Aurore boreali, cicli solari e cieli rossi (anche) in Italia: "Fenomeni in aumento, la nostra stella è più 'attiva' (ma senza effetti sul riscaldamento globale)"
Nel giro di poco più di un anno sono state ben sei le occasioni per osservare, anche alle nostre latitudini, i suggestivi fenomeni determinati dall'attività solare: “La nostra stella – dice a il Dolomiti il fisico (ed ex presidente dell'Asi) Roberto Battiston – sta raggiungendo il picco del suo ciclo undecennale e possiamo aspettarci un aumento di questi fenomeni”

TRENTO. Lo spettacolo dell'aurora boreale è tornato negli scorsi giorni a interessare i cieli anche alle nostre 'basse' latitudini, offrendo scenari mozzafiato (in particolare in quota e nelle aree meno soggette all'inquinamento luminoso), quasi a 'salutare' l'arrivo del 2025 (Qui Articolo). Come ricordano gli esperti di Tornado in Italia, in poco più di un anno sono state ben sei le occasioni per godersi, anche nel nostro Paese, i suggestivi fenomeni luminosi normalmente associati alle fredde e desolate regioni polari (anche se, ovviamente, con un'intensità ben minore rispetto a quella che si registra più a nord), spesso accompagnati dai cosiddetti Sar (o archi rossi aurorali stabili), eventi di natura diversa dalle aurore e non direttamente legati all'attività solare.
All'origine delle aurore infatti, come spiega a il Dolomiti il professore di Fisica all'Università di Trento (ed ex presidente Asi) Roberto Battiston, c'è l'interazione tra particelle cariche di origine solare e l'atmosfera terrestre. Ma come mai abbiamo quindi assistito, anche in Italia, a un numero così importante di fenomeni negli ultimi mesi? “Innanzitutto – dice Battiston – dobbiamo ricordare che il Sole ha una ciclicità nella sua attività di circa 11 anni. In questo lasso di tempo la nostra stella si fa, in pratica, più o meno attiva nelle sue emissioni: non tanto in quelle luminose (alle quali siamo abituati) ma piuttosto in quelle legate alle macchie solari, emissioni violente di particelle elementari che avvengono con una maggior frequenza quando il Sole si avvicina al picco della sua attività”.
Picco che, secondo gli esperti, è atteso proprio tra 2024 e 2025: “Le aurore sono in altre parole l'evidenza che la Terra è investita da queste particelle – continua il professore di UniTn – e che il nostro pianeta si 'difende' grazie alla propria atmosfera e al proprio campo magnetico. Ai poli sono, per così dire, ordinaria amministrazione, visto che la struttura del nostro campo magnetico facilita nelle regioni all'estremo nord e all'estremo sud il verificarsi di questi fenomeni. Normalmente, a latitudini più basse, come la nostra, sono invece eventi eccezionali. Quel che è sicuro è che avvicinandoci al picco di attività solare, in generale in questi anni avremo un aumento, a livello globale, nel numero delle aurore e di tanto in tanto i fenomeni interesseranno anche le nostre latitudini”.
D'altra parte, sottolinea Battiston, è però necessario separare nettamente gli effetti 'visivi' dell'aumentata (e ciclica, ricordiamo) attività solare con l'aumento delle temperature che, a livello globale, ha visto una netta accelerazione negli scorsi anni (e riconducibile, come noto, all'aumento della concentrazione di gas serra di origine antropica nell'atmosfera): “Il fenomeno non ha nulla a che vedere con il riscaldamento climatico. L'intensità dell'attività solare aumenterà ancora ma è importante sottolineare che la nostra stella non ci sta 'scaldando' di più: sulla Terra arriva solo più vento solare, schermato come detto in precedenza dalla nostra atmosfera e dal nostro campo magnetico. Senza questi elementi, per intenderci, il nostro pianeta farebbe la fine di Marte”. Gli effetti del picco di attività solare (al netto dei rischi per le infrastrutture di telecomunicazione), si limitano in pratica ai fenomeni che negli ultimi mesi hanno colorato di varie gradazioni di rosso i nostri cieli.
I colori che caratterizzano le aurore boreali infatti, continua l'esperto, sono due: “Il rosso e il verde. Le diverse colorazioni sono legate alle emissioni che gli atomi di ossigeno ionizzati rilasciano e che possono interessare i due spettri di colore. Nelle immagini che abbiamo visto circolare dei cieli italiani le tonalità preponderanti sono legate al rosso, il che significa che il fenomeno si è verificato a grandi altezze: visto che i nostri occhi sono strutturati per vedere, letteralmente, il verde molto meglio del rosso, affinché le aurore rossastre siano visibili a occhio nudo la loro intensità deve essere eccezionale. Ai poli normalmente osserviamo aurore verdi, che si verificano ad altezze minori e che all'occhio umano risultano molto più visibili (anche se sono sempre presenti entrambe le emissioni, sia rossa che verde)”.