Gelate, Ottobre e Dominici (con un mese di ritardo) chiedono lo stato di calamità. Intanto Panizza ha incontrato il ministro Martina
Il movimento "Autonomia Dinamica" (mostrandosi poco dinamico) ha mandato un comunicato stampa con le stesse richieste di un mese fa di partiti, sindacati e aziende. Intanto, però, molte cose sono cambiate. Ecco cosa è successo

TRENTO. Repetita Iuvant dicevano i Romani. Ma certo che ripetere esattamente le stesse cose, con le stesse parole e con le stesse frasi, ma a distanza di un mese da tutti gli altri (partiti, sindacati, agricoltori, dirigenti di azienda), appare quanto meno poco "dinamico". Eppure il movimento "Autonomia Dinamica" ha scelto di comunicare quanto pensano Mauro Ottobre e Caterina Dominici sulla gelata che si è abbattuta sul Trentino a fine aprile, proprio oggi. Solidarietà con i danneggiati, richiesta di dichiarare lo stato di calamità naturale, portare la questione al ministero e all'Europa. Questo il succo di un comunicato che pare identico a tanti altri, ma con un ritardo di circa un mese.
Era il 12 maggio quando i sindacati chiedevano un incontro con l'assessorato per evidenziare criticità e problematiche derivanti da quella che è stata una delle gelate più devastanti di sempre per il nostro territorio. Una gelata che rischia di mettere in ginocchio soprattutto chi lavora nell'indotto, raccoglitori, magazzinieri, imbustatori, trasportatori. In quei giorni, anche dalle pagine de il Dolomiti, è stata espressa più volte la necessità di chiedere lo "stato di calamità naturale" per avviare le procedure europee per la tutela dei posti di lavoro e dell'occupazione. E gli incontri sono stati fatti, a tutti i livelli, sia con la Conferenza degli assessori regionali, che con il ministero. Con la conferma, nelle scorse settimane, da parte del Governo, che verrà chiesto lo stato di calamità.
Non ultimo, in ordine di tempo, l'incontro avuto la scorsa settimana tra il senatore Panizza e il ministro Martina nel corso dell’audizione in Commissione agricoltura quando lo stesso senatore trentino ha ribadito come la perdita produttiva per l’anno in corso rischi di avere effetti pesanti non solo sul fatturato delle aziende ma anche sull’ammortamento e sulle spese di funzionamento delle strutture e sull’intero indotto. E ha quindi sottoposto al ministro la necessità di prevedere un piano di intervento con misure preventive, che siano gli impianti antibrina o tecniche innovative come gli impianti di ventilazione; ha poi spiegato che le Organizzazioni dei Produttori, con il calo della produzione, andranno a perdere una parte di contributi comunitari (secondo alcuni calcoli, per il 2018 le OP trentine passeranno dai 14 milioni ai 9 milioni di finanziamento europeo) si chiede quindi di introdurre maggiori elementi di flessibilità per evitare una così forte riduzione delle risorse.
"Non dobbiamo poi dimenticarci – ha aggiunto Panizza – dell’impatto negativo sull'occupazione, che riguarda in particolare gli addetti alla lavorazione e alla trasformazione del prodotto. Si tratta in gran parte di manodopera femminile che difficilmente riuscirà a trovare un’alternativa di lavoro. Ad esempio, in Valle di Non sono già stati licenziati più di 100 addetti e si prevede una ulteriore drastica riduzione della forza-lavoro impiegata, oltre la riduzione di stipendio per chi lavorerà a regime ridotto. Sarebbe opportuno introdurre una forma di ammortizzatore sociale per queste categorie. E poi bisogna prevenire il sicuro rialzo delle polizze delle assicurazioni per il 2018, uno strumento a cui sempre più aziende guardano con diffidenza per l’importo crescente dei premi. Ci vuole, da parte del Governo, un intervento calmierante per i prossimi anni".
Panizza, mercoledì scorso in Commissione agricoltura, ha quindi salutato positivamente la volontà del Governo di dichiarare lo stato di calamità e ha ricordato che "le regioni e le province autonome hanno già chiesto al ministro che si faccia direttamente parte attiva per la definizione dello stato di calamità, in surroga dell’attività che altrimenti tutte le regioni saranno chiamate a fare entro pochi giorni. Il ministro Martina, nella sua replica, ha ribadito le preoccupazioni dei commissari sullo stato di difficoltà della nostra agricoltura e come la declaratoria di calamità interrompa automaticamente alcune spese aziendali, come il versamento dei contributi e le rate dei mutui aziendali".
E anche il conteggio dei danni, incomincia a farsi concreto. Inizialmente c'era chi aveva parlato addirittura del 90% di riduzione della produzione delle mele in Val di Non (noi c'eravamo attenuti a quanto riferito da parti sociali e enti istituzionali, riferendo di un danno quantificabile sul 70% della produzione). L'Associazione Artigiani, la scorsa settimana, ha riportato numeri più credibili: "Abbiamo letto recentemente la quantificazione dei danni provocati dalla gelata di aprile che ha stroncato in Trentino la fioritura delle mele, delle viti e di molta frutta in genere - scrivono gli Artigiani -. Nell’Alta Valsugana per le viti, nella Valle dei Laghi per la frutta si stima una perdita di raccolto del 20%; in Val di Non si stima addirittura una perdita di prodotto pari al 70%. In termini economici per il consorzio Melinda questo potrebbe significare uno stop del fatturato a 50 milioni di euro rispetto ai 250 dell’anno precedente. Un danno ingentissimo, che da un lato spinge la Provincia a chiedere lo stato di calamità naturale, ma che dall’altro preoccupa molte categorie economiche".
Insomma, il quadro comincia ad essere sempre più definito. Poi, per carità, repetita iuvant e permette di tenere tutti sul pezzo. Manca solo quel "dinamismo" in più che permetta di fare un passetto avanti.
Questo il comunicato stampa di "Autonomia Dinamica" di oggi.
«Vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno a tutti gli agricoltori, gli imprenditori agricoli e i viticoltori per la sventura della terribile gelata che ha distrutto in buona parte del Trentino il prodotto agricolo, in Val di Non il 90 % delle Mele secondo gli esperti».
«A memoria d'uomo non si ricorda un evento così terribile! Esprimiamo la nostra solidarietà anche con il consorzio Melinda e tutti i dipendenti, una buona percentuale dei quali non potranno continuare a lavorare nella stagione 2017/2018». «I meli sono brulli. Lo spettacolo è proprio inquietante e sconvolgente. L'associazione di valle, Orgoi Nones, ha già chiesto ufficialmente che venga riconosciuta e dichiarata da parte della Provincia Autonoma la calamità naturale».
«Come movimento Autonomia Dinamica ci facciamo interpreti della gravità della situazione e chiediamo alla Provincia e all'Assessorato competente che provvedano alla dichiarazione di calamità naturale per tutto il Trentino e prendano i contatti con il Ministero italiano competente e con i responsabili della Commissione europea per l'agricoltura».