Quelli del ''prima i Trentini'' che sulla Music Arena hanno fatto di tutto per lasciare i trentini a bocca asciutta, una foto che sa di beffa


Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Le beffe? Si cerca di metterle via. Di archiviarle per quel che si può. Ma se una beffa si ripropone ogni volta alla vista di una fotografia è dura schiumare una certa tristezza. Un malumore legittimo che aumenta alla considerazione dell’incomprensibilità di una scelta che magari non danneggia ma che certo profuma (oddio, più che profumo è cattivo odore) di discriminazione. La foto in questione ritrae presidente e vice presidente dell’autonoma Provincia – non sempre in corrispondenza di amorosi sensi – nel retro palco (si dice backstage ma bando all’eccesso di inglesismi) del concerto degli immortali Pooh. Il concerto si svolse lo scorso anno in quella landa chiamata pomposamente Trento Music Arena.
Fugatti e Gerosa (e viceversa) brindavano assieme a Red Canzian, Dodi Battaglia, Roland Barbacovi ed Alessandro Raffelli all’intramontabilità di un gruppo che i due promoter musicali (Showtime e Radio Italia) avevano portato ad esibirsi per un paio di migliaia di persone nel luogo che ha purtroppo già fatto la storia del letale intruglio tra il presappochismo e la presunzione della pubblica amministrazione. In perenne autonomia sì, ma dal buon senso. Guardando la foto in questione e l’aria raggiante dei due massimi amministratori la deduzione più logica è che Fugatti e Gerosa celebrassero anche l’indubitabile serietà dei due organizzatori che a Trento quando fanno lo fanno bene. Basti pensare (oltre alla longeva attività di successo del promoter altoatesino che ha riempito spesso i settemila posti del Palaonda di Bolzano) alle varie puntate di un “Summer Festival” che con Barbacovi e Raffelli ha portato in piazza Fiera ed in piazza Duomo ottime e partecipate proposte sia nazionali che estere.
Ma seminare bene non sempre conta e la beffa può essere dietro l’angolo. O dentro un bando. E’ capitato infatti che nel tormentone della Music Arena di Trento Sud si sia passati di pasticcio in pasticcio (a spese del contribuente) fino al passaggio di competenze dal Centro Santa Chiara (economicamente strangolato fino al commissariamento dai desiderata pop/rock del Presidente della Provincia) alla Trentino Marketing/Sviluppo, il braccio promozional - turistico dell’autonomia. Trentino Marketing - coscio del compito non tanto improbo quanto improprio impostogli da chi dopo aver indotto un rosso milionario al Centro Santa Chiara doveva pur uscirne in qualche modo – ha messo a bando la gestione 2025 di quel pozzo senza fondo che è la “non” Music Arena.
In un mondo normale verrebbe da applaudire a quel minimo di chiarezza e di trasparenza che se ci fosse stato fin dall’inizio (dal costosissimo capriccio chiamato Vasco) saremo tutti più sereni e forse perfino fans del Fugatti rock. Invece no. Invece ci si chiede (sapendo che una risposta non ci sarà mai) per quale motivo il bando sia stato costruito togliendo ai professionisti locali (non solo Barbacovi e Raffelli ma altri possibili seppur poco probabili interlocutori) ogni possibilità di partecipazione. Il bando vincolava infatti la partecipazione a realtà con un fatturato annuo di almeno 5 milioni e con la dimostrabilità di almeno 15 mila spettatori a concerto. Numeri disponibili solo a grandi agenzie nazionali come la Friend And Partners che (carramba che sorpresa…) è stata l’unica concorrente senza concorrenti.
La Friend and Partners ha vinto insomma, senza avversari, ed ora ci si aspetta che da maggio a luglio metta in campo i quattro grandi concerti previsti dal bando.
