Mentre i 'Fugattis' litigano, Cia si è fatto fuori e Gerosa l'ha spuntata i 'Valdughi' pensano alla ''forma'' ma anche la sostanza potrebbe essere un'idea a partire dalla prima paga


Giornalista, ha lavorato per Alto Adige, Gazzettino e Trentino
Il giorno di Santa Lucia il consiglio provinciale uscito dalle elezioni d’ottobre proverà ancora una volta a mettersi in moto. Proverà a lavorare per il Trentino dopo aver fino ad oggi armeggiato insieme a Kafka. Si cercherà – così pare – di avviare una legislatura che oggi è in precario equilibrio tra lo psicodramma (o psico/comiche) e una barzelletta che non fa ridere. Dovessero “bucare” anche questo nuovo appuntamento con il buongusto alla maggioranza e alla minoranza bisognerebbe chiedere almeno di mettere mano al portafoglio. Che restituiscano il “maltolto” alla comunità che paga loro stipendi, rimborsi, emolumenti per cariche varie e altro (troppo altro).
Quella del 13 dicembre – (presieduta da una Lucia che non è santa ma un po’ miracolata da una politica al Verde di ricambio sì) - sarà la quarta seduta consigliare. Le prime tre sono finite (prestissimo) con un nulla di fatto per quanto riguarda l’elezione del presidente dell’aula, gli organismi di garanzia e il resto della “macchina”. Tre sedute con una giunta provinciale che sembra il prodotto di un Houdini alle prese con la scatola del Piccolo Mago. Una giunta all’insegna del “un po’ mi vedete, un po’ non mi vedete”, con assessori mai nominati che si siedono ad un posto per il quale non hanno titolo, con assessori nominati ai quali sarà tolta in malo modo la sedia da sotto le chiappe, con vicepresidenti a giorni alterni (o alterchi?), con i “conto nulla” della coalizione vincente pronti a vestirsi da tecnici e tuttologi per conquistarsi con il piagnisteo lo spazio che gli elettori hanno loro negato.
Nell’immondezzaio che deve sembrare un prato fiorito a troppi politici trentini regna un caos che riempie una montagna di paginate nella cronaca senza suscitare né curiosità né emozioni. Rabbia e forse anche un poco di ribrezzo: quelli sì che sono sentimenti montanti. Ma non è solo la rabbia per l’insipienza presuntuosa delle schermaglie tra il governatore Fugatti, il commissario Urzì, la Lega, i Fratelli e soprattutto le Sorelle d’Italia, i comprimari della coalizione di centro destra.
La rabbia che andiamo qui a scomodare riguarda, appunto, i soldi che vanno in tasca ad una politica (di nomi e cognomi) inconcludente. Ad ogni consigliere (maggioranza e minoranza) l'inizio della legislatura con queste tre sedute finite poco dopo l’appello andranno i primi ''soldini'' dello stipendio (di fatto tra il 24 novembre e il 13 dicembre si è già oltre metà mensilità). A cranio, tanto ai cattivi quanto ai buoni a seconda di quali sono le simpatie. Eccoci dunque a prevenire l’accusa che adesso unirà e confonderà gli opposti fronti. Sì, pecchiamo scientemente di quello che lor signori di una politica che frequentemente è solo politicante chiamano qualunquismo.
Siamo felicemente qualunquisti nel chiedere ai consiglieri provinciali di non aggiungere la beffa al danno di un’immagine un poco schifiltosa di sé stessa. L’immagine che la politica trentina sta offrendo in queste settimane. Ci rivolgiamo a tutti sapendo che la sordità di chi si crede impegnato a fare la storia perché siede in un emiciclo scorrendo Facebook o Instagram è tanto grave che non c’è alcuna meraviglia in grado di guarirla. Ma la speranza – dicono – non muore mai. E la speranza che si sperava almeno per la minoranza, per il centro sinistra, era quella di un gesto nobile, simbolico. Magari perfino creativo ma utile a diminuire la distanza siderale tra realtà e istituzioni. E' giusto, condivisibile, sacrosanto denunziare le colpe altrui (perché è certo che la colpa della paralisi del consiglio provinciale è tutta della maggioranza). Ma si può (noi diciamo: si deve) condannare gratis. Senza incassare, cioè, il compenso per uno scempio che ha tutti i responsabili a destra. Rinunciare ai soldi delle sedute svuotate da ogni parvenza di serietà e democrazia avrebbe avuto probabilmente molto più effetto di infinite filippiche su meccanismi consigliari di cui la comunità non sa nulla ma di cui alla comunità alle prese con una sanità allo sfascio e un carovita che sfascia le famiglie non frega nulla.
Se la vedano Valduga e tutti gli oppositori sul come inventare il modo di differenziarsi da chi fa del consiglio provinciale (dell’istituzione) una succursale al ribasso del Grande Fratello (lì beghe finte, qui forse vere) facendosi anche pagare.
Quanto a quelli che sguazzano nel pantano post elettorale credendosi nuotatori da medaglia non è davvero il caso di stendere un velo di pietà. Lo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia è purtroppo ascrivibile alla voce “miserie” e sarebbe un premio davvero eccessivo nobilitarlo come uno duello politico. Se la diatriba fosse valoriale, se fosse legata a progetti e proposte, forse il “loro” governo del Trentino ne avrebbe tratto guadagno.
Ma qui siamo solo all’ingorgo (per altro ingordo) dei personalismi, degli umori, di uno starsi reciprocamente sugli zebedei covato a lungo e diventato tanto incontenibile quanto incontrollabile. Certo, nella commedia c’è chi fa la sua parte con una certa scioltezza. Il presidente Avio-trasportato per il bis in piazza Dante fa il gioco delle tre carte. Prima ha provato a fregare il destrorso Urzì e Gerosa promessa. Ora fregherà quel Cia che è riuscito a fregarsi da solo come solo lui poteva fare con Urzì e Gerosa che non han dovuto far altro che lasciandolo assessore per mezza giornata o poco più per assistere alla sua defenestrazione. Ma nel gioco delle tre carte Fugatti è ancora un pivello. Incartatosi, ha fatto scoprire la carta vincente a Gerosa. Lui avrà così la sua giunta disgiunta (altro che coesi, qui ci si incolla con lo sputo). Noi, i trentini compresi quelli che ci hanno creduto, avranno assessorati con competenze incompetenti che rischiano di far scontare ai trentini l’inefficienza della confusione e dell’improvvisazione.
Per altro se ne sono sentite (e se ne sentiranno) di ogni. La Provincia delle spartizioni (quelle della destra sono solo più sbracate dei governi “illuminati” di ormai dieci anni fa) diventerà la Provincia delle sparizioni. E’ già sparito da tempo l’orgoglio per una sanità da imitare, il lavoro non è né rose né fiori, i penultimi sono diventati ultimi e gli ultimi si raccomandino a qualche fede, i giovani invecchiano prima che qualcuno faccia loro spazio, eccetera. Che altro sparirà ancora? Tanto, se chi si deve opporre s’accontenta del rito, della replica, del già visto e del già sentito. Cambiare linguaggio (la polemica, giusta, sugli organismi di garanzia del consiglio, era puro ostrogoto roba che se ci convochi una conferenza stampa significa che ancora non hai capito come funzionano le cose), cambiare luoghi (fuori, per favore fuori, da quell’aula), osare, spiazzare.
La legislatura è iniziata come peggio non si poteva. Ma senza un’opposizione con la voglia di sorprendere (forse anche di sorprendersi) per quantità e soprattutto originalità di iniziativa, può peggiorare. Ancora di più.