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"Numeri impressionanti", quasi 70 orsi investiti dal 2002 ma in oltre 20 anni non si è pensato ad una soluzione, Belardi: "Per la politica i plantigradi non si devono muovere"

"I numeri sono molto alti e mostrano che c'è qualcosa che non va. La verità è che il problema è all'interno del Trentino stesso, perché la politica non vuole orsi nella zona orientale. Invece, bisognerebbe favorire gli spostamenti"

Di S.D.P. - 08 settembre 2024 - 19:12

TRENTO. Se si mettono insieme i dati ufficiali della Provincia autonoma di Trento, dal 2002 ad oggi sono stati investiti 68 orsi. A fare un certosino lavoro è stato Alessandro Ghezzer, che sulla pagina Facebook "Convivere con orsi e lupi si può?" ha pubblicato una tabella (DI SEGUITO) che 'raccoglie' tutti gli incidenti avvenuti negli ultimi 22 anni.

Si parla quindi di una media di tre orsi investiti dai mezzi ogni anno, dati che secondo lo zoologo e presidente di Eliante Mauro Belardi sarebbero "numeri impressionanti". Cifre che inevitabilmente conducono ad una riflessione su come andrebbe gestita la convivenza uomo-orso e soprattutto sull'esigenza di creare o facilitare dei corridoi che evitino, per quanto possibile, altri incidenti. 

 

I corridoi ecologici sono aree di connessione (ecologica) che permettono agli animali di spostarsi tra diverse zone e che fungono da habitat, permettendo il libero scambio tra una popolazione animale e un'altra. Un tema affrontato a più riprese anche da associazioni come Oipa, che nel 2023 aveva elaborato una relazione inviata al Ministero dell'Ambiente (NE PARLAVAMO QUI): un documento articolato, richiesto dal ministro Pichetto Fratin, con una serie d’indicazioni su come gestire gli orsi nella Provincia di Trento.

 

D'altronde, i corridoi erano anche alla base del progetto di ripopolamento degli orsi, visto che si prevedeva che avrebbero, poi, potuto spostarsi su tutte le Alpi. Corridoi che, soprattutto nelle aree in cui l’urbanizzazione e le infrastrutture possono interrompere le rotte naturali di spostamento degli animali, sarebbero anche in grado di ridurre il pericolo e i danni derivanti dagli investimenti di animali selvatici che tentano di attraversare le strade del Trentino.

 

''Non si può sperare in una serena convivenza tra i grandi carnivori, residenti, allevatori ed escursionisti a forza di catture e abbattimenti - commentava lo scorso anno il presidente di Oipa Massimo Comparotto -. La fauna è bene demaniale e patrimonio indisponibile dello Stato: le autonomie non dovrebbero essere messe in grado di arrecare un tale danno. Speriamo in un pronunciamento dell’Ispra a tutela della fauna''.

 

I corrido ecologici, quindi, servono? "La questione non è semplicissima - dichiarava invece poco tempo fa Piero Genovesi, responsabile per Ispra della conservazione della fauna e del monitoraggio della biodiversità, nel corso di un'intervista pubblicata sul mensile Uomo città territorio -. Gli orsi del Trentino hanno attraversato anche la val d'Adige che è un'area estremamente abitata e ricca di infrastrutture. Per un animale come l'orso le barriere sono limitatamente efficaci".

 

"Per fare un esempio - aggiungeva - quando M49 scappò dal recinto del Casteller, che si trova nel Trentino orientale, si spostò e riuscì a tornare nel Trentino occidentale dove era cresciuto. Non dobbiamo pensare a queste barriere come un qualcosa di invalicabile. Non so quanto senso possa avere investire nel creare corridoi che per essere efficaci nel caso degli orsi dovrebbero essere in dimensione estese".

 

"I numeri relativi agli orsi investiti negli ultimi 20 anni - si aggiunge oggi lo zoologo Mauro Belardi, intervistato da Il Dolomiti - sono molto alti e mostrano che, sicuramente, c'è qualcosa che non va. Parliamo di cifre significative sulla popolazione di orso. Per quanto riguarda i passaggi per la fauna, sono un qualcosa di complesso e sicuramente concordo con quanto detto da Genovesi: vanno fatti dal Trentino verso l'esterno".

 

"Il problema, però, esiste all'interno del Trentino stesso - fa notare - perché la politica non vuole orsi nella zona orientale. Invece, andrebbe fatto l'esatto opposto, ossia facilitare lo spostamento dei plantigradi dal Trentino occidentale al Trentino orientale e ancora nelle regioni limitrofe, in accordo con queste ultime e come previsto dal Pacobace". 

 

Non si tratterebbe, secondo l'esperto, quindi di un tema solamente 'trentino': "Le regioni che hanno firmato il Pacobace i corridoi li dovrebbero tutelare, fare e garantire - conclude -. Ad esempio, la val di Sole è un corridoio evidente sulla Lombardia. Parliamo di 'strutture' complesse e non di ponti verdi o sottopassi per non essere investiti in autostrada". Insomma, i numeri raccolti negli ultimi anni (con diversi plantigradi morti proprio a causa dell'impatto con auto) suggeriscono che sarebbe bene cominciare a fare qualcosa a riguardo.

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