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Esteso il calendario della caccia, il Wwf attacca: "Fauna selvatica utilizzata come sadico regalo per una frazione minimale dell’elettorato"

Il Wwf Trentino denuncia anche la mancanza di trasparenza e il mancato coinvolgimento delle associazioni ambientaliste: "La protezione della biodiversità e la gestione sostenibile del territorio sono obiettivi condivisi che richiedono dialogo e responsabilità; le notizie di questi giorni non sono il migliore dei presagi per iniziare l’anno nuovo"

(foto WWF Trentino ODV)
(foto WWF Trentino ODV)
Pubblicato il - 05 gennaio 2025 - 17:00

TRENTO. Dure critiche del Wwf Trentino contro la recente decisione della Giunta Provinciale di prorogare la caccia alla Cesena fino al 19 gennaio 2025.

 

Secondo l'associazione, la delibera non sarebbe giustificata da alcuna motivazione ecologica o gestionale e anzi sarebbe una sorta di "regalo elettorale" per una - peraltro minima - parte della popolazione.

 

La Cesena, dice il Wwf, è una specie migratoria già sotto pressione per cambiamenti climatici e perdita di habitat, e questa proroga aggrava una situazione già delicata: una decisione che per di più si giustifica basandosi su dati scientifici obsoleti (uno studio del 2004).
 

"A fine anno, il giorno 30 dicembre 2024, la Giunta Provinciale si è riunita per un voto essenziale e prioritario per il welfare della provincia che ha l’onore di amministrare", recita il comunicato del Wwf

 

"A meno 10 giorni dalla chiusura della caccia alla Cesena (Turdus pilaris) hanno evidentemente pensato che quelle fino ad ora uccise non bastassero; usando quindi la fauna selvatica (che dovrebbe appartenere a tutti o meglio appartenere a sé stessa) come sadico presente per una frazione minimale dell’elettorato, ne hanno esteso la cacciabilità fino al 19 gennaio 2025.

 

Perché lo hanno fatto alla vigilia del Capodanno? Per non dare il tempo a nessuno di poter ricorrere al Tar, come ad esempio è stato fatto in Calabria, regione in cui è stato confermato che la caccia ai Turdidi migratori doveva concludersi come previsto entro il 9 gennaio. Quasi fosse una beffa, il verbale di delibera ci informa che: “...è possibile ricorrere anche al Presidente della Repubblica nel termine di 120 giorni dalla notifica del provvedimento stesso”, nella piena consapevolezza che qualsiasi azione che le associazioni ambientaliste potrebbero intraprendere non otterrebbe risultati utili prima della chiusura posticipata della caccia.

 

La caccia alla Cesena non è una caccia di selezione, non ha fini gestionali, va a colpire una specie non conflittuale che non dovremmo neppure considerare esclusivamente “nostra” visto che buona parte di quegli individui potrebbero andare a nidificare al di là delle Alpi, in altri Stati. Come molte specie di uccelli migratori, è già soggetta a pressioni significative lungo le sue rotte migratorie a causa di cambiamenti climatici, perdita di habitat e altre attività umane.

 

La delibera ci informa che gli abbattimenti non andrebbero ad interessare esemplari in migrazione, ma esemplari in svernamento. Evidentemente pensano che questo dovrebbe rassicurare qualcuno o che cambi la realtà delle cose: delle Cesene verranno uccise. Inoltre, ci informa che: “lo stato della Cesena è valutato in incremento”, questo secondo uno studio di BirdLife International, datato 2004: un evidente aggiornatissimo documento di 21 anni fa...

 

La protezione della biodiversità e la gestione sostenibile del territorio sono obiettivi condivisi che richiedono dialogo e responsabilità; le notizie di questi giorni non sono il migliore dei presagi per iniziare l’anno nuovo".

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