Scorrendo lo sterminato elenco di artisti sotto contratto o in rapporto con la holding dello spettacolo è concesso ogni genere di vagheggio. Ci sono praticamente tutti gli italiani che fanno “numeri” e può essere – non ci vorrà molto a scoprirlo – che per qualche big venga ritagliato uno spazio trentino, aggiungendo qualche data a tour fissati da mesi che toccano tutte le più importanti e rodate piazze nazionali. E’ dura, viste le regole di programmazione che generalmente non lasciano spazi ad improvvisazioni dell’ultima ora: si fissano date e si mettono in vendita biglietti da un anno all’altro, e anche di più. E’ dura ma non è impossibile: si vedrà. Nell’attesa sarebbe interessante capire come possa un’agenzia nazionale alla quale la Provincia darà 600 mila euro per quattro eventi evitare di impantanarsi nelle spese astronomiche legate alla logistica di un’area priva di dotazioni basilari. Un’area nella quale dalla luce all’acqua, dai parcheggi alla sicurezza, dalle strutture di palco a quelle di servizio ogni concerto rischia di diventare un pozzo di spese esponenzialmente più alte di ogni possibile rientro economico con la vendita di biglietti, il merchandising e tutto il resto.
Vasco Rossi è stato un unicum. La Provincia ha pagato a piè di lista anche cappuccini e brioches, riducendo a barzelletta il rischio d’impresa del management del Comandante. Poi, nel dopo Vasco, sono stati solo guai: più che prevedibili. Il Santa Chiara ha dovuto spendere l’impossibile per proporre mezze tacche rap e trap (ma solo quello offriva un mercato dove se non programmi con due anni di anticipo ti danno gli scarti, ma a peso d’oro). Mezze tacche o no, bisognò attrezzare l’area come se arrivassero ogni volta i Coldplay (vedi alle voci sicurezza, parcheggi, generatori eccetera). Anche Re Mida avrebbe alzato bandiera bianca. E adesso? Adesso si vorrebbe capire se le regole capestro di un anno fa varranno anche per i nuovi organizzatori. Se ad esempio gli uffici competenti considereranno l’intera area San Vincenzo (decine di ettari e centomila presenze potenziali) nel calcolo della sicurezza da garantire (e nelle assunzioni da fare) e limiteranno i vincoli ad un’area più ristretta (10 mila persone?). Ma è questo solo uno dei problemini ancora sul tappeto in un’area da “sconcerto” dalla strutturazione inesistente.
Quanto poi al contesto, la speranza è che la Friends and Partners sia in grado di compiere miracoli perché se non verranno portati a Trento artisti “in esclusiva” le piazze delle regioni limitrofe (Veneto, Lombardia, Emilia) resteranno sempre più appetibili dal pubblico “non trentino”. Forse è il caso di ricordare – per l’ennesima volta – che il bacino d’utenza del Trentino (l’Alto Adige fa questione e sé) è troppo piccolo per assicurare pubblico che vada oltre le poche migliaia di presenze. Di tutto questo si è detto e ridetto, scritto e riscritto, vanamente. Si è anche spiegato – (noi di sicuro) – che non si è contro i concerti all’area San Vincenzo e che però si vorrebbe un “progetto” credibile per la Music Arena, dimensionato alla realtà locale, alle sue potenzialità reali, con un minimo di lungimiranza, di coraggio, soprattutto di confronto e di condivisione.
Nulla di tutto questo, naturalmente, accadrà. Ma tornando alla foto delle beffe di cui all’inizio ci permettiamo di rincuorare i due promoter “esclusi a priori” ma con tanti complimenti dal duo Fugatti – Gerosa (Sandra e Raimondo in salsa trentina). Con un consiglio tutto nostro e spassionato rivolto a Barbacovi e Raffelli che da sempre rifuggono polemiche o entrate a 'gamba tesa': tornate a pensare a piazza Fiera o a piazza Duomo. No, non sarà pensare in piccolo. Sarà – semmai - pensare con realismo. E forse con maggiore successo.