Quella misteriosa foschia che è comparsa sulle nostre montagne, dalle Alpi Occidentali a quelle Orientali: ecco qual è la ragione


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di Giovanni Baccolo
Da giorni le Alpi sono strette nella morsa dell’alta pressione. Cielo terso, temperature ampiamente sopra la media, poca umidità e una marcata stabilità meteorologica. Queste sono le caratteristiche che con preoccupante monotonia hanno colorato il tempo meteorologico delle ultime settimane. Solo l’aria frizzante delle prime ore del mattino –risultato di notti sempre più lunghe- ricorda che no, non ci troviamo nel cuore dell’estate. Tuttavia chi è stato in montagna ultimamente, ha trovato condizioni che con ottobre non dovrebbero avere nulla a che fare.
Forse alcuni di voi avranno però notato che questa routine è stata interrotta per alcune ore durante il weekend a cavallo tra settembre e ottobre (30 settembre-1 ottobre 2023). Quel giorno una strana foschia ha avvolto le Alpi. È arrivata prima a Occidente, offuscando i 4000 del Monte Bianco e del Vallese sabato in tarda mattinata. Nelle ore successive ha poi invaso le Alpi Centrali e Meridionali, fino a perdersi il giorno successivo sempre più diluita verso i settori orientali dell’arco alpino.

Le Odle avvolte dalla misteriosa foschia che ha raggiunto le Alpi tra il 30 settembre e il 1 ottobre 2023. Fotografia di Sofia Farina.
Trovare foschia in montagna non è poi così raro e forse per questo motivo l’evento è passato in sordina. Pochi ne hanno parlato, ancora meno hanno cercato di comprendere la natura di quanto successo. Eppure si è trattato di qualcosa che se definire estremo è forse eccessivo, sicuramente è stato inusuale, soprattutto considerando il periodo dell’anno in cui ci troviamo. Viste le condizioni meteorologiche di quei giorni –non troppo diverse da quelle attuali-, la presenza di foschia ha rappresentato una vera e propria anomalia, capiamo perché.
Nella maggior parte delle situazioni la foschia in montagna è data dalla presenza di umidità nell’aria. Quando la temperatura raggiunge il cosiddetto punto di rugiada (o di condensazione), il vapore d’acqua passa dallo stato gassoso a quello liquido, condensando in microscopiche goccioline che danno vita a nebbie e nuvole. È quando gli strati bassi dell’atmosfera si raffreddano che è più probabile assistere alla formazione di nebbie e foschie. I momenti più frequenti per assistere a questi processi sono le prime ore del mattino e la sera, quando l’atmosfera raggiunge la sua temperatura più bassa a causa del raffreddamento radiativo che avviene nelle ore di oscurità. Le foschie del 30 settembre sono però comparse sulle Alpi Occidentali intorno a mezzogiorno, quando l’insolazione era più intensa e diretta, la temperatura dell’aria non stava certo scendendo. Questa è la prima anomalia.

Val Bodengo, 1 ottobre 2023. Fotografia di Pietro Peretto.
La seconda ha riguardato il tasso di umidità dell’atmosfera. Affinché l’umidità possa condensare e rendersi visibile bisogna raggiungere il punto di rugiada, ovvero la temperatura a cui l’umidità relativa di una massa di aria arriva al cento per cento. Mentre la misteriosa foschia faceva la sua comparsa, l’umidità relativa dell’aria era molto bassa, come è tipico durante gli episodi di alta pressione. Cerco di spiegare meglio per chi non mastica queste nozioni di meteorologia. Una massa d’aria può contenere una quantità massima di umidità che è ben stabilita e cambia a seconda della temperatura. A 20°C un metro cubo d’aria può trattenere al massimo una decina di grammi di vapore d’acqua prima che inizi la condensazione (il passaggio di stato da gassoso a liquido), a 40°C il valore supera i 40 grammi. Al contrario una massa d’aria fredda può contenere solo pochi grammi di vapore. Ma cosa succede quando l’umidità raggiunge queste soglie massime? Si raggiunge l’umidità relativa del 100%, ovvero la massima quantità di acqua che quella specifica massa d’aria può trattenere. Arrivati al 100%, la parte di umidità in eccesso condensa e si manifesta sotto forma di nubi o nebbie.

