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La straordinaria lezione del ''no'' alla pista da bob: se si ragiona come comunità la società vince

DAL BLOG
Di Ci sarà un bel clima - 30 ottobre 2023

Per creare un coinvolgimento più ampio e inclusivo attorno alla causa climatica ed ecologica

di Michele Argenta

 

“Il mio più grande sogno è stato distrutto!”. Inizia così il post di Amedeo Bagnis, classe 1999 e atleta di skeleton per la Fisi. Il post è arrivato in seguito all'annuncio di Giovanni Malagò, presidente del Coni, che da Mumbai ha annunciato che le gare di bob e skeleton non si terranno in Italia. Ergo, la pista da bob a Cortina non si farà.

 

Quando ho letto il post, che si conclude con l'amarezza di Bagnis per non poter competere per un oro alle Olimpiadi "di casa", ho cercato di riflettere sullo stile comunicativo scelto (o forse adottato involontariamente) dall’atleta. L’accusa (a cui hanno poi fatto eco altri atleti del bob) rivolta a quelle persone che il sindaco di Cortina ha definito in radio “ambientalisti” è sacrosanta, ma solo se considerata da una prospettiva prettamente individualistica.

 

Greta Thunberg e il cambio di comunicazione

Non è la prima volta che, come società, ci sentiamo accusare di aver rubato un “futuro”. Qualche anno fa, precisamente nel 2019 all’Assemblea dell’Onu sul clima a New York, una giovane Greta Thunberg pronunciò il famoso discorso “How dare you! You have stolen my dreams and my childhood with your empty words” (come vi permettete! avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote”).

 

 

In questo caso Thunberg si rivolgeva ai leader mondiali (che applaudirono a questa reprimenda senza forse aver capito bene il significato delle parole appena ascoltate) per denunciare l’inazione dei governi nel contrasto alla crisi climatica. Le sue parole erano cariche di rabbia e delusione. Smossero le coscienze e fecero notizia, ma non riuscirono a impietosire, e quindi a far agire, i destinatari di questo messaggio. Nel corso degli anni Thunberg ha cambiato stile comunicativo.

 

Dai toni aggressivi del 2019 si è spostata su una comunicazione che include le comunità dove si trova. Questo cambiamento ha portato una trasformazione radicale nel suo linguaggio, che ora parla di futuro e speranza. Quando ascoltai le sue parole a Milano nel 2021 in occasione della Pre-COP26, il suo discorso fu breve e toccante. Ne uscii personalmente emozionato. “La speranza è qui, la speranza siamo noi, la speranza è quando le persone si riuniscono per fare il cambiamento”.

 

Un cambio radicale, da una narrativa individualistica ad una collettiva.

 

Cosa ci insegna il caso della pista da bob

 

Possiamo trovare molte analogie tra la pista di Cortina e la crisi climatica, anche se ci sembrano due mondi molto lontani. Il caso della pista da bob ci ha impartito una preziosa lezione che si applica perfettamente anche alla lotta contro il cambiamento climatico. I mesi di mobilitazione cittadina a Cortina ci hanno insegnato che anche decine di realtà, con i propri background, se si uniscono per una causa comune, riescono ad ottenere degli importanti risultati. La crisi climatica ci insegna che dobbiamo lavorare come collettività, abbandonando l’individualismo (basti pensare al concetto di comunità energetiche). Per abbandonare il fossile dobbiamo essere coesi come popolazione a livello globale, per prenderci cura del nostro territorio dobbiamo ritornare a fare comunità.

 

Quello che sfugge a Bagnis e agli altri atleti che si vedono strappato il futuro (il “mio” oro nella “mia” olimpiade) è che la popolazione ha manifestato il proprio dissenso alla costruzione della pista da bob proprio perché ha iniziato a ragionare come comunità, decidendo insieme quale futuro dare al territorio e come indirizzare gli investimenti economici. Non di certo per affossare uno sport o un’economia alpina. Se c’è una speranza è proprio quella di capire di essere noi, ora, a fare il cambiamento. Chi viaggia da solo si perde più facilmente.

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