L'agricoltura trentina 2.0 passa dai giovani: innovazione, tecnologie e attaccamento alla terra. E ora arriva il comitato di promozione enogastronomica da 6 milioni di euro
Confagricoltura del Trentino, nella sua assemblea annuale, ha fatto il punto su prospettive e margini di sviluppo. Dal marchio Qualità Trentino alla necessità di educare il consumatore ad apprezzare il prodotto più che il "prezzo" o la "quantità"

TRENTO. L’agricoltura trentina 2.0, è quella che guarda alla collaborazione tra imprenditori, all’innovazione data dalle giovani generazioni che entrano nei campi e al ruolo della ricerca agronomica come elementi prioritari. Lo ha ribadito Confagricoltura del Trentino, nella sua assemblea annuale, tenutasi a Ravina di Trento, nelle sale di Ferrari Incontri, la maison dello spumante classico. Con la presenza di esponenti dell’Act Associazione contadini trentini e del Bauerbund sudtirolese.
Collaborazione tra imprese private e cooperazione, per far ripartire l’economia agricola trentina. Tema centrale della relazione del presidente Cinzia Cainelli decisa a scommettere sul giusto apporto dei giovani imprenditori. Perché questi guardano al domani con l’approccio più innovativo, ripartendo comunque dai valori legati alla terra. Giovani sempre più tecnologici, comunque legati ai valori della terra. Che vogliono non solo contare di più, ma pure rilanciare sfide e ‘contaminazioni’ decisamente impensabili per i loro padri.
Dopo aver favorito il ritorno alla terra, tuttavia, è doveroso creare le condizioni per garantire una permanenza felice dei giovani in agricoltura, che sarà possibile solo se verranno affrontati e risolti alcuni nodi che attanagliano da sempre il settore.
Ben 520 le domande per il Piano di sviluppo rurale; 354 le ammesse, per un importo complessivo di oltre 22 milioni di euro. Creare le condizioni per far sì che i nuovi agricoltori possano essere più artefici del proprio destino, avendo a disposizione più reddito dal proprio lavoro e meno da sussidi pubblici. I benefici, come si diceva, riguarderebbero i diretti interessati ma anche la collettività, in termini di qualità alimentare, di sostenibilità ambientale e di salubrità per i cittadini.
Lo ha ribadito in primis l’assessore provinciale Michele Dallapiccola – sfruttare i 5 milioni e 700 mila turisti giunti in Trentino e ha annunciato il varo di un comitato per la promozione enogastronomica con un budget di 6 milioni di euro. Meno burocrazia, più stimoli alle imprese. Strategia in sintonia tra il senatore Franco Panizza e l’europarlamentare Herbert Dorfmann. Innovazione, in tutto. Anche nei rapporti con quanti arrivano in campagna per esperienze precise, da conservare nei ricordi. Indispensabile un nuovo approccio e una comunicazione altrettanto interattiva. Tecniche di divulgazione decisamente curiose. La qualità del Trentino deve essere veramente tutelata. Per una questione d’identità territoriale, per dare futuro alle imprese.
Un marchio qualità Trentino che parte proprio dalla valorizzazione dei variegati ambiti territoriali. In una zona montanara come la nostra – hanno ribadito i vertici di Confagricoltura trentina, coordinati da Diego Coller - bisogna puntare sul concetto di ‘semplicità, bontà ed etica’. Tre questioni che fanno la differenza. Partendo da strategie che recuperino l’agroalimentare locale per consolidare i valori del cibo, della gastronomia, senza snaturarne i cardini territoriali. Anzi. Partire dal domandarsi che cos’è un ‘buon prodotto nostrano’. Non è facile definire ’buono’ e neppure ‘nostrano’. Educare quindi ad un consumo più responsabile, scegliere prodotti che esprimono valori come identità, legami territoriali e la naturalità stessa dei luoghi, delle vallate dove vengono prodotti.
Garantiti dall’apposito Marchio Qualità Trentino. Senza rincorrere richieste di un mercato che vuole tutto ‘al prezzo più competitivo’, ma educare il consumatore ad apprezzare decisamente la qualità, disposti a pagare qualcosa di più per gustare al meglio un Trentino decisamente … buono! Marchio a tutela del produttore, oltre che per il consumatore. Da applicare nelle proposte più variegate, dal latte alla frutta, dalle carni alle birre artigianali, poi al pane e a tanti altri generi alimentari autenticamente trentini.
Guardare al domani con fiducia, scommettere sull’innovazione, per formare giovani imprenditori agricoli ancora più preparati. Ecco perché è fondamentale un rapporto sinergico con quanti fanno ricerca scientifica, senza però dimenticare l’impegno, le fatiche dei nostri ‘storici’ operatori, spesso ingiustamente chiamati ‘vecchi’. A loro la nostra riconoscenza, le nostre attenzioni, con la stessa premura che rivolgiamo ai nostri giovani, a quanti dovranno gestire un Trentino agricolo decisamente 2.zero.
Come Confagricoltura trentina - ha detto in chiusura Cinzia Cainelli - dovremmo puntare sulla divulgazione dei valori agricoli. Soprattutto tra i giovani, non solo quelli legati alla campagna. Per educarli alla qualità e per formarli ad un corretto consumo alimentare. Coinvolgendo tutti i soggetti dell’agroalimentare. La frammentazione non porta a nulla e crea ulteriori sofferenze.