Ponte Alto, lavori quasi terminati, la forra è pronta per accogliere i turisti
L'opera di riqualificazione è costata 650 mila euro e l'apertura è prevista verso primavera. Brugnara: "In progetto un parco fluviale per valorizzare ulteriormente Ponte Alto"

TRENTO. Un canyon di roccia carsica che si raggomitola lungo le sponde del torrente Fersina, intervallata da una struttura di contenimento idraulico realizzata durante l’Impero Austro-Ungarico. L'orrido di Ponte Alto, dopo un importo finanziato per 650 mila euro, 500 mila dei quali per l'esecuzione del lavori, è pronto a ritornare protagonista nel panorama del turismo cittadino all'inizio della prossima primavera.
"La riqualificazione e la messa in sicurezza del bellissimo orrido - spiega il consigliere comunale Michele Brugnara - è un'iniziativa partita dal basso. Un progetto partito dalla circoscrizione di Cognola, quella di Povo e l'Ecomuseo Argentario per trovare terreno fertile e interesse in Provincia e Azienda per il turismo di Trento".
L'orrido Ponte Alto mostra un lato affascinante dal punto di vista geologico-naturale, ma anche da quello storico-culturale: il progetto di contenimento idraulico (la serra di Ponte Alto e la controserra Madruzzo, ndr) risale al 1537, quando il principe vescovo di Trento Bernardo Clesio decise di contenere le ondate di piena del torrente che ciclicamente arrivavano a minacciare la città, successivamente nel 1550 più a valle Madruzzo costruì la seconda diga. "L'idea - continua il consigliere fra le fila dem - è certamente quella di proporre visite guidate per riscoprire questo luogo suggestivo, ma anche di creare un parco fluviale per apprezzare l'Orrido e riqualificare completamente l'area".

"I lavori sono quasi conclusi - prosegue Brugnara - anche la messa in sicurezza è ormai in dirittura d'arrivo. Indicativamente verso primavera si dovrebbe poter ammirare un panorama emozionante attraverso il sentiero, le passerelle, i due ponti coperti ricostruiti a sbalzo sulla forra profonda cento metri, dove si gettano due cascate, la più alta con un salto di circa 60 metri".
Il progetto è iniziato nell'ottobre 2011: l’allora assessore provinciale all’ambiente Pacher annunciava il cantiere per aprire nel giro di due anni l'opera. Alcune vicissitudini hanno rallentato la macchina organizzativa (i blocchi imposti dal patto di stabilità e i problemi legati alla definizione degli accordi con i privati per l’utilizzo degli accessi, ndr), ma dopo quasi un anno di lavoro ora i team di professionisti guidati dal progettista ingegnere Stefano Fait dei Bacini montani, dal direttore Nicola Dal Bosco, dall'ingegnere Massimo Maccani per la messa in sicurezza e dall'azienda di Mezzolombardo Dimacgeo, vedono il traguardo finale.
Oltre vent'anni fa il declino e la chiusura al pubblico per ragioni di sicurezza, ora si prospetta quindi il ritorno a un passato maestoso, quando la forra collocata all'imbocco in direzione della Valsugana fra Povo e Cognola rappresentava un'attrazione turistica molto richiesta. Già ai primi del ’900 l’opera con la sua spettacolare cascata, il suo burrone profondo oltre 100 metri, le opere di contenimento, i 93 scalini di una scaletta a chiocciola in pietra per accedere a un balconcino con vista della cascata e gli oltre 200 scalini che si devono percorrere per raggiungere le pendici del fiume vedeva un via e via di turisti, famiglie e curiosi.