Niente compiti a carnevale, Gerosa propone e il Pd risponde (al solito) con lo spauracchio del fascismo: ma davvero non c'è altro argomento?


Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
“Il masochista non si cura per paura di star meglio”. Lo diceva Roberto Gervaso. Uno che spesso c’azzeccava nel fustigare ma con leggerezza. “Il Pd non si cura per paura di far meglio”: noi, con modestia e rispetto, Gervaso lo rigiriamo così. Strumentalmente, certo. Amaramente, di sicuro. Disperatamente, ci si creda o no poco importa. L’incipit volutamente girovagante, scelto cioè per non liquidare la vicenda con un “ma vaffa” che sarebbe sacrosanto se non fosse di recente e pessima memoria, riguarda lo scontro tra la consigliera provinciale Lucia Maestri e la nuova assessora all’istruzione Francesca Gerosa.
La seconda se ne uscita in forma prima verbale e poi scritta con la richiesta ai docenti di non dare compiti durante le vacanze di Carnevale, propugnando la teoria (che non è peregrina) di una ''disconnessione'' temporanea dal tran tran scolastico a beneficio di studenti e famiglie. L’assessora ha parlato e poi ufficialmente “suggerito” (altro, tipo imporre, non potrebbe) dopo aver incontrato gli studenti della Consulta provinciale (favorevoli, anzi sponsor del time out dei compiti per non parlare della ''disconnessione'' dai registri elettronici) e, pare, dopo sollecitazione famigliare (il cuore di mamma).
Da parte dell’assessora che fa pure la vice di Fugatti ed è una Sorella D’Italia tra le più pimpanti e legittimamente ambiziose (pro futuro) non risultano “diktat” alle scuole. Ci sono due circolari, è vero, ma da una lettura nemmeno tanto impegnata si deduce che dall’assessora parte un invito a termine (il Carnevale delle scuole è una vacanza breve, non è festa tutto l’anno) e nel contempo un tentativo di aprire un confronto più ampio sull’ uso e sull’eventuale abuso dei compiti (anche via registro elettronico).
E Lucia Maestri? E quel Pd che in Provincia ha un tot di teste (un boom di eletti nonostante lo “sboom” dei voti) ma nemmeno l’ombra di un pensiero comune e comunemente creativo, originale? Beh, dalla Maestri è arrivata con la rapidità del fulmine la più prevedibile, stantia e oggettivamente assurda delle critiche. Maestri, nella fattispecie docente di un masochismo inarrivabile anche per i maestri delle metafore alla Gervaso, ha tirato subito in ballo il fascismo. Certo, lo ha fatto di striscio, strusciando più il non detto che il detto (il che, sinceramente, è peggio). Ma lo ha fatto. “Forse – ha scritto la Maestri in una nota che stona su tutto meno che in una rituale intonazione anacronistica - il tutto è dettato da inconfessabili nostalgie dei bei tempi, quando il “partito” stabiliva cosa e come dovesse essere insegnato nelle scuole del regno – “libro e moschetto”''.
Ecco, tra le mille e una polemica che la consigliera Pd avrebbe potuto innescare per avviare (siamo ad inizio legislatura) un confronto sui contenuti tra lei e l’avversaria politica che ha l’affido di una materia piuttosto importante qual è l’istruzione, Maestri ha scelto l’unico argomento tanto risibile e sconclusionato quanto inefficace. Ma davvero il Pd (in Provincia come in Italia) crede che basti gridare al fascismo ad ogni occasione per recuperare empatia, credibilità e, almeno attorno all’anno 3000, anche consenso? Possibile che il fascismo (ops, “la nostalgia dei bei tempi”), sia per il Pd una specie di prezzemolo messo a condimento di tutte le ricette che non lo prevedono? Con il riferimento fuori luogo come quello rivolto nemmeno tanto sotto traccia da Maestri a Gerosa ogni accenno di discorso serio sparisce. Al primo assaggio.
Proprio come per le ricette dove si abbonda con il prezzemolo guastando ogni sapore. Noi che ad un modo prevedibile e un po’ troppo sinistro del far politica siamo assuefatti ce la possiamo cavare citando Tafazzi per l’ennesima volta. E senza alcuna soddisfazione. Ma chi dal Pd, (dalla sinistra, centro sinistra o come cavolo vuol chiamarsi) si aspetta qualche segnale di vitalità (di novità, ma basterebbe oggi anche un respiro meno affannato) forse non si accontenterà di un uso abnorme dello spauracchio. E di nulla più. Meglio spiegarsi. Se si denunciano rigurgiti fascisti in ogni dove, compresi quelli nascosti nella chioma riccia di Gerosa, finirà che nessuno saprà più distinguere tra pericolo vero e la panzana.
E chi il fascismo dell’ineguaglianza e dei diritti negati lo sta lentamente ma inesorabilmente rieditando anche in Italia davvero ringrazierà per un allarmismo tanto irrazionale quanto generalizzato che produce l’esatto contrario di quel che cerca. Produce confusione, disinteresse, perfino una certa noia. Tornando alla querelle Maestri/Gerosa ci si sente un poco sollevati (oltre che confermati nelle tesi fin qui esposte) dalle reazioni del mondo scolastico all’uscita dell’assessora. Reazioni ampiamente riportate nelle cronache odierne. Bene, ci sono ragionamenti importanti sull’autonomia che la Provincia deve sempre riconoscere a dirigenti e docenti sul tema dei compiti e sul resto dell’organizzazione scolastica. Ci sono reazioni critiche e reazioni favorevoli.
Quel che non c’è è la paura di un “ritorno al passato”. Quel che non c’è è il timore di una nostalgia dittatoriale. Non c’è nulla di quel che la Maestri vaneggia usando con discutibile maestria un’ironia spuntata. Il Fugatti bis è appena cominciato e si spera che l’opposizione (che servirà più fuori che dentro l’aula del consiglio provinciale) si e ci liberi da questa inconsistente prevedibilità. Sulla scuola, ad esempio, la minoranza di oggi farebbe bene a ricordare che prima di sei anni fa fu maggioranza per decenni. Si ''imposero'' lingue (tedesco su tutto anche a scapito dell'inglese per alcune generazioni di bambini). Quei decenni, ad esempio, li ricorderanno con affetto al Liceo delle Arti: l’assessore all’istruzione e presidente di Provincia (Rossi) promise per il 2018 una sede di cui nel 2024 non c’è neanche una pala (altro che ruspe e gru).
Se l’opposizione di allora, maggioranza di oggi, avesse gridato al pericolo comunista, gli avrebbero semplicemente riso tutti dietro.