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“Progetto fuori scala, politica megalomane”. Ambientalisti contro il piano della Cittadella dello sport: “Quell'area è appena stata riconvertita ad agricola”

L'associazione Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro contro il progetto del nuovo centro sportivo di Riva del Garda da oltre 50 milioni: "Quanti soldi pubblici sono già stati sprecati per questo (speriamo inutile) studio preliminare?"

Pubblicato il - 17 settembre 2024 - 16:56

RIVA DEL GARDA. Un progetto faraonico da 50 milioni di euro per un centro sportivo considerato "fuori scala" a Riva del Garda, in una zona già sovraffollata e su un'area peraltro recentemente riconvertita ad agricola: parte da qui il comunicato con cui l'associazione Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro e in particolare il presidente Paolo Barbagli prende una posizione forte contro il progetto della Cittadella dello Sport della Busa.

 

Impatto ambientale, aumento del traffico, spreco di denaro pubblico: sono molte le critiche mosse dagli ambientalisti rivani. 

 

"Una piscina coperta da 50 metri con area wellness, bar e parete di arrampicata, un bike-skate park, un campo da calcio regolamentare con tribune e spogliatoi, un campo di hockey su prato, un campo di tiro con l’arco, una palestra, tre campi da padel (e stranamente niente tennis, molto più popolare e praticato del padel), tre enormi parcheggi per complessivi 450 posti auto e 4 pullman, con un costo preventivato, e quindi destinato a salire, di circa 50 milioni di euro: un progetto, presentato qualche giorno fa dall’architetto Dejaco, per New York o per Londra? No, per una Busa già sovraffollata di abitazioni, strade, capannoni industriali e centri commerciali, per di più su un’area che è stata appena riconvertita ad agricola con la variante 13bis del Comune di Riva, peraltro non ancora approvata dalla Provincia, a ulteriore testimonianza di quale livello di megalomania e quanta confusione programmatoria vi sia nella politica alto gardesana”.

 

“Un progetto - prosegue l'associazione - che potrebbe anche avere una sua validità urbanistica e di sostenibilità ecologica se solo prevedesse il contestuale abbattimento, e riconversione agricola, delle decine di strutture sportive esistenti, disseminate nei vari centri abitativi della zona, praticamente sotto casa, e che invece si sommerebbe a tutte queste strutture. Inoltre questo megacentro costringerebbe i potenziali fruitori a spostarsi quasi sempre con l’auto, previsione peraltro confermata dall’enorme numero di parcheggi previsti dal progetto, ad aumentare drammaticamente un traffico locale già ora ai limiti del collasso, con tutto quel che ne consegue in termini di inquinamento dell’aria ed acustico, nonché di spreco energetico ed impatto climatico; e costringendo di fatto sempre più i genitori o parenti dei bambini e ragazzini aspiranti sportivi a diventare dei tassisti, a  discapito di altre occupazioni”.

 

“Fortunatamente - conclude Barbagli - i costi spropositati rendono ad oggi improponibile tale idea progettuale, a scongiurare quella che si può tranquillamente configurare come l’ennesima gigantesca colata di cemento e un ulteriore tassello di disordine urbanistico in quel clamoroso melting pot rappresentato dall’asse Riva-Arco. Sorge spontanea infine una domanda: quanti soldi pubblici sono già stati sprecati per questo (speriamo inutile) studio preliminare?”.

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