''Nessuna caccia al lupo'', la Corte di Giustizia Ue ''rafforza principio tutela biodiversità. Fauna selvatica fondamentale per la nostra resistenza ai cambiamenti climatici''
La decisione della corte di giustizia Ue ha un alto valore anche simbolico. Legambiente: ''Lancia un monito che è necessario cogliere anche qui in Italia, in particolare da parte di chi promuove politiche negazioniste e assolutamente contrarie alla tutela della biodiversità''

TRENTO. “Rafforzato il principio di tutela della biodiversità, la fauna selvatica ha un ruolo fondamentale nella salvaguardia degli ecosistemi naturali, essenziali per nostra resistenza ai cambiamenti climatici”. Questo il commento di Legambiente dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha ribadito come nessuna caccia al lupo sia ammissibile se lo stato di conservazione della specie a livello nazionale è insoddisfacente. I giudici di Lussemburgo sono stati chiamati a esprimersi dopo che la Corte superiore di giustizia di Castiglia e Leòn ha chiesto lumi rispetto al piano faunistico venatorio territoriale.
Ai sensi di una legge regionale, il lupo era designato come una specie di cui è autorizzata la caccia a nord del fiume Duero nella Comunità autonoma di Castiglia e León (Spagna). Nel 2019 il governo regionale ha approvato un piano faunistico venatorio territoriale relativo al lupo negli ambiti territoriali di caccia situati a nord di tale fiume per le stagioni 2019/2020, 2020/2021 e 2021/2022. Tale piano consentiva di cacciare un totale di 339 lupi. L’Associazione per la conservazione e lo studio del lupo iberico (ASCEL) ha proposto ricorso avverso tale piano dinanzi alla Corte superiore di giustizia di Castiglia e León. Il giudice spagnolo dubitando della compatibilità della legge regionale con la direttiva ha interrogato la Corte di giustizia Ue al riguardo. Ed ora è arrivata la conferma che la legge regionale è contraria alla direttiva. Il lupo non può infatti essere designato come una specie di cui è autorizzata la caccia in una parte del territorio di uno Stato membro quando il suo stato di conservazione a livello nazionale è insoddisfacente.
La sentenza è accolta con grande favore da chi ha a cuore l'ambiente e la natura anche in Italia. Per Legambiente è necessario cogliere il monito della Corte di Giustizia Ue contro gestioni basate su paura e politiche che negano il grande valore della biodiversità. “Con la sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue viene stabilito il no alla caccia del lupo a fronte di uno stato di conservazione insoddisfacente a livello nazionale, fissandosi quale priorità assoluta la tutela della biodiversità, di specie e di habitat di interesse comunitario – commenta Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente –. La decisione della Corte Ue vale anche nel caso la specie selvatica non benefici di una rigorosa tutela nella regione perché, in conformità a quanto viene stabilito nella direttiva Habitat, le misure di gestione del lupo, tra cui la caccia, devono in ogni caso rispettare il più importante principio del mantenimento o del ripristino della specie in uno stato di conservazione soddisfacente. Questi fondamentali obiettivi li ritroviamo anche nella strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, in cui si parla di mantenimento e di ripristino della biodiversità e di ecosistemi sani per contribuire a rafforzare la nostra resilienza ai cambiamenti climatici e contrastare i fattori che determinano la perdita di diversità biologica''.
''In definitiva - conclude Raimondi - con questa sentenza, la Corte di Giustizia dell’Ue lancia un monito che è necessario cogliere anche qui in Italia, in particolare da parte di chi promuove politiche negazioniste e assolutamente contrarie alla tutela della biodiversità. E anche per combattere una gestione delle specie selvatiche e dei grandi carnivori che, basandosi sulla paura, fomenta la pratica del bracconaggio, un fenomeno da cui dipende oltre il 20% della loro mortalità. La Corte Ue ci ricorda invece che la direttiva Habitat è stata adottata proprio per arrivare alla completa salvaguardia, protezione, e quindi al miglioramento della qualità dell’ambiente, dove la biodiversità, la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, costituiscono le colonne portanti”.