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Agricoltura, genomica soffocata nel pozzo dell'omertà. Velasco se ne va: 8 domande al sistema trentino

Da Ugo Rossi a Segré, da Menapace a Dalpiaz, passando per i ricercatori della Fondazione Mach e i consiglieri provinciali. Il coordinatore dipartimento Genomica e Biologia delle Piante da Frutto della Fem se ne andrà a Conegliano. Che ne sarà del progetto nel quale si sono investite risorse, speranze e ambizioni?

Di Sergio Ferrari - 15 luglio 2017 - 17:34

TRENTO. Il 25 giugno 2017 Vita Trentina sulla pagina “Agricoltura per tutti” che curo dal 1979 con Giuseppe Michelon ha pubblicato un nostro articolo dal titolo “Genomica nel pozzo”. Sostenevamo e continuiamo a sostenere che annunciare con comunicati enfatici i risultati di una ricerca che riceve consacrazione da una rivista internazionale di forte impatto è utile alla carriera dei ricercatori ma non ai potenziali fruitori. Almeno nel medio termine. Da qui l’immagine di chi fa intravvedere traguardi tangibili sul piano pratico ma che al momento si possono solo immaginare. La luna nel pozzo, appunto.

 

Il quotidiano on-line Il Dolomiti che mi riserva spazio dall’inizio della pubblicazione (settembre 2016) mi offre la possibilità di ritornare sull’argomento, ma con un titolo diverso: "Genomica soffocata nel pozzo dell’omertà". Quanto di seguito riportato è dettato solo dall’amore che nutro nei confronti dell’Istituto Agrario di S. Michele nel quale ho trascorso una vita di docente e di giornalista agricolo dal 1961 al 1994. Ad esso si aggiunge la volontà di interpretare il significato primigenio della parola greca “polemos” che non significa guerra, ma volontà di evidenziare problemi con l’intenzione di suscitare la loro risoluzione.

 

Ha sorpreso un po’ tutti, compresi i componenti del cda della Fondazione Mach la notizia che Riccardo Velasco, coordinatore dipartimento Genomica e Biologia delle Piante da Frutto, ha vinto il concorso di direttore del Crea di viticoltura di Conegliano cui fanno riferimento funzionale e gestionale gli altri centri di ricerca che si occupano della stessa materia in rapporto istituzionale di subordinazione. Senza toccare aspetti di carattere personale, ritenevo logico che l’abbandono di un ruolo di così alta responsabilità quale era quello svolto da Riccardo Velasco inducesse i diversi soggetti interessati al fatto a prendere l’iniziativa di chiarire il loro punto di vista o almeno indicare quali decisioni intendono prendere per colmare il vuoto.

 

E d'altronde nella genomica (che, come recita il sito della Fondazione "applica le tecniche di ingegneria genetica - incluse le tecnologie più moderne e mirate (cisgenesi e genome editing) - per studi di genomica funzionale su vite e melo principalmente ai fini di incrementare la difesa dalle malattie e migliorare la qualità del frutto") si sono riposte molte speranze per il futuro dell'agricoltura trentina.

 

Al solo scopo di rompere la generale omertà, ho deciso di formulare le seguenti domande, anche a nome e per conto del mondo agricolo trentino che ha diritto di aspettarsi dalla Fondazione Mach una qualche ricaduta utile, seppure distanziata nel tempo.

 

1. Al presidente della Giunta provinciale Ugo Rossi: l’uscita di campo di Riccardo Velasco è un’occasione per chiedere un resoconto puntuale dei risultati ottenuti finora dal Dipartimento in causa, anche a fronte degli investimenti finanziari assegnati ad esso dal 2009 ad oggi, cioè da quando è nata la Fondazione Mach. Ritiene di dover formulare pubblicamente le domande e riferire i risultati nelle sedi che riterrà più confacenti?

 

2. Ai componenti del cda che rappresentano direttamente o per delega i sindacati agricoli e la cooperazione agricola trentina: perché non chiedete al presidente e al direttore generale della Fondazione Mach di chiarire perché il Piano Viticoltura 4.0 che doveva coinvolgere in un progetto di sostenibilità ben 6 università del Triveneto avvalendosi in via prioritaria delle ricerche svolte dal Dipartimento coordinato da Riccardo Velasco non è stato ancora presentato ufficialmente, ma solo anticipato parzialmente e senza accordi con la componente Triveneta da presidente e direttore della Fondazione Mach?

 

3. Al presidente Fem Andrea Segrè: quale parere hanno espresso i componenti del comitato scientifico eletti su sua indicazione personale nei confronti dell’attività e soprattutto dei risultati ottenuti dal Dipartimento coordinato da Velasco? Può inoltre continuare a sostenere che finora i risultati delle ricerche del Dipartimento Genomica avranno una ricaduta nel settore viticolo e frutticolo come continua a sostenere pubblicamente e in numerose occasioni?

 

4. Al direttore di Apot Alessandro Dalpiaz: quale valutazione dà la Aop che rappresenta il 90% della frutticoltura del Trentino in merito ai risultati ottenuti dal Cri di S. Michele (Genomica e Genetica tradizionale) in termini di nuove varietà di melo e di piccoli frutti (vedi progetto Apple and Berry ) finora ottenuti?

 

5. Al direttore generale della Fem Sergio Menapace: l’attuale assetto organizzativo ed operativo del Centro Ricerca ed Innovazione e del Dipartimento Genomica e Biologia delle piante da frutto in particolare, fino a che punto corrisponde alle indicazioni del Partito che ha promosso e praticamente deciso la sua nomina a capo della Fondazione? Quale è inoltre il suo parere personale di ex allievo di S. Michele e di agronomo nei confronti dell’attuale attività dei tre centri sui quali si articola l’attività della Fondazione?

 

6. All’attuale dirigente del Cri Annapaola Rizzoli: tra i 4 Dipartimenti nei quali è stato suddiviso il Centro Ricerca e Innovazione a partire dall’1 febbraio 2016 ci sono differenze di tipo preferenziale o di mandato operativo e soprattutto esistono rapporti di collaborazione laddove è possibile od opportuno che si stabiliscano?

 

7. Agli attuali ricercatori che operano nel Dipartimento rimasto senza coordinatore: siete in grado di portare avanti il lavoro in corso? Ritenete possibile che Velasco, anche da direttore del Crea di Conegliano e dei centri omologhi, possa ancora avere con voi rapporti di collaborazione nel campo della genomica di base e soprattutto in quella riguardante la vite?

 

8. Ai consiglieri provinciali diplomati a S. Michele, ai quali ho più volte tentato di illustrare non solo quanto di buono e di utile si fa a S. Michele ma anche ciò che non funziona a dovere: a prescindere dal gruppo politico al quale appartenete, perché non siete finora intervenuti pubblicamente nel merito di queste ed altre situazioni critiche attuali, precedenti o facilmente prevedibili riguardanti l’Istituto nel quale vi siete formati umanamente e tecnicamente?

 

Attendiamo le risposte.

 

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