La nuova arrivata, i litigi con le altre due gatte e quel momento magico che le ho viste coccolarsi (IL VIDEO)


Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.
Penso che il mondo abbia bisogno d'amore. Il mio non e facile qualunquismo, come si potrebbe pensare. Lo scenario in cui viviamo non lascia spazio alle cure dell'anima. La pandemia ha distrutto le nostre vite, ha tolto la socialità, ha riempito l'essere umano come tale di paure ancestrali e attanaglianti, che frenano i rapporti umani e li rendono fragili e difficili. Una paura sottile degli altri si è insinuata piano piano, la paura che ti fa attraversare la strada quando passa qualcuno, che ti fa guardare le persone con diffidenza inconscia, che ti toglie la voglia di socializzare e ti fa dannatamente rimpiangere tutto quello che una volta era la "tua" normalità.
Una vita complicata insomma. E un tanto per dimenticare tutto questo, da gattara professionista, vi voglio parlare di quanto aiuti in questo frangente cosi pesante avere in casa degli esserini pelosi. Nell'ultimo e già pesante periodo abbiamo subito la partita della mia adorata miciona Ophelia. Un dolore cocente che solo chi ama gli animali può capire. Diciassette anni di amore con la gatta più ''umana'' che io abbia mai avuto, un amore reciproco e profondo che mai e poi mai uscirà dal mio cuore. Le lacrime scendono lievi mentre ne parlo. Non posso farle a meno quando la penso. E succede spesso. A questo punto la nostra parte di famiglia pelosa era fatta da Tina, la mia vegliarda tigrata, anch'essa diciottenne e da Calypso, una siberiana rubacuori che da minuscola deliziosa palla di pelo si è trasformata in una gattona sorniona, furba come un piccolo demonio.

E allora, cosa c'è di meglio, per complicarsi una vita che lo è già di suo, che prendere un terzo gatto? Niente. Decisione presa. E abbiamo cominciato la ricerca. Difficile naturalmente perché questa scelta perigliosa è stata fatta in un momento in cui le cucciolate scarseggiavano. Niente è più sublime che coccolare un micio piccolo. Niente. Incredibile, era come cercare l'araba fenice. Io ho la testa dura e difficilmente lascio perdere quando mi metto in testa una cosa. Cerca che ti cerca finalmente uno spiraglio. A Verona una piccola micetta tricolore di sei mesi, non piccola come volevamo ma dopo averla vista in foto (occhi verde acqua, sguardo sornione e nasino rosa), un incanto, decisione presa. Due giorni dopo la piccoletta, ribattezzata Liuba, era con noi nella nostra mansarda molto british, piena, strapiena di oggetti dei più svariati.
Una sola cosa per tutte: faccio collezione di statuine di gatti e di casette, ricordi preziosi dei miei viaggi. E Liuba se ne è accorta subito. Immediatamente. Il primo giorno si è arrampicata sulla doccia attraverso la roba stesa sullo stenditoio, da li in bilico e salita su un mensola altissima piena di scatole di vecchi vestiti e poi, religiosamente, le ha buttate giù una per una, rischiando di farsi anche male. Da sculacciarla come minimo ma poi mi ha guardato con quegli occhi dolci e trasparenti e la rabbia si è sciolta come neve al sole.
Il secondo atto è stato planare su una mensola piena di statuine con un volo degno di Icaro, e da lì piombare sul vaso accuratamente selezionato a mo' di ikebana dei miei fiori secchi dai toni decrescenti dell'arancio facendo una vera e propria stage degli innocenti. Un tipino tranquillo, insomma. Allargavano le prospettive il pane fresco rubato dall'armadietto dopo averlo aperto, le scorribande sullo stipite altissimo e sottile delle porte, per poi atterrare il più delle volte frantumando ogni giorno qualcosa di diverso , tanto per non farsi mancare nulla. Cat woman. La cosa che però ci preoccupava moltissimo era in primis la sua voglia di filarsela ma soprattutto la sua totale e terribile ostilità nei confronti delle altre due, più che altro della piccola siberiana, visto che Tina l'aveva fermata subito con un lungo, lunghissimo, eloquente, sguardo di disprezzo.

Un vero e proprio flagello del signore. Calypso, una gattona robusta e tranquilla era letteralmente terrorizzata degli attacchi subitanei e feroci della piccola peste. Le saltava addosso con agguati improvvisi e violenti, mordendo e graffiando come una forsennata. La pover'anima si rifugiava sotto i mobili in cerca di riparo, miagolando come se non ci fosse un domani. La rincorreva ovunque e comunque minacciosa. Preferibilmente a notte fonda. Tina osservava, dall'alto della sua signorile saggezza, con fare sprezzante, e questo la rendeva agli occhi di Liuba come qualcosa di proibito ed intoccabile, ed inspiegabilmente la teneva lontana. Con Calypso invece era un calvario totale e continuo. Non serviva niente: sgridate, acqua fredda spruzzata a tradimento. Nulla. I giorni passavano così, a tal punto che cominciavamo a pensare, a malincuore, terribile cosa per due gattare nell'anima come me e mia figlia, di trovarle una nuova famiglia come micia unica.
Dimenticavamo però una cosa.
Gli animali sono diversi dagli esseri umani. Sono migliori per molti aspetti. Il mondo del web è pieno di esempi cagnette che allattano gattini, amicizie impensabili fra razze diverse, solidarietà profonda. Amano così, senza sovrastrutture mentali, senza impedimenti dettati dalle catene pesanti della nostra società. Semplicemente. Ed una notte , mi sono svegliata di soprassalto come per un istinto primordiale e le ho viste. E una tenerezza pazzesca ha pervaso il mio cuore. Entrambe sul mio letto, accucciate vicine.
Liuba, con una delicatezza sublime, stava leccando e pulendo Calypso piano piano, come se fosse fragile, con amore infinito. Uno spettacolo bellissimo, che vi voglio far vedere. Non ci sono parole per descrivere quello che avevo davanti agli occhi. Solo la dolcezza e l'amore che solo questi esseri indifesi e deliziosi sanno comunicare alle corde dell'anima. Ricordatelo sempre.