Valfurva, 1 ottobre 2023. Fotografia di Marco Mazzei.
Quando c’è alta pressione (anche chiamata circolazione anticiclonica) l’umidità relativa dell’aria è bassa, impedendo alle nubi di formarsi. Questo è uno dei motivi per cui alta pressione è sinonimo di tempo stabile e privo di precipitazioni. Anche in quella condizioni un poco di umidità nell’aria è presente, ma non raggiunge la condizione necessaria per condensare e diventare visibile. Tornando alla nostra storia, tutto questo si traduce nell’impossibilità di spiegare l’evento come una semplice foschia. La poco umidità era infatti ben lontana dal punto di condensazione. Il tempo era decisamente troppo caldo e secco. Se non umidità, cosa poteva essere?
Un fenomeno tipico che porta particelle in sospensione nelle masse d’aria in arrivo sulle Alpi è il trasporto di polveri desertiche di origine Sahariana. Anche in questo caso però le cose non tornano. Gli eventi Sahariani richiedono correnti intense per sollevare il materiale in Nord Africa e portarlo fino alle Alpi. Tipicamente queste condizioni si riscontrano durante le intense perturbazioni che penetrano dall’Atlantico al Mediterraneo, facendo sì che la maggior parte della polvere Sahariana arrivi sulle Alpi insieme a pioggia e neve. La circolazione anticiclonica, tipicamente debole e poco pronunciata, non è affatto favorevole a queste dinamiche.

Val Passiria, 1 ottobre 2023. Fotografia di Alessandro Ferrari.
Per trovare una risposta all’enigma bisogna allargare lo sguardo e cercare molto più lontano: dall’altra parte dell’Atlantico. La foschia era infatti caligine prodotta dai grandi incendi che ancora imperversano nelle sterminate foreste canadesi. Un pennacchio di fumi e sostanze prodotte dalla combustione è entrato in contatto con la circolazione atmosferica europea, rimando intrappolato al suo interno. La circolazione anticiclonica ha poi amplificato il fenomeno. L’assenza di precipitazioni ha permesso alla caligine di rimanere in sospensione senza essere dilavata dalle precipitazioni. La circolazione subsidente (diretta dall’alto al basso) tipica dell’alta pressione ha poi schiacciato il pennacchio contaminato negli strati bassi della troposfera, concentrandolo e rendendolo ben visibile.

Foschia intorno alle Odle, 1 ottobre 2023. Fotografia di Sofia Farina.
Buona parte di quel particolato era composto da black carbon, una sorta di fuliggine microscopica composta da carbonio elementale (non troppo diversa dalla grafite) che viene prodotta nei processi di combustione. Si tratta di una sostanza molto importante per il sistema climatico terrestre. Essendo molto scuro è in grado di modificare significativamente le proprietà radiative dell'atmosfera e delle superfici su cui viene depositato, specie se chiare come la neve e il ghiaccio. Non si comporta poi così diversamente dai ben più famigerati gas climalteranti, sebbene questo paragone vada preso con le pinze essendo una semplificazione estrema. I ghiacciai groenlandesi, esposti frequentemente agli aerosol prodotti dagli incendi boschivi canadesi, stanno risentendo di questa sostanza che ne scurisce la superficie e ne accelera la fusione. Tornando alle Alpi, le centraline che misurano la qualità dell’aria sparse sull’arco alpino tra il 30 settembre e il 1 ottobre hanno registrato un picco di black carbon diverse volte più intenso rispetto al livello tipico che si osserva in questo periodo.
Analizzando il comportamento dell’atmosfera mentre la caligine raggiungeva le Alpi, è stato possibile trovare ulteriore conferma dell’origine del black carbon. Le retro-traiettorie indicano infatti che le masse d’aria in arrivo sul Monte Bianco la mattina di sabato 30 settembre, erano transitate 6 giorni prima sui grandi incendi del Canada orientale, raccogliendo i prodotti di combustione. Il fatto anomalo è che la stagione degli incendi boschivi dovrebbe essere agli sgoccioli in Canada, ma non quest’anno. Nonostante siamo ad ottobre, diversi grandi incendi (che coinvologno superfici maggiori di mille ettari) stanno attaccando le foreste che circondano la James Bay, la parte meridionale del grande mare interno che si insinua da nord verso il cuore del Canada (Hudson Bay).

La retro-traiettoria (calcolata utilizzando il modello Hysplit) di una massa d’aria in arrivo alle ore 11 del 30 settembre 2023 sulla cima del Monte Bianco.
Questi eventi di trasporto attraverso l'Atlantico non sono molto frequenti, ma nel 2023 è già la seconda volta in cui assistiamo a qualcosa di simile. Un episodio analogo era occorso a fine giugno, ricevendo grande attenzione dai media. Questa seconda volta, inspiegabilmente, non ne ha parlato quasi nessuno. Eppure l’evento è stato molto intenso grazie all’amplificazione inferta dall'alta pressione. Grazie ai social media è stato almeno possibile costruire una memoria fotografica di quanto accaduto. Trovate le immagini più significative a corredo di questo testo.
Oltre che spettacolari e interessanti, questi eventi testimoniano la complessità del sistema meteo-climatico del nostro pianeta e delle sue interazioni con gli altri sistemi naturali. Chi avrebbe immaginato che quella strana foschia potesse essere la diretta conseguenza di grandi incendi boschivi attivi dall'altra parte della Terra? Forse con quei fumi quelle lontane foreste vogliono lanciare un messaggio fino alle Alpi. Quale? Credo sia del tutto superfluo specificarlo mentre trascorriamo questo ottobre che pare luglio.