggior viabilità del territorio, piccoli problemi di criminalità che, proprio per la mancanza di comunicazione di cui sopra, sono sempre più percepiti come grandi problemi per i cittadini, pochissime iniziative per tenere vivo il borgo, negozi che chiudono e ztl cervellotiche che non sono state comprese.
Poi c'è una questione aperta che è, a vederla da fuori, un problema piuttosto importante: quella condanna che Valduga da sindaco di Rovereto ha avuto pochi mesi fa dalla Corte dei Conti per danno erariale, da 310mila euro. Una cosa che se fosse capitata a uno di destra, o chissà al presidente Fugatti avrebbe visto il centrosinistra manifestare in piazza per settimane per chiederne le dimissioni. Una cosa che, al contrario, al centrosinistra con il suo nuovo candidato sembra non interessare perché tutti sicuri che sarà assolto in appello: sarà così, lo auguriamo al sindaco di Rovereto con tutto il cuore, ma come si può pensare di affrontare una campagna elettorale con questa questione aperta? Come verrà spiegata ai cittadini? Dicendo loro che i giudici hanno sbagliato, di non fidarsi della magistratura? E con gli avversari politici? Ogni affondo su questo argomento sarà un colpo messo a segno.
Tutto questo per dire che quelli seduti al tavolo speriamo siano ben coscienti di aver scelto la strada più difficile e faticosa (il fatto che nessuno volesse in partenza il sindaco di Rovereto se non i proponenti di Campobase e una parte del Pd, con il segretario in testa, fa sperare che la consapevolezza che ci sarà tantissimo da fare da oggi sia grande) e di aver tanto da chiarire ai cittadini. Ora ci sarà da costruire e impegnarsi come e più di prima per una campagna elettorale tutta in salita.
Ma tant'è. Non importa, ormai è fatta e piuttosto che avere la frammentazione politica, meglio un Valduga così, che riunisca almeno un po' partiti e movimenti, che lo stallo alla messicana permanente che logora e finisce comunque in un (metaforico) bagno di sangue come in quello scantinato della locanda La Lousienne (scusate la metafora splatter ma è pur sempre Tarantino). A far scattare la ''sparatoria'' risolutiva che ha ''liberato'' il tavolo dagli impicci e dagli indugi c'ha pensato la strana coppia Boato-Raffaelli. Verdi e Azione (che a livello nazionale sono quanto di più lontano si possa immaginare, per conferma si recuperino gli insulti tra Calenda e Bonelli di qualche mese fa) si sono opposti al Valduga presidente ma hanno gettato nella mischia l'ex direttore di Trentino e Adige e oggi direttore dell'Alto Adige Alberto Faustini, un nome che una volta pronunciato ha avuto l'effetto di compattare tutti gli altri. Il risultato è stato che fatto il nome già al tavolo di giovedì nessuno ha più osato rimetterlo in campo.
E così sono bastate poche ore per arrivare alla decisione di ieri: tutti d'accordo su Valduga con il ''ni'' dei Verdi, che restano in coalizione ma un po' corrucciati costretti a tenere lo sguardo di sbieco per qualche settimana, ma comunque fedeli all'alleanza, e il Terzo Polo ritrovato.
Tutto ciò si conclude anche generando alcune piccole ma grandi mostruosità politiche: il Valduga sindaco, infatti, si ritrova con la sua maggioranza a Rovereto retta dal Patt che sarà suo acerrimo avversario alle provinciali mentre il Valduga candidato presidente della Provincia avrà il sostegno (con sguardo corrucciato) dei Verdi che però sono all'opposizione del Valduga sindaco. Non parliamo poi del Valduga sindaco della precedente legislatura che aveva battuto e poi governato anche contro il Pd che oggi lo sostiene come Valduga presidente. Insomma a star sempre nel mezzo e a sperare che i problemi si risolvano da soli senza spiegare mai niente a nessuno alla fine i nodi vengono al pettine.
Ora si candida a governarci tutti. Tenga il telefono acceso e la coalizione lo aiuti con le ricariche: è tempo di rispondere a tutti quelli che lo chiameranno (noi ieri sera, per la cronaca, ci abbiamo provato, ci sembrava il momento giusto per sentirlo finalmente ma senza successo) e ai tanti dubbi dei cittadini. La squadra per aiutarlo c'è ed è una buona notizia.