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Apicoltori trentini in crisi. Sparisce il miele d'acacia: "Troppo freddo nei mesi scorsi e le api sono in difficoltà"

Secondo il presidente degli Apicoltori mancano adeguati sostegni alle imprese. "Se le api potessero votare allora conteremo di più". A causa delle temperature sotto la media dei mesi scorsi la produzione di miele è in crisi. 

Di gf - 17 giugno 2017 - 06:47

TRENTO. Il 2017 sembra non promettere nulla di buono, al momento, per il settore del miele. Complice soprattutto una stagione primaverile fredda, i danni all'agricoltura sono stati moltissimi e i 1500 apicoltori trentini rischiano di non riuscire a rialzare la testa dopo la crisi degli ultimi 3 anni.

 

Tra gli effetti che quasi sicuramente vedremo sugli scaffali dei supermercati, ci sarà la quasi totale assenza del miele d'acacia. A confermalo è Marco Facchinelli, presidente dell'Associazione Apicoltori Trentini che oltre a descrivere una situazione di “crisi nera” lamenta anche la poca attenzione da parte delle istituzioni verso questo settore.

 

“La produzione del miele di acacia – ci spiega – è stata praticamente assente quest'anno.  A causa in particolare delle condizioni climatiche fredde che non hanno permesso all'ape di produrre miele. Abbiamo avuto un avvio di stagione che lasciava ben sperare ma poi le temperature di sono abbassate, soprattutto in alcune zone del Trentino, creando in questo modo danni irreparabili all'agricoltura perché il freddo si è protratto per diversi giorni”.

 

Ad essere messo in pericolo non è solo il miele d'acacia ma, secondo gli apicoltori, anche altre tipologie che risentono degli effetti negativi del clima. In questo periodo l'auspicio da parte degli apicoltori è che si ritorni ad avere temperature gradevoli e condizioni climatiche accettabili affinché le api possano iniziare a produrre miele di tiglio e castagno per limitare i danni di una stagione che si profila drammatica anche e soprattutto dal punto di vista economico.

 

“Sono moltissime le aziende di apicoltori – spiega Facchinelli – che hanno fatto investimenti di migliaia di euro. Questi investimenti bisogna comunque pagarli e con una situazione del genere per molti è difficile”.

 

Il dito viene puntato contro la mancanza di adeguati “sostegni”. “Qui non abbiamo alcuna clausola di salvaguardia – continua il presidente – e purtroppo essendo in numero ridotto l'interesse nei nostri confronti è minimo. Se le api potessero avere la possibilità votare allora conteremo di più”.  

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