Agricoltura, dopo le gelate i sindacati chiedono lo "stato di calamità naturale": "Si parla di una riduzione fino al 70% della produzione"
La responsabile della Flai Cgil: "Solo per Melinda si parla della chiusura di tre magazzini (Cles, Casez e Tuenno) e di 300 persone che saranno sospese". Melinda: "Situazione grave, pronti ad attivare gli ammortizzatori sociali". La Fai Cisl: "Si annuncia un calo delle assunzioni tra i lavoratori 'non storici'"

CLES. "La situazione è drammatica. Tra i lavoratori c'è davvero grande agitazione. Si parla, in alcuni casi, di un 70% di riduzione del prodotto, di tre magazzini che verranno chiusi e di circa 300 lavoratori che non saranno confermati. Insomma non resta che chiedere la calamità naturale". A parlare è Orietta Menapace responsabile Val di Non e Val di Sole della Flai Cgil. Lei da lavoratrice Melinda ha vissuto anche la crisi del 1997 quella che alla storia è passata come una delle gelate più devastanti degli ultimi decenni e che ha causato fortissimi danni alla produzione frutticola e vinicola della provincia. "Ricordo bene che c'era paura anche all'epoca - racconta - ma mai come oggi. I danni non erano così estesi e diffusi. Con i responsabili Melinda abbiamo fatto i sopralluoghi, in questi giorni e c'è davvero il rischio che si arrivi a produrre il 30% di quanto si produceva negli anni scorsi".
La gelata, ormai tristemente famosa, è quella avvenuta durante la settimana da 21 al 29 aprile che lo stesso assessore Dallapiccola, negli scorsi giorni in consiglio provinciale, non ha esitato a definire "eccezionalmente grave". Sulla questione anche la Fai Cisl ha espresso la sua posizione spiegando che "appare ormai alquanto probabile la chiusura, nel corso della prossima stagione, di almeno un paio di sale di lavorazione (le meno moderne) con il conseguente drastico calo delle assunzioni tra i lavoratori 'non storici' addetti alla cernita e alla lavorazione delle mele".
E i nomi che circolerebbero sarebbero quelli dei magazzini di Cles, Tuenno e Casez. Quando, infatti, succedono calamità naturali come quella avvenuta negli scorsi giorni, chi rischia davvero, più che gli agricoltori che sono assicurati, sono i lavoratori dell'indotto. E quindi magazzinieri, imbustatori, raccoglitori, trasportatori e tutta la filiera. "E non stiamo parlando di futuro lontano - prosegue Manuela Faggioni, segretario della Flai Cgil del Trentino - perché a giorni saranno circa in 300 le persone che saranno sospese, solo per Melinda. In questo campo, infatti, se non lavori non c'è retribuzione. Se non c'è il prodotto si resta a casa, punto. E adesso le aziende stanno rallentando i ritmi, cercando di conservare quanto hanno già messo in magazzino nella scorsa stagione, perché sanno che in prospettiva ci saranno dei cali enormi. Anche nel settore vinicolo in alcune zone si parla di cali del 60% della produzione. Insomma, si rischia il dramma sociale. Si sta parlando di migliaia di persone".
I primi a restare senza lavoro saranno i lavoratori degli stabilimenti che non appartengono ai "gruppi storici", il personale stagionale assunto ad integrazione di quest'ultimi. Persone che in condizioni di normale produzione lavorano per diversi mesi all'anno e che invece a causa delle pesantissime gelate registreranno una netta contrazione delle giornate complessivamente lavorate e un drastico ridimensionamento degli organici soprattutto nella parte finale dell'anno in corso e durante il primo semestre del 2018 quando dovrebbe arrivare nei magazzini la produzione legata a questa gelata. Sulla questione abbiamo chiesto informazioni anche alla stessa Melinda che ci ha confermato che la situazione è molto critica e che, per avere informazioni certe, bisognerà attendere circa un mese aggiungendo, anche, che però da qualche giorno anche l'azienda si sta muovendo con tutte le energie disponibili per arrivare ad attivare gli ammortizzatori sociali. "Dall'azienda c'è piena disponibilità e appoggio - prosegue Menapace - e quindi adesso attendiamo tutti risposte dalla politica".
"Già perché oltre a Melinda ci sono Sant'Orsola, La Trentina e tutte le aziende di produzione di frutta e vino. Il danno - completa Faggioni - è generalizzato. Io credo che sulle nostre tavole, quest'anno ci saranno davvero poche ciliegie trentine. Due giorni fa abbiamo mandato, come sindacati, una lettera agli assessori Dallapiccola (agricoltura) e Olivi (lavoro) per chiedere risposte immediate. Il che vuol dire entro due, tre giorni. Vogliamo capire come si stanno muovendo loro e che tipo di strategie intendono mettere in campo. La prima cosa da fare è chiedere lo stato di calamità naturale. Ciò permetterebbe di tutelare i lavoratori dal punto di vista della disoccupazione e dei contributi. Si devono attivare gli ammortizzatori sociali straordinari e, una volta scongiurata l'emergenza, cominciare a parlare seriamente del comparto. Ogni tot anni eventi come questo si verificano. Dobbiamo creare una forma di ammortizzatori sociali anche per lavoratori stagionali, ma importantissimi per la nostra provincia, come quelli dell'indotto dell'agricoltura".