Contenuto sponsorizzato

La lettera del ragazzo suicida, "Michele lo abbiamo perso tutti noi e quelli che hanno smesso di cercare di essere se stessi"

Nelle parole di Michele non si coglie un grido di dolore ma una lucidissima analisi profonda della propria disperazione e di quella del nostro mondo. Ed è questo che mi ha scosso profondamente. Perché la sua sintassi così corretta e il suo messaggio mostrano una scelta consapevole e determinata che mi fa paura
DAL BLOG
Di Claudia Merighi - 13 febbraio 2017
In passato è stata segretaria provinciale della Sinistra giovanile del Trentino. Da sempre appassionata di politica oggi è alla guida dei Laici trentini

TRENTO. Che infinita tristezza e smarrimento che ho provato nel leggere le ultime parole di Michele. Un mio coetaneo, poco più giovane di me. Ora eternamente giovane e perso. Lo abbiamo perso tutti noi, Michele e come lui molti/e altri/e che hanno deciso di smettere di cercare o di essere se stessi in un mondo che li aveva respinti o semplicemente dimenticati.

 

Mi rendo conto di quanto sia facile cadere nella retorica. Esprimo solo il mio pensiero. Michele si è definito anticonformista in un mondo molto stereotipato e come giovane donna lo capisco molto bene. Capisco anche quanta forza ci voglia per trovare la propria strada accettando che sia piena di ostacoli e a volte tutta da tracciare. Ma nelle sue parole non si coglie un grido di dolore ma una lucidissima analisi profonda della propria disperazione e di quella del nostro mondo. Ed è questo che mi ha scosso profondamente. Perché la sua sintassi così corretta e il suo messaggio mostrano una scelta consapevole e determinata che mi fa paura.

 

Mi fa paura perché non racconta di un ragazzo solo e asociale ma ben conscio di avere creato legami nella sua vita che, purtroppo, non gli sono bastati.

Volevi vincere, Michele? Avevi già vinto, mi viene da dirti. Avevi amici, genitori e creatività. Forse volevi gareggiare, confrontarti alla pari. Non te lo hanno permesso. È questo che ti ha bruciato l’anima.

È questo il punto, insieme a tanti altri, indubbiamente: non ci permettono di partecipare. Siamo una generazione di eterni panchinari in quasi tutti gli ambiti, lavorativi e persino sociali e politici. Troppo inesperti per ricoprire ruoli di potere ma già incalzati dalle generazioni più giovani e quindi, di fatto, fuori mercato per cominciare o ricominciare.

Attenzione. Lungi da me fare del mero vittimismo. Ma la frase :“Le opportunità sono molteplici, basta volerlo”, non penso possa valere sempre. Non nel caso di Michele. Allora, forse, ci vuole lo sforzo della società per permettere a tutte e a tutti di giocare la partita della vita alla pari, di avere l’opportunità di entrare in campo e di sbagliare ma sapendo che ai tempi supplementari ci si può arrivare sempre perché si gioca in una squadra: insieme.

Oggi la partita tentiamo di giocarla con un talento in meno, quello di Michele e mi dispiace davvero tanto.

 

PS: penso sia giusto pubblicare il testo della lettera di Michele. leggetela, se non l’avete ancora fatto.

***

 

"Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.

Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.

Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.

A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.

Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.

Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.

Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.

Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.

Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.

Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.

Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.

P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto.

Michele"

 

Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
In evidenza
Ambiente
21 gennaio - 12:42
Il Gps di Puck ha trasmesso i segnali e subito i carabinieri forestali si sono attivati raggiungendo la casa dell'uomo. Dopo una perquisizione la [...]
Esteri
21 gennaio - 12:24
Non è la prima volta che si verifica un fenomeno di gelicidio sulle strade della Valsugana
Cronaca
21 gennaio - 12:31
E' successo poco prima di mezzogiorno e sul posto si sono portati i vigili del fuoco e i soccorsi sanitari. L'uomo sarebbe rimasto con la gamba [...]
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato
Contenuto sponsorizzato