I vostri figli scopriranno se avete ''barato'' sul clima. A Belluno si insegna a prepararsi a un futuro incerto e a ridurre il proprio impatto sull'ambiente


Per creare un coinvolgimento più ampio e inclusivo attorno alla causa climatica ed ecologica
Un bambino nato nel 2016 si affaccia quest’anno alla scuola primaria. Nel 2100 questo stesso bambino avrà 84 anni e potrà vedere se siamo riusciti a mantenere la promessa di arrivare ad una società globale a emissioni zero. Non possiamo sapere quante “acque alte” sommergeranno Venezia, quante tempeste Vaia si abbatteranno sui nostri boschi ma possiamo lavorare finora per arginarne i danni e le conseguenze sui nostri territori.
Sicuramente i bambini di oggi non conosceranno più i ghiacciai alpini come li abbiamo visti noi o i nostri nonni, e chissà quale sarà il loro modo in cui si sposteranno, viaggeranno, mangeranno, abiteranno e quali lavori saranno chiamati a fare. In 84 anni dovremo rivoluzionare il modo in cui, come specie animale, abitiamo questo pianeta. Ecco perché oggi, 2022, è importante educare gli adulti di domani alle sfide climatiche che saranno chiamati ad affrontare.
Parliamoci chiaro, i programmi scolastici attuali sono ottimi per farci vivere in un mondo di cui conosciamo le logiche e i ritmi.
Sono carenti per prepararci a vivere in un futuro dal clima incerto e segnato dalla crisi climatica. In provincia di Belluno, da un paio di anni, il progetto “Ambientiamoci” sta cercando di creare un terreno fertile per gli studenti di tutte le scuole (dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado) sui temi legati a clima, ambiente e sostenibilità, sia tramite delle lezioni frontali in classe che tramite laboratori. Il progetto, legato ad alcune scuole della provincia di Belluno, si compone di due parti.
La prima parte, dal nome “Non abbiamo un pianeta B” si rivolge agli studenti direttamente, mentre il podcast “Ecosveglia” viene trasmesso da radio ABM (Associazione Bellunesi nel Mondo) e serve come strumento di discussione per le tematiche legate al clima. Perché è fondamentale educare e parlare di clima e ambiente già dai primi anni di scuola? Lo abbiamo visto tutti, da Vaia fino ad arrivare a questa estate siccitosa e torrida, come la montagna sia un territorio fragile e sensibile al riscaldamento climatico che gli esseri umani stanno provocando a livello globale. Le nostre comunità e i nostri territori si troveranno, nei prossimi anni, a doversi confrontare con un’economia fragile e un territorio esposto ad eventi estremi.
“Oltre la conoscenza della Agenda 2030 - che sarebbe già inserita nel programma scolastico nell’ambito della educazione civica - il nostro percorso cerca di sviluppare nei giovani il pensiero critico e ideare insieme a loro soluzioni basate sull'azione. Non forniamo soluzioni preconfezionate, ma incoraggiamo la loro creatività e cerchiamo di fornire strumenti che permettano a loro di essere parte del cambiamento necessario”, racconta Constanza Hepp una delle facilitatrici del progetto.
Parlare di crisi climatica, di budget carbonico, di emissioni di CO2 ma soprattutto di conseguenze come ad esempio siccità, guerre e migrazioni, è necessario tanto quanto conoscere la storia del nostro paese e la matematica. L’argomento può sembrare divisivo o non adatto ad essere inserito in programmi scolastici, ma vi assicuriamo che non lo è. La comunità scientifica è chiara sulle cause e sugli effetti che 150 anni di combustibili fossili hanno portato al nostro pianeta e alla nostra specie. Conoscere la complessità dell’argomento, in un mondo dove si cercano soluzioni semplici ad ogni tipo di problema, sperando di seminare una conoscenza critica dell’argomento.
Per informazioni o per aderire con la propria scuola al progetto, potete visitare il sito https://ambientiamociqui.it/